Mercoledì, 04 Dicembre 2024

Una triste domenica senza calcio

Non è vero che sono i bambini che non resistono senza una partita di calcio. Ma lo sono i Papà. Domenica tutto il calcio è stato fermato anzitempo dalla federazione, a causa delle nevicate e delle avverse condizioni atmosferiche. Aprite cielo appunto.

Orde furiose di papà disperati che in forte carenza e astinenza calcistica si aggiravano tra i campi di periferia alla ricerca di una partita, telefonate tra altri papà per sapere se magari c’era una amichevole, bambini nei cortili a giocare al pallone sotto gli occhi attenti dei genitori che non si “infortunassero”, felicità delle mamme che finalmente potevano passare una domenica tutti insieme per il pranzo domenicale, discussioni infinite da “bar sport” sulla necessità di sospendere l’attività per qualche debole fiocco di neve:

 

<<Quando ero bambino si giocava per strada e non c’era neve o pioggia che tenesse>> così qualche papà ha commentato la sua disapprovazione.

 

Ma si sa, le scuole calcio cercano sempre di fare “giocare” i bambini. E’ allora via a qualche amichevole per i più piccoli, con sollievo di molti genitori che anche domenica avrebbero visto le “imprese” del loro bambino.

 

Così domenica mattina, mi ritrovo in un campo della periferia Est di Torino a guardare una amichevole dei bambini del 2009 contro i padroni di casa che invece sono del 2008. Un anno in più ma non importa basta giocare.

Campo sintetico è in perfette condizioni e spalti “gremitissimi” anche di genitori che non c’entravano nulla con la partita. Non importa basta vedere una partita.

Così appollaiato sulla ringhiera del campo, guardo questi bambini di poco più di nove anni, giocare la partita “amichevole” correndo dietro a un pallone con i “Mister” che gli urlano posizioni tecniche e tattiche, come se un bambino di nove anni sappia già il significato di tale parole. Tre tempi da dodici minuti, ma già nel primo tempo i padroni di casa sono in vantaggio di tre gol, allora la squadra ospite beneficia di un calcio di rigore (Eh si. Il brivido del rigore non si può negare neanche in una amichevole), che farebbe accorciare le distanze. Sul dischetto si presenta il “bomber” della squadra ospite. Tiro centrale e parata del portiere. Urla di disperazione dei genitori dei bambini ospiti e urla di gioia invece per i genitori dei bambini di casa. Gli altri genitori, semplici spettatori, che non c’entrano nulla con la partita si dividono per il tifo.

 

<<Ma come si fa a sbagliare un rigore>> dice un papà disperato inveendo contro il figlio che ha sbagliato il penalty.

 

Vorrei ricordare a quel papà che nel 1994, nella finale di Coppa del Mondo finita ai calci di rigore tra l’Italia è il Brasile, un certo “Roberto Baggio”, il “Divin Codino” come allora veniva chiamato, sbagliò il calcio di rigore che regalò la vittoria al Brasile. Beh, credo che un bambino di nove anni possa anche sbagliare un rigore. O no?

Insomma, la partita che era amichevole, alla fine per colpa del tifo eccessivo e dalle urla dei tecnici, è stata trasformata in una finale da “Champions League” con tanto di “Olà” a ogni gol fatto e dalle urla finali per la vittoria dei padroni di casa. Al fischio dell’arbitro ho pensato che forse era meglio non farle certe “amichevoli” per il bene dei bambini e per la serenità familiare dei genitori. Musi lunghi per i sconfitti e gioia per i vittoriosi, mentre i papà che non c’entravano nulla, si attardavano a discutere degli errori e dei gol fatti non di meno del rigore sbagliato vero è proprio oggetto di dibattito infinito con tanto di moviola mimata ai bordi del campo dei papà, fino a quando i bambini non sono usciti dagli spogliatoi, loro felici di aver giocato una partita di pallone, mentre i genitori con il capo chino delusi e amareggiati per una amichevole persa come se fosse la fine del mondo.

Per fortuna domenica c’erano le elezioni, è così il pomeriggio sarebbe stato passato a fare la coda assieme alle mogli per andare a votare, cosa credo più importante di una partita di calcio, mentre il bambino se ne sarebbe stato sicuramente a casa a giocare con la “Play”.

 

 

Insomma una domenica triste, che ci ha colpiti, feriti, lasciati sgomenti, senza parole e non per l’amichevole dei bambini, ma per la improvvisa scomparsa del Capitano della Fiorentina DAVIDE ASTORI, una notizia giunta come un grande macigno che ha colpito tutto il mondo del calcio e non.

DAVIDE ASTORI era “il Capitano” che ogni squadra vorrebbe avere, ragazzo serio, un atleta professionale, mai una parola sopra le righe e corretto in campo. Ci ha lasciati nella notte tra sabato e domenica, lasciandoci tutti senza parole con un dolore profondo e inconcepibile come un ragazzo sano e forte di 31 anni, possa andarsene così improvvisamente perché il suo cuore ha deciso all’improvviso di non battere più.

Questa volta tutto il mondo del calcio si è fermato, per rispetto al dolore di una così grave perdita e non ci poteva essere nessuna “amichevole” per alleviare un dolore così profondo che ci lascia impauriti di fronte alla morte così assurda, così improvvisa e senza nessuna spiegazione che possa darci una medicina, quella dello sport, di come possa succedere una cosa del genere a un atleta come DAVIDE che è sottoposto a controlli medici scrupolosi e attenti.

Ora ASTORI è salito in cielo lasciandoci un vuoto, che altri giocatori come lui hanno lasciato, in questo mondo del calcio sempre più “pazzo”, e sicuramente ora giocherà in paradiso insieme ai suoi compagni che come lui ci hanno lasciato prematuramente, a giocare una partita di calcio tra giocatori con un grande cuore che batterà per sempre nel petto di tutti i tifosi e a sorriderci da lassù.

 

Chissà se quando DAVIDE era bambino e giocava al calcio come i bambini della “amichevole”, suo Papà si emozionava a vederlo correre e giocare al pallone, sognando che magari un giorno sarebbe diventato un “campione”. DAVIDE è diventato un campione, nello sport e nella vita, e lo sarà sempre per tutti noi.

Cari papà che credete di avere un “campione” nel vostro bambino e vi “emozionate” e vi “arrabbiate” mentre gioca una partita di pallone seppur amichevole, gioite insieme a lui anche quando sbaglia un calcio di rigore, cicca la palla o perde la partita, non umiliatelo, non fatelo sentire inutile, sorridetegli sempre,  perché non c’è cosa più bella, felice e amorevole, abbracciare il proprio bambino stringendolo nel proprio cuore come faceva il papà di DAVIDE ASTORI anche quando sbagliava un gol.

Addio DAVIDE campione silenzioso, Capitano della Fiorentina che ci hai lasciati una notte in una camera di albergo sognando di segnare il gol della vittoria per la tua squadra, ma il destino crudele e beffardo ti ha fatto un’autorete che ci ha fatto perdere tutti la partita della vita.



La redazione (AM)         

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