“Io non vivo col Baci, ma per il Baci. Cinque anni fa la mia fu una scelta di cuore, dettata dalla passione e non dai soldi. Altrimenti potevo andarmene al Casinò di Saint Vincent”. Schietto, trasparente, innamorato, calabrese (così come lo definisce sua moglie) e da un po’ di tempo anche vincente. E’ Giuseppe Scordo Alampina, presidente del Bacigalupo, giunto al suo quinto anno di matrimonio con la gloriosa società di via Bossoli. In quella che per i neroazzurri è stata senza dubbio la miglior stagione a livello di risultati Giovanili, “Pino” è stato disponibile a rispondere alle nostre domande toccando anche argomenti spinosi. Con lui abbiamo fatto due chiacchiere, alla vigilia del 5° Torneo Antonino Scordo, manifestazione organizzata in memoria del papà del presidente e riservata alle annate 2001, 2002 e 2004.
Presidente, questa è stata la miglior stagione sul piano dei risultati per quanto riguarda il Settore giovanile. Immagino la tua soddisfazione, ti aspettavi di fare così bene?
“Quest’anno, come del resto ogni anno, io non chiedo mai nessun risultato specifico. Da ogni gruppo io chiedo il meglio e cerco di mettere ciascun elemento nelle migliori condizioni per poter dare il proprio massimo e lavorare bene. Questa stagione è stata senza dubbio la più bella da quando sono presidente del Bacigalupo: 3 finali provinciali, di cui una vinta dai Giovanisismi, e le fasi finali regionali raggiunte dagli Allievi. Loro hanno vinto il girone e senza qualche infortunio di troppo se la sarebbero potuta giocare per andare ancora più avanti”.
Quello che forse conta di più, però, è la costante crescita, anno dopo anno.
“Per fare le cose ben fatte non serve cercare l’exploit nella stagione singola. Io penso che la cosa migliore, nella vita come nel calcio, sia costruire un qualcosa che duri nel tempo. Non serve fare proclami a parole sui risultati futuri, bisogna invece crescere ogni anno e cercare di fare sempre meglio. Solo così la gente si accorgerà del nostro lavoro e parlerà di noi. E inutile dire, quello che faremo lo vedrete. Il Bacigalupo per me è come un bambino: gli dai da mangiare giorno dopo giorno e lui cresce”.
Hai sempre detto che per gestire una società di calcio bisogna imparare a delegare. Ma per delegare bisogna avere uomini di fiducia. E tu su questo aspetto direi che non hai problemi...
Come dico sempre: il carro se non ha i buoi non va avanti. Io posso guidarlo, ma senza buoi resta fermo. Il Bacigalupo funziona perché ho al mio fianco persone che come me vivono il calcio con passione. Paolo Pagnone ha cominciato insieme a me ed ora è vice presidente. Marco Di Giacomo ama questa cosa come la amo io, abbiamo fatto crescere la società come un padre ed una madre. Con i 2001 e 2002 ha fatto un lavoro maniacale ai tempi della Scuola calcio. Lo stesso Ghirardi, ma anche Scacchetti e Mancinelli che non fanno più parte della società sono per me dei fedelissimi. Una parola sola accomuna tutte queste persone: appartenenza”.
Gli Allievi ’99 sono senza dubbio la squadra che quest’anno ha fatto meglio di tutti nel Settore giovanile. Un gruppo creato dal nulla proprio 5 anni fa da Mancinelli
“Mancinelli non è nell’organigramma del Bacigalupo perché per motivi di lavoro non può. Ma dall’esterno lui c’è sempre per aiutarci. Aveva creato lui il gruppo ’99 5 anni fa e di quei 20 giocatori, in 10 fanno ancora parte della squadra che quest’anno è andata vicina alla finale regionale. Il ’99 è un gruppo molto coeso proprio per questa ragione, in tanti hanno avuto richieste anche per fare la Juniores nazionale, ma hanno detto di no. Vogliono restare al Baci e questo mi rende felice. Del Baci ti devi innamorare, e se ti innamori vai avanti. Anche i fratelli Labraca, del ’96, sono rimasti con noi nonostante le tante richieste e ora i ’96 (altro gruppo a cui sono molto legato che quando avevo preso il Baci erano Allievi fascia B) in Prima squadra sono 7. Ma questo è il mio Baci e vorrei arrivare un giorno non lontano ad avere una Prima squadra composta da soli prodotti del nostro Settore giovanile”.
In un calcio dove il mercato estivo e le rivoluzioni sono all’ordine del giorno, il tuo Baci va quindi in controtendenza.
“Io sono sempre stato contro le mode. Sono un tradizionalista e questo alla fine paga. Ho avuto più di una volta gente che mi si era proposta dicendomi: “Vengo, ti porto questo e quell’altro e alleno io”. Ma con me questo di modo di fare non funziona. Chi gioca o allena al Bacigalupo deve farlo per passione, non per denaro. E’ difficile far passare questo messaggio in un mondo dove i soldi sono al primo posto nella mente delle persone. Però io credo che se do 100 euro ad una persona, anche tutti gli altri devono prendere quella cifra, senza nessuna distinzione. La chiarezza e la trasparenza sono la mia forza, non devo nascondermi da nessuno e posso guardare tutti quanti negli occhi. Preferisco investire nella Scuola calcio per costruire i giocatori in casa, così da arrivare a raggiungere il mio obiettivo e miei orgogli”.
Passiamo ora alle note meno liete. Ci saranno stati anche dei momenti negativi in questo tuo primo lustro di presidenza?
