INTERVISTA - Dopo la stagione con il Città di Baveno Under 17, altra esperienza sopra categoria per il poderoso estremo difensore classe 2007 Ryan Gnonto. Il suo ex tecnico Ivan Sottini certifica le sue grandi qualità e le aspettative di crescita: "E' un ragazzo che migliorerà ancora tanto. Fisicamente è impressionante, ha gran carattere, che usa bene in area guidando la difesa, abile nelle uscite. Su alcuni aspetti tecnici deve migliorare, ma sono sicuro al Gozzano avrà un ulteriore step, in una società con tanti ottimi allenatori che lo aiuteranno. Oltretutto è un bravissimo ragazzo, gli auguriamo il meglio".
Il cognome Gnonto si sta facendo largo nel calcio. Dopo il più noto Wilfried, ora è il turno del cugino Ryan mettersi in mostra, dopo anni decisamente complicati causa Covid e in quello che forse è il ruolo più difficile e dove la crescita è più graduale.
Dal Novara al Città di Baveno, dopo le parole del suo ultimo allenatore Ivan Sottini sentiamo quelle del classe 2007, che ha disputato un'importante stagione con gli Allievi giocando per altro tutto il girone di andata da titolare.
"E' stata una stagione molto importante per maturare esperienza. Come per tanti ragazzi il Covid è stata una brutta botta, proprio nel momento in cui passavamo al settore giovanile. Il Novara non ci ha mai lasciato soli, cercando di farci sempre lavorare, seguendoci in tutti i modi possibili. C'è stato scoramento, ma mai il pensiero di mollare, il calcio mi è mancato tanto e non vedevo l'ora di tornare. Arrivare al Baveno avendo giocato poco a 11 per andare a disputare gli Allievi è stato un importante riconoscimento. Ho trovato un bel gruppo, unito e devo ringraziare tantissimo allenatore e compagni con cui ho costruito un bellissimo rapporto, mi sono stati vicini, insegnandomi tanto, dandomi consigli. In campionato abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, il livello era alto e spero di poter mettere ancor più in pratica tutto quello che ho imparato qui".
Su quali aspetti hai lavorato maggiormente?
"Ho una grande fisicità, sono molto reattivo e le parate plastiche sono il mio forte. Ci siamo concentrati su quegli aspetti su cui fatico di più, le prese, la chiusura, tanti piccoli dettagli. Inoltre ora che il ruolo del portiere si è evoluto, ho cercato di migliorare il controllo e il giro palla. Ci viene chiesto molto di più di lavorare con i piedi e questo già da piccoli. All'inizio è stato complicato, ma mi sono abituato e mi piace sviluppare questo aspetto, non avere paura di giocare con i piedi, di rischiare, limitando i lanci lunghi e migliorando la precisione. Sono contento poi di aver avuto la possibilità di giocare una buona parte di stagione da titolare, penso che per un portiere la continuità sia importante".
Hai un portiere di riferimento?
"Da juventino ovviamente chi mi ha fatto avvicinare al ruolo è stato Buffon. Ma tra quelli più moderni il riferimento è Mike Maignan. Mi piace tantissimo, lo seguo, cerco di prendere spunti dal suo gioco".
Invece tra i tecnici che ti hanno seguito, c'è qualcuno che consideri il tuo mentore?
"Antonino Mafrè sicuramente. Era allenatore dei portieri al Novara e con lui ho stretto un legame fortissimo. Oltre che sugli aspetti tecnici, è stato lui a rendermi pienamente cosciente delle mie qualità, ha avuto un'impronta importante sulla consapevolezza, sull'aspetto mentale. Ora è passato al RG Ticino e ha anche provato a portarmi in squadra, anche se come destinazione era difficoltosa, troppo lontana da casa. Ma è stato bello ritrovarlo in campionato, parlarci sul campo. E' la persona che mi ha segnato maggiormente".
Ora ti aspetta questa nuova avventura al Gozzano.
"Sono molto contento di avere questa opportunità. La società mi ha voluto fortemente e dopo aver concluso il provino con loro, sono subito stato avvicinato dalla Juniores. Sono felice di averli colpiti e loro hanno colpito me, ho visto un bel gruppo unito, dove tutti si danno una mano, una squadra forte con tanti ottimi elementi, che sanno giocare e hanno voglia. Spero proprio potremo fare una bella stagione. Inoltre è una società importante che punta davvero sui giovani, basti vedere i diversi ragazzi approdati in squadre di A negli ultimi anni. Lo scorso anno Michael Kayode, ora Manè Italiano, entrambi alla Fiorentina, per dire solo gli ultimi".
In Italia nel complesso pensi ci sia un problema con i giovani a livello sportivo?
"Penso siamo un po' indietro rispetto ad altre nazioni e mi auguro ci sia presto una presa di coscienza, che si lavori per aiutare più giovani possibili ad emergere. Spesso può essere un bene andare all'estero, anche se dipende da diversi fattori".
Non posso che chiederti di tuo cugino Wilfried a questo punto. Ha fatto la scelta giusta?
"Visto dove sta arrivando, penso di si, è stato bravo e fortunato nel suo percorso, ma è difficile fare paragoni. Per me può essere uno stimolo e chissà che tra qualche anno non ci troviamo a doverci confrontare. Però per noi portieri è più complicato emergere, è un ruolo delicato e non è così semplice fare la scelta giusta".
Per il resto, cambieresti qualcosa a questo calcio?
"Il giro di soldi impressionante che c'è sta facendo perdere un po' l'essenza vera del calcio, il divertimento, per se stessi e per chi guarda. Si punta troppo spesso solo ad ingaggi stellari, condizionati troppe volte da elementi che ti seguono solo per tornaconto. Credo che un giovane come me e tanti altri debba mantenere certi legami con la famiglia ed essere seguito da chi ti ha a cuore, qualcuno che ti conosca da quando sei piccolo e inizi con te, diciamo. Da questo punto di vista io sono fortunato".
Sogno nel cassetto?
"Il professionismo naturalmente. Per tanti motivi restare in Italia sarebbe importante e da tifoso ovviamente la speranza è poter giocare nella Juventus. Io mi impegno al massimo per farmi trovare sempre pronto, come quando ho svolto l'ultimo provino con loro poco tempo fa. E' un'emozione unica sentirti parte di quel gruppo, anche se per poco tempo, e quando li affrontai nelle scorse stagioni al Novara furono momenti da pelle d'oca. Se dovessi scegliere un altro campionato direi la Francia, visto anche che mia madre è francese. Naturalmente lì il top è il PSG, anche se è un'ambiente con tante stelle e davvero complicato".