INTERVISTA - Terminale offensivo di spessore nel Quincinetto Tavagnasco, sta trascinando a suon di gol la sua squadra e si appresta a chiudere un girone di andata fenomenale. Scoprimo chi è Luca De Paola.
Parte dal piccolo Bollengo la carriera del prolifico bomber dei nero-gialli, con una gavetta che lascia subito il segno, dato che giocare costantemente con i più grandi mette ulteriormente alla prova le sue capacità. Che si notano presto e gli consentono di approdare all'Ivrea, dove fino alla scorsa stagione si distingue nei Regionali segnando con regolarità. L'approdo al Quincinetto Tavagnasco è dei migliori, in una compagine che da subito mostra qualità di alto livello, come sottolinea lo stesso Luca.
"All'Ivrea c'era un marcato individualismo, qui il gruppo è senza dubbio migliore, molto più coeso ed il gioco ne risente in positivo. Siamo partiti per salvarci e questo deve essere il nostro primo obbiettivo, ma dopo un girone d'andata così buono non vogliamo certo fermarci e proveremo a giocarcela fino all'ultimo con le migliori".
16 reti in 12 incontri, sei ad un passo dal tuo record. Quali sono i tuoi segreti?
"Due anni fa all'Ivrea arrivammo 4° e segnai 22 reti, ora con ancora mezza stagione da giocare posso ampiamente superare questa quota e magari fare meglio con la squadra. Sono un attaccante rapido a cui piace giocare sul lungo, sul taglio in area. In una categoria con tanti difensori rocciosi, ma lenti sfrutto queste capacità per andargli via. Credo però di saper fare un po' di tutto e mi alleno sempre al massimo per migliorare ancor di più nella tecnica, sugli aspetti mentali".
Quali giocatori ammiri e chi ha lasciato il segno tra le persone che ti hanno seguito fino ad oggi?
"Messi è un idolo, Neymar quello che mi diverte di più con le sue giocate. Ma se devo pensare ad un calciatore in cui mi rivedo e mi piacerebbe essere accomunato è Lautaro Martinez, proprio per la sua capacità di saper fare tutto bene, movimenti, controllo palla, tiro. Tra tutti coloro che mi hanno allenato ed insegnato, chi più mi ha aiutato a crescere è stato mio padre, con i suoi consigli e la sua esperienza coltivata sui campi, dove è arrivato fino alla serie C".
Le tue performance sono state notate e il Torino ti ha offerto un provino.
"E' stata una bella esperienza confrontarmi con questa realtà. Ho capito la differenza che passa tra il ritmo, l'intensità di gioco che si respira nei Nazionali rispetto ai Regionali. Penso di essere a quel livello, ma mi rendo conto quanto sia difficile entrare in quel giro. Per noi ragazzi di provincia è anche più complicato, abbiamo meno occhi addosso, ma io non smetto di sperarci ovviamente. Come non smetto di credere nell'approdo al professionismo nel lungo periodo. Il calcio è una passione vera e non bisogna mai mollare, che sia in Italia o perché no, all'estero. Sarebbe bellissimo, magari in Inghilterra, dove c'è il campionato più bello del mondo per competitività, intensità, credo si addicerebbe alle mie caratteristiche".
Il ragazzo è spigliato e sicuro e non si mostra banale neanche quando tocca argomenti spinosi: dal sistema di retrocessioni/promozioni tra Provinciali e Regionali al lavoro delle società con i giovani, passando per genitori fanatici e razzismo.
"Il nuovo sistema che hanno adottato può essere difficile da accettare per noi ragazzi, forse ci penalizza. Non trovo giusto che i nostri risultati, la nostra permanenza ai Regionali dipenda dall'annata precedente, tuttavia credo sia un sistema adottato per le società nel loro insieme, per spingerle a formare squadre di buon valore per tutte le annate. Può essere un incentivo. Penso comunque che qui in Italia il problema di fondo sia non investire adeguatamente su noi giovani, che è ciò che sul lungo periodo renderebbe di più. E' una mancanza che si sente nel professionismo, rispetto ad altri paesi come Inghilterra o Spagna si punta meno su di noi. Come detto i risultati si vedono, basti vedere giusto l'altra sera la mia Inter che ha perso con un Barcellona ricco di canterani.
Non è certo l'unico problema qui da noi, spesso gli stessi genitori esagerano, sugli spalti, pensando di avere in casa dei Cristiano Ronaldo e questo influisce negativamente su di noi giovani, dato che loro restano il nostro primo esempio. Io per fortuna posso dire di non avere questo problema.
Per quanto riguarda il razzismo, nelle nostre categorie fortunatamente non ho mai assistito ad episodi vergognosi. Gioco ed intrattengo rapporti con tanti ragazzi che solo perché hanno la pelle di colore diverso dalla mia dovrebbero essere discriminati? Siamo nel 2019, ma siamo indietro anni luce rispetto ad altre realtà, quello che si vede spesso anche ad alti livelli è un vero schifo".