Dallo scorso novembre, quando aveva lasciato il Chisola per un problema di salute, era uscito dai radar. Ma da qualche settimana si rivede in giro per i campi, sulle tribune a vedere le partite e anche in campo: “Do una mano al mio amico Ivan De Stefano, con i 2003 del Bacigalupo, a titolo gratuito e senza essere tesserato, solo per amicizia. E ti devo dire che mi è tornata la voglia…”
Parole e musica di Elio Bert, allenatore che non ha certo bisogno di presentazioni. Basta scorrere la sua carriera: Bert ha iniziato ad allenare nel 2000, nell’Orbassano ai tempi d’oro di Salvatore Cascino: due anni nella Scuola calcio, il biennio Giovanissimi prima con i ’92, poi con i ’94. Successivamente Gabetto e Orbassano Gabetto, presidente Roberto Trinchero, fino al fatidico 2007, un anno di stop per un intervento al cuore. Quindi il ritorno in panchina, ancora all’Orbassano Gabetto, prima del quadriennio al Chisola, solito biennio Giovanissimi con ’98 prima e con i 2000 poi. L’anno scorso ha lasciato i 2001 a novembre: “Mi sono spaventato - racconta - e ho dato le dimissioni, ma fortunatamente il malessere che sentivo non aveva nulla a che fare con l’intervento cardiaco che ho dovuto affrontare nel 2007. È un piccolo problema con cui dovrò convivere, ma ho fatto duecentomila esami e sto bene, i medici mi hanno assicurato che il cuore non c’entra niente e che posso fare tutto quello che voglio”.
Bene così, la salute viene prima di tutto. E il calcio?
“Per un po’ ho staccato la spina. Dalla fine della scorsa stagione ho ricominciato a vedere qualche partita, adesso vado in campo con De Stefano. E devo dire che mi è tornata la voglia... Senza fretta, ma se qualcuno vorrà farmi una proposta la ascolterò volentieri”.
Tornare al Chisola?
“No, non penso. Al Chisola ho passato 4 anni e mezzo splendidi, sono cresciuto come allenatore, parlerò sempre e solo bene della società, ma dopo tanti anni è giusto cambiare. Devo dire che, quando ho rassegnato le dimissioni, qualche personaggio mi ha deluso, ma altri mi sono stati davvero vicini. Anzi, ne approfitto per ringraziare Pierluigi Pairetto, mi chiamava tutti i giorni, una grande persona”.
Dove ti piacerebbe allenare?
“In giro non c’è moltissimo, le società di prima fascia sono sempre quelle. Chieri penso sia difficilissimo, se devo fare due nomi mi piacerebbe lavorare al Lucento oppure al Borgaro. Ma anche al Bacigalupo si sta bene, e mi parlano molto bene del Vanchiglia, realtà che sta tornando grande”.
Sempre nelle giovanili?
“Sicuramente. Avevo anche pensato di provare con una Prima squadra, ma i giovani ti seguono, e io propongo un calcio molto dispendioso, e alla fine danno più soddisfazioni”.
Sei un vero e proprio “specialista” del biennio Giovanissimi.
"È la categoria più bella, secondo me, quella in cui i ragazzi apprendono molto e si inizia a giocare il calcio vero”.
Obiettivi e sogni per il futuro?
“Mi dispiace di non essere mai arrivato alla finale regionale, poi la puoi vincere o perdere, ma vorrei arrivarci. Con il Chisola ho sempre vinto il girone regionale, ma con i ‘98 sono uscito una volta ai quarti e una volta in semifinale, sempre contro il Real Canavese. Con i 2000 ho perso le semifinali con il Lascaris e con il Chieri ai rigori. I rigori, la mia bestia nera…”
Perché?
“A parte quella semifinale, ho perso ai rigori ben tre finali del SuperOscar, ma per fortuna ne ho vinte altre due, senza rigori. E alla fase nazionale del Tappari ho perso la finale per il terzo posto con il Toro, sempre ai rigori. Basta?”
Basta e avanza… Elio, chiudiamo con un gioco. I migliori direttori sportivi del panorama piemontese.
“Ho avuto la fortuna di lavorare con due grandi come Renato Carrain, che in tanti criticano ma con me è stato un ottimo direttore sportivo, e Rosario Amendola, che mi ha dato tantissimo come direttore tecnico”.
Uno con cui non hai lavorato?
“Tiziano Gobbato del Borgaro, mi piacerebbe lavorare con lui”
E uno con cui non lavoreresti mai?
“Caratterialmente sono tranquillo, ci sto pensando ma non mi viene proprio…”
Va bene, facciamo i buonisti. I migliori allenatori?
“Il top del Piemonte, quello che giocandoci contro mi ha sempre stupito è Vincenzo Manzo. Quando lui era al Collegno Paradiso e io alla Gabetto mi ha bollito, muoveva le pedine in un modo che mi ha messo davvero in difficoltà. Tra quelli che ancora sono nelle giovanili, per serietà e competenza non si può non citare Andrea Mercuri”.
Uno emergente?
“Abbiamo avuto da ridire quando ci siamo scontrati, perché ha un carattere particolare, ma Gianni Iuliano è davvero bravo”.
Chiudiamo con i giocatori. I tre migliori che hai allenato.
“Sarebbero tantissimi… Dico Rosano, ‘98 del Chisola che adesso gioca alla Pro Vercelli. Tra i ’92 Panza della Gabetto era un attaccante devastante, poi si è perso. Dei 2000 dico Peyronel, che ho portato al Chisola dal Valchisone, un giocatore davvero importante”.