INTERVISTA - Miglior attacco di categoria, miglior difesa in condivisione col Chieri. Andiamo alla scoperta del Chisola e del mondo che c'è dietro una squadra così forte, attraverso le parole del suo allenatore
Dalla Pro Eureka, al Chisola. Due società importanti nel tuo cammino di allenatore.
La Pro è una società che ho nel cuore, 8 anni li non si dimenticano e il ds Marco Miele è un persona importante, un po' il mio papà calcistico, che mi ha introdotto nel mondo e aiutato a crescere e a raggiungere gli ottimi risultati ottenuti con le annate del settore giovanile, tranne un anno sempre alle finali regionali. La chiamata del Chisola è stata motivo di orgoglio, una società importante, strutturata e con una dirigenza estremamente presente, che punta in alto, con un gruppo pronto sotto tutti i punti di vista.
Com'è stato il tuo impatto?
I ragazzi che seguo sono un grande gruppo, che gioca bene, preparato tatticamente e con spirito di squadra. Vanno fatti degli enormi complimenti ad Alessandro Locandro che li allenava in precedenza e ha posto delle solidissime basi su cui adesso stiamo lavorando.
Hai accumulato già tanta esperienza, come la metti in pratica?
Penso sempre che a questi livelli, il mister debba essere più psicologo che allenatore. La vera bravura è saper comprendere i ragazzi e il modo giusto per relazionarsi con ognuno di essi e col gruppo nel suo insieme, sono le cose primarie. Una volta che riesci in questo, i ragazzi ti seguono, mostrano voglia e impegno e la capacità di rinunciare a qualcosa per essere costantemente presenti agli allenamenti. E io sono uno che chiede il massimo, che li sprona a dare sempre di più, anche mettendoli in difficoltà. Ad esempio a partita in corso spesso gli do delle disposizioni tattiche inusuali, per vedere come reagiscono, se sono pronti a rispondere nella maniera giusta nei momenti di difficoltà. Questo mostra la loro maturità nel comprendere le situazioni di disagio e porvi rimedio.
Non deve essere facile, soprattutto per un gruppo costruito per vincere.
In un campionato lungo e impegnativo, basta distrarsi un attimo che può succedere di tutto. Io cerco di tenerli sempre sul chi va là, soprattutto prima di partite sulla carta facili. Quando vedo che in allenamento mostrano una cattiveria che poi in partita non riportano, devo rimetterli sull'attenti. Gli scontri diretti possono essere importanti, ma mai quanto andare a vincere contro avversari più abbordabili, perché magari a livello mentale non si entra con la giusta fame in campo e allora lo scherzetto può farcelo chiunque. Ai ragazzi dico sempre che il nostro avversario più grande siamo noi stessi, perché se giochiamo come sappiamo, con i nostri ritmi e la solidità e concretezza che abbiamo dimostrato fin'ora, possiamo giocarcela con tutti. Se ci rilassiamo, prendiamo le partite sottogamba, diventiamo una squadra normale e le sconfitte sono in agguato.
Dopo la partita pareggiata col Savigliano in casa non ero contento, anche se alla fine abbiamo portato a casa un buon punto, ma era quella dopo a preoccuparmi visto che andavamo in casa della Cbs. Quando sei abituato a vincere e arriva una piccola flessione, bisogna essere reattivi e rispondere subito al momento no mantenendo un profilo basso e umile. E i ragazzi son stati molto bravi a recepire questo in quel caso, visto che siamo andati a vincere 4-0 con una prova convincente.
Quali partite fino ad ora pensi siano il simbolo di ciò che è il tuo Chisola?
Sono state due principalmente: la vittoria alla prima giornata sul campo del Bra e l'amichevole dell'altro giorno (il 12/11 ndr) contro il Cuneo vinta 2-0.
Prima del campionato abbiamo giocato un Super Oscar arrivando in sordina, sperimentando un po' ed esordire in quel modo, con un 3-1 in casa di una squadra di grande qualità costruita per vincere è stato un segnale importante, che certifica il valore di questi ragazzi e la loro capacità di mettere in atto ciò che stiamo costruendo.
E rimarcarlo col Cuneo, che fa i nazionali, è stato importante nonostante fosse un'amichevole. Non solo grazie ai gol di Perotti e Managò che ci hanno permesso di vincere, ma per tutta la prestazione nel complesso. Inoltre la presenza di tutto lo staff dirigenziale, dal presidente al ds, presenti sul campo e sempre pronti a venire negli spogliatoi a parlare con la squadra, è un segnale importante che i giocatori colgono e aiutano a cementare lo spirito di gruppo e cosa vuol dire giocare per questa squadra. I risultati di questo lavoro parlano chiaro.
Quali obbiettivi quindi?
Noi dobbiamo continuare per la nostra strada e giocando in questo modo sono convinto potremo arrivare alla fase finale. Poi vincere contro le corazzate che incontreremo sarà una cosa che si vedrà, ma intanto il nostro obbiettivo dovrà essere quello di arrivare a giocarcela alla pari.