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Lunedì, 18 Luglio 2016 10:15

Maurizio Ferrarese: “Mi ribello al calcio… copia-incolla”

Scritto da Alessandro Trisoglio

INTERVISTA - Dopo tre anni da direttore tecnico del Settore giovanile dell’Alessandria Calcio l’ex difensore di Alessandria, Torino e Vicenza spiega il “suo” calcio

Con Maurizio Ferrarese non è prudente mettersi a parlare del modello del calcio spagnolo o di quello tedesco da imitare per ritrovare “peso” nel contesto calcistico internazionale: “Tatticamente – afferma con convinzione – non abbiamo proprio nulla da imparare da nessuno e la dimostrazione arriva da tutti quei tecnici italiani che sono stati chiamati a dirigere diverse tra le squadre più importanti d’Europa. Un’altra dimostrazione è arrivata dagli ultimi Europei, con un Antonio Conte che, pur avendo a disposizione una…materia prima di qualità inferiore rispetto ai suoi antagonisti, ha saputo creare situazioni tattiche assolutamente vincenti.”

A livello giovanile le idee di mister Ferrarese sono ben chiare: “Si tende a parlare solamente di lavoro, di schemi, di…un calcio robotizzato. E si lasciano da parte aspetti quali il rispetto, i valori morali, l’attenzione ai contenuti. Mi rifiuto di dover credere che il futuro del calcio debba passare attraverso la tecnologia. Una tecnologia che ha un suo senso solo se viene messa al servizio dell’uomo, non viceversa. Oggi si parla tanto, troppo, di numeri, di schemi, di match analysis, perdendo di vista il problema vero senza arrivare a trovare delle soluzioni. Fondamentale – secondo Ferrarese – è non perdere di vista il campo, dove il calciatore continua a essere l’unico responsabile della propria prestazione.”

Idee profondamente radicate nel mister torinese, mutuate da quelli che sono stati i suoi grandi maestri: Tagnin, Dalle Vedove, Colombo. “La prima volta che me li sono trovati davanti ho provato sensazioni vere, non…compiuterizzate! Quelle persone hanno saputo trasmettermi tanto ma non solo dal punto di vista tecnico, soprattutto da quello umano, insegnandomi a premiare il valore. Da loro ho capito che a livello giovanile non deve essere fondamentale vincere ma…far crescere attraverso il lavoro, attraverso il gioco. E…formare uomini, non robot!”

Alessandria è ormai diventata la sua città. Qui ha vissuto la maggior parte delle sue esperienze “panchinare”, a diversi livelli. E’ stato allenatore della squadra femminile, poi è diventato il “secondo” di Sonzogni in prima squadra (che ha seguito anche nell’esperienza al Botev Vraca, nella Serie A bulgara), quindi responsabile tecnico del Settore Giovanile (con breve parentesi da “secondo” a D’Angelo con i Grigi in C). “Alla guida degli Allievi Nazionali nel 2013-14 e della Berretti nel 2015-16 – ricorda con soddisfazione – ci siamo qualificati per le finali nazionali, garantendo una importante crescita generale, con la ciliegina sulla torta di Checchin, partito con noi e arrivato all’esordio in A con la maglia del Verona.”

Prime squadre, giovani, donne, calcio estero: quali le differenze?
“Il calcio – assicura Ferrarese – non conosce nè sesso, nè colore, nè religione: ogni realtà può avere proprie diverse problematiche, tutte da affrontare con coerenza, sincerità, trasparenza. E’ tutto diverso ma tutto tremendamente…identico!”

Intanto, nei ritagli di tempo, è arrivato anche il tesserino Uefa A, da far fruttare nelle prossime esperienze. Dove? “Vedremo…dove mi verrà offerta una possibilità…”

Letto 10012 volte Ultima modifica il Martedì, 19 Luglio 2016 09:27

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