“In questi 5 anni non è che sia sempre andato tutti liscio. Ci sono anche stati momenti di sconforto, ma ti riprendi e vai avanti. La doppia retrocessione della Prima squadra fu un duro colpo, però già quest’anno siamo riusciti a restare in Prima categoria quindi questa è già una crescita. Io sono una persona che conosce bene i propri limiti e sapevo che non avremmo avuto i mezzi per lottare per i playoff. Ma ci siamo comportati molto bene, e dopo i 14 punti dell’andata ne abbiamo fatti 26 nel girone di ritorno. Il prossimo anno potremo già fare bene e chissà puntare ai playoff, ma prima mangio la torta e poi eventualmente la ciliegia. Gli obiettivi non bisogna imporseli. Giochiamocela e poi vediamo”.
Circa un anno fa le malelingue parlavano di un tuo disinteresse verso il Baci e un possibile allontanamento. Credo tu abbia smentito coi fatti queste dicerie.
“Non mi ha mai sfiorato la mente lasciare il Baci. Io prima ero sempre in sede, purtroppo ci sono stati 3 mesi in cui non potevo essere presente per l’apertura delle mie aziende. In quel periodo la gente ha pensato che il Baci stesse morendo e invece, dopo quel momento, abbiamo preso la concessione del campo per 10 anni. Paolo Pagnone ha fatto un ottimo lavoro”.
Prima abbiamo parlato dell’importanza dei tuoi uomini di fiducia all’interno del Bacigalupo. C’è però qualcuno che hai perso per strada: cominciamo da Gibin, ci spieghi come mai non fa più parte del Baci?
“Ci sono state persone su cui contavo molto. Non è però andata come pensavo per delle scelte fatte da lui. Io rimango amico, ci sentiamo, però la minestra riscaldata non mi è mai piaciuta. In passato ho anche pensato di riportarlo da me, ma credo che se non è andata bene la prima volta non andrà bene neanche la seconda. Mia moglie dice che sono un calabrese, proprio per questo mio modo di pensare. Ma forse questo mio essere mi aiuta ad affrontare certe situazioni”.
Carpignano invece ha vinto la finale provinciale Giovanissimi e si appresta a giocare la Coppa Piemonte. Nello staff tecnico della prossima stagione il suo nome però non compare. Cosa è successo?
“Carpignano non sono riuscito a trattenerlo, non mi ha dato il tempo di dirgli cosa avevamo in mente per lui. Appena arrivato al Baci, Bisi non conosceva Carpignano e quindi voleva vedere come lavorasse per capire che panchina affidargli la prossima stagione. Il mister però non gli ha dato il tempo di farsi conoscere e già a marzo ci ha detto che non sarebbe rimasto perché voleva una panchina di Settore giovanile. Ma magari gliel’avrebbe pure data. Questo è stato l’inghippo. Io puntavo su di lui, ha lavorato bene qui al Baci. Purtroppo io non posso creare una persona, vorrei che fossero tutti come di Giacomo ma come lui non so se ce ne sono. Anche Rizzo, nel suo ruolo credo potrà continuare una vita insieme a me perché ha un forte spirito di appartenenza”.
Anche Pasciuti ha fatto molto bene con gli Allievi ’99 ma il prossimo anno neppure lui sarà più un allenatore del Bacigalupo. Come è andata?
“Con Pasciuti ecco la sacrosanta verità, a prescindere da quello che può aver detto lui. A fine campionato, era un lunedì, l’ho convocato e gli ho proposto di portare avanti il discorso Juniores per dare continuità ai 5 mesi con i ’99. Lui mi ha detto che avrebbe dovuto pensarci e che mi avrebbe detto qualcosa. Giovedì l’ho chiamato e gli ho detto che avevo trovato il nuovo allenatore per la Juniores e gli ho dato le dimissioni. Lui mi ha detto che invece sarebbe voluto rimanere, ma era troppo tardi. Se lui già martedì mi avesse risposto di sì, sarebbe rimasto. Però ha aspettato troppo e se ci devi pensare vuol dire che non sei convinto. Ha lavorato bene con gli Allievi, anche se con la Juniores ha ottenuto risultati inferiori alle aspettative, ha perso tanti ragazzi e quello non mi è piaciuto”.
Anche l’esonero di Carlo Barberis a novembre fece rumore, visti gli ottimi risultati ottenuti negli Allievi fascia B e la recentissima qualificazione regionale. Da fuori sembrò un fulmine a ciel sereno. Ma quale fu la causa del divorzio?
“Con Barberis c’era un problema di spogliatoio. Buona parte dei ragazzi era contro di lui e ho dovuto prendere una scelta a malincuore. Io avrei voluto restasse in società e infatti gli avevo proposto i 2001 per la prossima stagione. Lui mia ha risposto che doveva rifletterci e quando ci devi riflettere allora forse è meglio se ognuno va per la sua strada. Torniamo al discorso fatto per Pasciuti”.
Ci sono giocatori che la prossima stagione potrebbero approdare in squadre professioniste?
“Io sono il primo che se ho giocatori importanti li propongo alle squadre professioniste. Essendo nel calcio da un po’ di tempo, di conoscenze ne ho abbastanza e non tarpo le ali a nessuno. Al Bra per esempio ho proposto il ’98 Sansone perché a mio avviso può giocarsela a quei livelli e anche Fucci è andato alla Juniores nazionale del Chieri. La Pro Vercelli si è detta interessata a prendere due ragazzi del 2003, e lo stesso Mattia Matzutzi è un grande giocatore, su di lui ci sono tante richieste. Pure il Torino lo ha contattato per un provino”.