La mamma è la mamma. Si sa. Ha un cuore grande, talmente grande che ci sta dentro di tutto: lavorare, stirare, cucinare, accudire i figli, vestirli, educarli, la scuola, curarli e soprattutto ha anche lo spazio per farci entrare il “pallone”.
Eh si, perché quando si ha un figlio che gioca al calcio i suoi impegni si moltiplicano: gli allenamenti e le cene fatte alle dieci di sera e poi a lavare i piatti, i pranzi domenicali divisi in due perché c’è la partita a mezzogiorno, controllare bene la divisa del calciatore, calzini, parastinchi, curargli le ferite e graffi, pomate da spalmare nelle ginocchia per le botte prese con relativa preoccupazione da portarlo in ospedale e quant’altro, ma soprattutto anche qui, calmare il marito/papà sempre teso e tifosissimo del proprio bambino che ne vede prodezze e miracolosi gol. E’ poi si sa, le mamme non capiscono niente di calcio perché sono donne. Questa è la sintesi maschilista dei papà che suddividono chi capisce di calcio e chi no. Ma ci sono mamme che sono peggio dei papà, anzi, li superano in tifo e aggressività. Ma sono in numero talmente ridotto che si potrebbero contare sulle dita di una mano.
Domenica mattina sono andato a vedere una partita di campionato Pulcini in un campo nella periferia est di Torino. Partita importante che vede i padroni di casa primi contro gli ospiti che sono secondi, quindi gara importante da vedere chi riuscirà a vincerla sarà vincitore sicuro del proprio girone. Seduto tra gli spalti vedo con sorpresa che oltre ai soliti papà già nervosi, ci sono tante mamme sedute in silenzio a guardare quel campo di terra, gibboso e pieno di buche, dove già immaginano il proprio figlio cadere e farsi male. Tra queste, ne noto una che in piedi guarda il proprio figlio che insieme alla squadra sta facendo riscaldamento. Tra gli esercizi che il “Mister” gli fa fare per “scaldarli”, ce nè uno che prevede far girare il braccio allungandolo. Sento improvvisamente questa mamma che dice con uno sguardo preoccupato:
<<Luca fai piano che lo stacchi quel braccio>>.
Naturalmente il bambino non la sente nemmeno preso com’è dal riscaldamento e dagli ordini che il Mister dice di fare. Inizia la partita, la mamma si siede con una sua amica vicino a me e la vedo preoccupata. Non guarda la partita ma il proprio bambino che gioca centravanti. Scontri tra giocatori come accade nel calcio e sobbalzi di cuore di mamma a vedere il proprio figlio volare per terra: <<Luca. Non ti fare male!!>>.
A un certo punto il bambino riesce a prendere una palla passata dal compagno, si invola verso la porta avversaria accompagnato dalle incitazioni dei tifosi che urlano “dai, dai tira”. Un calcio di destro ben assestato alla palla che passa il portiere ed entra in rete. “GOOOL”. Urla di gioia. Vedo istintivamente la mamma che non si scompone, ma sento un “Bravo Luca” uscire tiepidamente dalla sua bocca.
Io mi avvicino e gli faccio i complimenti per il gol che suo figlio ha fatto, davvero bello. Lei quasi timidamente mi ringrazia.
La partita va avanti con gol da entrambi le parti, bella gara e divertimento assicurato.
Sento la mamma che dice alla sua amica seduta accanto, che devono andare al mercato a fare la spesa.
<<Speriamo di non fare tardi se no al banco della frutta non troviamo nulla>> dice preoccupata.
<< Ho preso delle mele buonissime sabato scorso. Le ho pagate un euro al kilo. Erano buone.
Devo prendere le banane per Luca a lui piacciono moltissimo>> ecc.
E tutti questi discorsi mentre tutto intorno è un delirio di urla, imprecazioni e anche qualche offesa, la solita tanto per cambiare.
Eh si cari papà da divano e campi di calcio, perché sia che si sia vinta o persa una partita di pallone, c’è da fare la spesa c’è da far mangiare la famiglia, c’è da pensare cosa comprare e cosa cucinare, e il cuore di una mamma è talmente grande che sia deve avere lo spazio anche per queste cose più importanti che una partita di pallone.
Siamo al terzo tempo, quasi alla fine e senza che la mamma se ne accorga anche se non distoglie lo sguardo dal proprio figlio che sta giocando, arriva un rigore per la sua squadra e se ne accorge dalle urla dei papà inviperiti e dagli altri papà contenti del rigore. Sul dischetto va il proprio figlio. E mentre la mamma sta pensando a cosa comprare al mercato e cosa cucinare a pranzo: Rincorsa, tiro e parata del portiere che respinge. Sugli spalti apriti cielo! Sento un sussulto quando la mamma guardando l’orologio dice alla sua amica:
<<Eh beh, cosa vuoi che sia non ha fatto gol. E’ stato bravo il portiere. Non è mica la fine del mondo>>.
No mamma non è la fine del mondo. Sono d’accordo con te. Un calcio ad un pallone e mi sono divertito lo stesso. C’è da pensare a come calmare l’amarezza con un buon pranzo, da pulire calzini, pantaloncini, mettere in moto lavatrici e usare saponi, pensare a fargli fare i compiti, a comprargli pantaloni e da vestire. C’è da pensare a una squadra più importante: La famiglia.
Si cara mamma sono d’accordo con te, bisogna fare presto la doccia perché c’è da andare a comprare le banane per il tuo Luca, da preparare il sugo che piace a tuo marito, da portare avanti una casa e poi Lunedì c’è da ritornare a lavorare e una nuova settimana di lavatrici.
Per i tifosissimi ed eccellenti conoscitori di calcio, segnalo che Lunedì tutti i giornali d’Italia, hanno riportato la notizia che un ragazzino di poco più 12 anni ha sbagliato volutamente un rigore mandando la palla fuori, perché a suo avviso il rigore non c’era. Ha ricevuto gli applausi di tutto il paese, dalla federazione ai giornali, perfino dallo stesso arbitro che poi a fine partita aveva ammesso di aver sbagliato, è diventato l’eroe nazionale dello sport e del Fair Play, tutti ne hanno parlato del bel comportamento e della lezione di sport che un ragazzino ha dato a tutti quei papà esagitati che ogni domenica si “esibiscono” nelle gradinate di tutta Italia.
Sicuramente la sua mamma era impegnata a fare la spesa al supermercato!
La redazione (AM)