Domenica, 24 Novembre 2024
Venerdì, 18 Marzo 2016 11:18

L’angolo del Mister – Il campionato visto da Carlo Barberis

Scritto da Redazione

ALLIEVI REGIONALI - Insieme all'ex allenatore di Giavenocoazze, Baci e Atletico Torino analizziamo i temi caldi che ogni weekend di campionato  dei classe '99 lascerà in eredità. In questa prima puntata si parlerà del girone A, del post ProEureka-Alpignano, dell'importanza del biennio per un allenatore

Quale modo migliore per parlare di calcio se non con un mister? Insieme a Carlo Barberis, ex allenatore di Giavenococazze, Atletico Torino e Bacigalupo, entreremo nei meandri del campionato regionale Allievi, una categoria che Barberis conosce alla perfezione viste le quattro stagioni consecutive su una panchina dell’annata ’99. Insieme al mister analizzeremo i temi caldi che la giornata di campionato ci lascerà in eredità. In questa prima puntata si parlerà della forza mentale e dello spirito di appartenenza della Pro Settimo Eureka (reduce dal 3-0 rifilato all’Alpignano) e dell’importanza della cattiveria agonistica nella categoria Allievi. Il focus sarà poi sul girone A, considerato dal mister il più complicato, e sulla questione del percorso del biennio. Le cinque squadre in corsa per le fasi finali del girone A sono infatti tutte guidate da un allenatore alla seconda stagione sulla stessa panchina: Ariezzo per la Junior Biellese, Isaia per la Pro Eureka, Scognamiglio per il Venaria, Secci per il Cenisia e Malagrinò per l’Alpignano.

PRO SETTIMO EUREKA: LA CHIAVE E’ LO SPIRITO DI APPARTENENZA
“La ProEureka ha un grande carattere, poi sono sempre loro. Hanno un blocco di 7/8 giocatori che giocano insieme da quando erano nei Giovanissimi fascia B. Quell’annata me la ricordo bene perché non si qualificarono ai Regionali anche “per colpa” dello 0-0 contro il mio Giavenocoazze. Dopo quel pareggio e la mancata qualificazione Iovino lasciò la squadra e arrivò Pitton. Nella Pro Settimo fa tanto lo spirito di appartenenza, i ragazzi quando scendono in campo giocano per la maglia. E’ una squadra molto simile al Bacigalupo come atteggiamento, arrivano sempre primi sulla palla, non mollano mai e sono molto forti di testa. Poi con Ferrandino e Sarao hai una qualità offensiva allucinante. A mio avviso Ferrandino è un fuoriclasse per la categoria”.

NEGLI ALLIEVI GIOCARE BENE NON BASTA PIU’
“Io dico sempre che fino alla doppia categoria Giovanissimi chi gioca meglio tendenzialmente vince. Negli Allievi non basta più. Oltre al gioco subentrano altri aspetti come la cattiveria agonistica. Ad esempio l’Alpignano, che ha in Malagrinò un ottimo allenatore,  patisce squadre “cazzute” come la Pro Settimo Eureka o lo stesso Bacigalupo. Se giochi solo a calcio contro di loro perdi, ma se la metti sulla grinta puoi avere delle chance. Poi giocando la domenica mattina subentra il problema del sabato sera. Se i ragazzi vanno a dormire tardi prima della partita, la squadra viene danneggiata. Tu allenatore non puoi accorgertene subito, lo capisci quando ormai la partita è iniziata”.

GIRONE A: IL PIU’ COMPLICATO DI TUTTI
Il gruppo A è il più duro dei quattro regionali. Ci sono 5 squadre di ottimo livello e sono tutte in corsa. Il Venaria ha giocatori di qualità come i fratelli Caputo, La Targia, Dipasquale, Chirone e Aguglia. Il Cenisia è una squadra ostica che sfrutta molto i calci da fermo. Tante partite le risolve da piazzato, al Superoscar quando ero al Baci ho subito gol così. Fanno tanti schemi sfruttando gli inserimenti di Enricci e Verdi, ma già l’anno scorso erano pericolosi con Pirro. Non ho mai visto la Junior Biellese, so però che negli anni hanno cambiato poco e stagione dopo stagione sono andati in crescendo”.

L’IMPORTANZA DEL BIENNIO
Il biennio a mio avviso è la soluzione ideale. Cambiare l’allenatore ogni anno è troppo, anche perché quando prendi una squadra nuova ci impieghi 2 o 3 mesi a conoscere i giocatori non solo dal punto di vista tecnico/tattico ma anche psicologico. Rimanere alla guida dello stesso gruppo per più di due anni diventa invece eccessivo. Io ho allenato per 3 anni consecutivi la stessa squadra al Chisone e arrivi al terzo anno che non ne hai più. Per quanto tu possa variare le sedute di allenamento, i tuoi metodi restano quelli. E diventa dura sia per l’allenatore che per i giocatori, arrivi ad un punto in cui non hai più nulla da dare né da dire. E quando i giocatori lo capiscono diventa un problema”.

Registrati o fai l'accesso e commenta