INTERVISTA - In un momento estremamente difficile per il calcio italiano, cerchiamo un po' di normalità parlando con l'instancabile terzino della Polisportiva Bruinese, che con le sue sgroppate si sta mettendo in luce con i suoi colori, dando una mano anche all'annata superiore e catturando l'attenzione dei professionisti.
Giocatore di fascia in difesa con licenza di attaccare, Dino Squatrito si sta mettendo in mostra in ben due campionati, con una compagine in aperta lotta salvezza e che fino all'ultimo potrà dire la sua. Ma lasciamo che sia lui stesso a descriversi.
"Sono alto 1.70 per 50 kg, quindi faccio della velocità uno dei miei punti di forza. Inoltre ritengo l'altruismo e l'intelligenza con la palla tra i piedi due pilastri del mio essere calciatore. All'inizio della mia carriera giocavo alto sulla fascia e ancora adesso mi trovo bene in proiezione offensiva, su entrambe le fasce, perché sebbene sia destro naturale mi disimpegno bene anche sulla sinistra. Ma sicuramente devo migliorarmi nel cross con il mancino, troppo spesso mi escono bassi e poco precisi."
La tua carriera da dove parte?
"Iniziai nei Piccoli Amici del Torino, più avanti tre anni alla Sisport per poi approdare al Lascaris e quest'anno essere portato dal Ds Lorenzo Verduci qui alla Polisportiva Bruinese."
Un bel salto tra i bianconeri e la tua attuale compagine.
"Al Lascaris disputavamo certamente un campionato diverso, la squadra aveva maggior qualità e vivevi altre situazioni. Non avevo mai sperimentato la lotta per la salvezza, ma è un'esperienza importante, si entra in campo con la mentalità di chi non ha nulla da perdere e ogni gara devi lottare dando il massimo."
Non è un'annata semplice, con tanto di cambio del tecnico, ma ora siete ad una manciata di punti dalla salvezza diretta.
"L'inizio non è stato dei migliori, ma la rivoluzione in panchina ci ha fatto bene, ha rivitalizzato la squadra. Il tecnico De Filippo non ha cambiato le cose solo da un punto di vista tattico, con un nuovo modulo e concentrandosi su un maggior giro palla, ma soprattutto ha agito sulla nostra testa, è cambiato l'atteggiamento con cui affrontiamo ogni incontro."
Stai dando il tuo contributo anche ai 2003, come vedi le due situazioni?
"Passare all'annata superiore è sicuramente diverso da un punto di vista dell'intensità e della velocità di gioco, ti accorgi subito che si gira a marce più alte. Il gruppo qui sta incontrando più difficoltà, per ora siamo ultimi, ma la classifica è corta. Sicuramente dobbiamo lottare maggiormente e sarà più faticoso risalire la china, ma sono convinto si possa far meglio e conquistare i playout è alla nostra portata. Ovviamente con i 2004 l'obbiettivo è la salvezza diretta e sono sicuro che la conquisteremo."
Le tue qualità sono state notate dal Gozzano.
"E' stato bello riassaporare i campi dei professionisti, cosa che già mi capitò appena uscito dalla Sisport, andando a Cuneo. Ti senti un po' sotto pressione quando ti confronti con ragazzi che disputano i Nazionali, ma è importante vedere un livello di gioco così alto e le grandi qualità con cui ti misuri."
C'è qualcuno che ha lasciato un segno importante nella tua formazione?
"L'elenco è lungo. Il primo sicuramente Re David, che mi ha insegnato a giocare a calcio con entrambi i piedi. Alla Sisport Vito Ciringione, Stefano Falbo e Federico Bussone, al Lascaris Ermanno Gigliotti. Tutti in un modo o nell'altro mi hanno lasciato qualcosa, ciascuno con il proprio modo di pensare e di allenare mi ha formato. E tra loro non posso dimenticare Sergio Boscarino e Davide Giordano del Cuneo."
Un giocatore nel quale ti riconosci?
"Francesco Rocca, terzino della Roma negli anni '70."
Una scelta curiosa.
"E' stato uno dei prototipi del terzino fluidificante moderno, mi ritrovo nelle sue caratteristiche. Lo chiamavano Kawasaki per le sgroppate che faceva sulla sua fascia. Forse sono stato un po' influenzato da mio padre, che tifa giallorosso, ma io sono cresciuto di fede bianconera!"
E una scelta fuori dagli schemi emerge anche quando gli chiediamo dove gli piacerebbe giocare oltre che in italia.
"L'Inghilterra per il tipo di gioco, a Manchester in particolare. Altrimenti in Giappone. Penso potrei trovarmi bene lì, per il tipo di struttura fisica che mediamente hanno i giocatori, piccoli e rapidi, come me."