Prima di raccontare le avventure di calcio domenicali dei piccoli, volevo ringraziare i lettori, e sono stati tantissimi, per la sensibilità dimostrata per l’articolo della settimana scorsa: Il Papà che non poteva vedere il figlio giocare. Ecco per dovere di cronaca Papà Mario non pagherà più l’ingresso di 5 euro e potrà vedere sempre suo figlio giocare, il figlio Daniele ha avuto un paio di scarpette da calcio nuove e due palloni, e questo, grazie alla vostra solidarietà dimostrata e alla vostra indignazione che ha aperto cuori e portafoglio di qualcuno. Ancora grazie!
Dunque, domenica pomeriggio sotto una copiosa nevicata vado a vedere una partita di campionato dei Pulcini 2007 in provincia di Torino. Neve abbondante e freddo siberiano mi avevano fatto pensare che tanto sarebbe stata sospesa per impossibilità climatiche. Niente. Il calcio, anche se dei bambini piccoli, non si ferma mai è va sempre avanti. Così mi assiepo anche io inzaccherato di neve e i piedi gelati, tra le tribune stracolme di papà e mamme orgogliose che i loro piccoli non si sarebbero certo fermati per qualche fiocco di neve. Partita che inizia sotto un tirribillio di neve con il campo che di verde non ha più nulla, con i bambini che a mala pena si vedono. Li vedo rotolare e imbiancarsi dalla testa ai piedi, corrono e si divertono, la palla entra ed esce diverse volte dalla porta senza sosta, genitori in delirio per i gol che fa la squadra di casa, bambini che all’improvviso presi da una frenesia di gioco si buttano in mezzo alla neve per prenderla e sguazzarci dentro. Insomma un sano divertimento, con disapprovazione invece da parte di alcuni genitori che vorrebbero vedere, in quel marasma di neve e freddo, i loro piccoli fare “takel”, “tunnel” sgusciare tra le maglie avversarie e fare dei gol da antologia.
Finisce la partita che viene vinta dai padroni di casa per ben 11 a 0. Rituale corsa di tutti i bimbi verso le gradinate dei genitori sotto una nevicata sempre più fitta, e bambini che si rotolano in mezzo alla neve vincenti e perdenti, tutti insieme a festeggiare una buona ora di sano divertimento e non importa chi ha vinto o chi ha perso. Non così, invece, per i soliti Papà che danno la colpa al tempo inclemente se la “tecnica” del suo piccolo non è riuscita a venire fuori, o piuttosto, che non era in “forma”, come se bambini di 9 o 10 anni capissero già cosa significhi “takel” o “tunnel”, tutt’alpiù possono capire di tirare un pallone tra la neve che gli schizza dappertutto e gioire della possibilità di divertirsi in quel modo. Ma tant’è che alcuni Papà oramai sono inguaribili sognatori verso i propri figli, che non aspettano altro i giornali sportivi del Lunedì per vedere il proprio figlio menzionato, magari con la foto e la pagella come fanno con i veri giocatori di calcio sognando i propri idoli.
Sono le solite scene che sono costretto a vedere e sentire tra le tribune o i prati dei campi di periferia, dove ogni domenica si recita il rito della partita di pallone dove, purtroppo, molti genitori sono presi da una frenesia irrefrenabile da “Commissario Tecnico” piuttosto che da “Allenatore” da Bar Sport, convinti che il loro piccolo campione sia incompreso. Addirittura ci sono papà che tra le urla del tifo eccessivo, offendono anche i bambini dell’altra squadra dimenticandosi che anche loro sono bambini come il proprio figlio, e come lui, hanno quella sana voglia irrefrenabile di divertirsi senza se e senza ma, piuttosto sono proprio quei papà ad inculcare loro che sono “forti” e che non meritano magari la squadra dove gioca, ma una squadra più forte.
<<Papà ma mi lasci giocare al pallone per favore>>? Cosi una volta ho sentito dire ad un bambino che evidentemente non ne poteva più dell’esasperazione del padre.
Come sempre aspetto fuori dagli spogliatoi sotto un freddo intenso e la neve che entra dappertutto. Aspetto il “Mister” della squadra ospite che ha perso che dopo un po, pieno zeppo di neve che sembra un Babbo Natale, arriva con le solite borracce con la faccia di chi si è divertito ma dispiaciuto per i suoi bimbi che hanno perso. Lo sento chiamare al cellulare il suo responsabile della scuola calcio che da il risultato:
<<Ciao. E’ finita. Abbiamo perso 11 a 0 sotto una nevicata pazzesca>>.
<<Va beh. Ma i bambini si sono divertiti>>? Chiede il responsabile della scuola calcio.
<<Alla grande. Era uno spettacolo vederli, anche se hanno preso gol continuavano a correre e divertirsi>>.
<<Bene. L’importante che si siano divertiti. La sconfitta non conta>>.
Concetto che non fa una grinza. Chiaro, cristallino, bianco come quella neve e candido come il cuore di quei bambini. Dovrebbero essere tutti così i responsabili che insegnano ai bambini a giocare al calcio, al pallone, preoccuparsi se i bimbi si sono divertiti e non del risultato. Ciò che conta è la sana educazione al divertimento imparando a giocare con il pallone ma sempre divertendosi. Mentre si asciuga la testa bagnata, il “Mister” mi racconta la partita e di come hanno giocato i suoi. Lo vedo tranquillo e sereno. Nel frattempo incominciano a uscire i suoi bambini con i papà e mamme che li aspettano fuori, pronti a buttargli addosso cappotti, berretti, sciarpe guanti e quant’altro per non far loro prendere troppo freddo.
Ah cuore di mamma! Ma fino a poco fa hanno corso con solo una maglietta e un paio di pantaloncini sotto la neve e il freddo?
Ma si sa, le mamme sono le mamme e il loro cuore è candido come quella neve che scendeva. E così mentre i genitori salutavano il “Mister” ringraziandolo, nonostante la sconfitta, di aver fatto divertire i propri figli, che cercavano di trascinare verso l’uscita mentre si prendevano a colpi di palle di neve, sento dire da uno di questi al suo papà:
<<Papà quando arriviamo a casa andiamo in cortile a giocare al pallone>>?
Il papà infreddolito lo guarda allibito.
<<Ma come, non sei stanco dopo aver giocato un’ora sotto la neve>>?
<<No>>!
Ecco. Questo è quello che vogliono i bambini. Divertirsi. Qualcuno ha qualcosa in contrario?
La Redazione