Domenica, 24 Novembre 2024
Giovedì, 19 Novembre 2015 13:50

Luca Mezzano: "Nel calcio dubito si possano fare altri miglioramenti se non a livello fisico"

Scritto da Manuel Bosco

L'INTERVISTA - Il tecnico del Torino Under 17 Lega Pro ci espone le sue idee sul calcio giovanile e sul suo girone. La squadra da battere? "Senza dubbio l'Alessandria"

Procede in maniera più che soddisfacente l’avventura di Luca Mezzano sulla panchina del Toro Under 17 Lega Pro; i suoi ragazzi occupano il secondo piazzamento a pari punti con Pavia e Spezia e sabato dovranno affrontare una pericolosa Virtus Entella. Di seguito le sue parole a tutto campo.

Mister, sabato c’è la Virtus Entella, che partita e che avversario si aspetta?
“Queste sono partite trappole sulla carta, loro hanno un ottimo Settore giovanile e ottimi attaccanti; certo, sono dieci punti dietro di noi, ma lo scorso weekend hanno battuto lo Spezia, a dimostrare che nulla è deciso in base alla classifica. Noi abbiamo qualcosa in più, dobbiamo partire però con una giusta mentalità e dimostrare la nostra qualità e la voglia di vincere sul campo, sto insegnando ai ragazzi che da questo momento in poi non esistono più partite facili”.

E la partita con l’Alessandria lo ha dimostrato, ma con la Samp avete avuto una reazione da vero Toro.
“Con l’Alessandria si è palesata una netta inferiorità fisica da parte nostra, loro arrivavano sempre prima sulla palla, anche le doti di corsa sono migliori, hanno tanta qualità, hanno meritato di vincere e meritano di stare in vetta alla classifica, secondo me sono uno step sopra a tutti, anche dovesse esserci un calo fisico nel girone di ritorno. Con la Samp ho visto una reazione importante, non era facile dopo una batosta come quella contro l’Alessandria a livello mentale, e non dimentichiamoci che anche se la classifica non la pensa così, eravamo comunque contro un avversario di tutto rispetto come la Sampdoria”.

Secondo lei quali sono i punti di forza e di debolezza del suo gruppo?
“Non posso parlare di punti di debolezza, parliamo di ragazzi del 2000, è chiaro che abbiano molto da migliorare su tutti i punti di vista, arrivano dal campionato Giovanissimi e devono ancora adattarsi alla categoria che si avvicina agli Allievi Nazionali anche se i risultati raccolti sin ora sono ottimi; il punto di forza è che questo gruppo offre tante alternative e credo che per un allenatore allenare un gruppo così sia importante”.

Nella sua carriera è stato un difensore, da allenatore invece predilige lavorare sulla difesa o sull’attacco?
“Cerco di lavorare su ogni aspetto in maniera equilibrata, chiaramente a tutti piacerebbe allenare gli aspetti offensivi, cercare soluzioni per trovare la via del gol e via dicendo, ma senza un lavoro oculato sulla fase di non possesso diventa inutile”.

Anche lei, come molti suoi colleghi, è a favore della difesa a 4?
“Sì, ma per il semplice fatto che la difesa a tre è molto difficile da insegnare, perché servono tre giocatori molto forti fisicamente e che non abbiano la propensione ad alzare il baricentro, ma a quest’età l’istinto di tutti è quello di andare a fare gol, quindi si verrebbero a creare spesso dei buchi. La difesa a quattro garantisce più copertura di campo, quella a tre dà più vantaggi in fase di impostazione, ma bisogna avere tre difensori molto bravi in fase di palleggio; se impostata bene la difesa a tre può essere una valida soluzione, ma ripeto, è molto complicata da insegnare”.

Lei nella sua carriera da professionista ha avuto diversi allenatori, ce n’è uno che ricorda più con affetto?
“Guarda, ne ho avuti molti, da Scoglio che mi ha lanciato, un personaggio unico, a Del Neri e Prandelli, due maestri di calcio a mio parere, fino a Ulivieri al Toro e al Bologna, e da tutti ricordo qualcosa con affetto e ho preso qualcosa per il mio bagaglio da allenatore”.

Da quale di essi ritiene di essere stato più influenzato anche nel suo modo di allenare?
“Ho preso spunti un po’ da tutti, ma il calcio ormai è una materia evoluta. Ho smesso di giocare 7/8 anni fa ma a guardare le partite di adesso mi sembra sia passato più tempo; guardo partite di tutti i tipi, anche della Serie A e di anno in anno mi attraggono aspetti diversi, anche magari quelli che l’anno prima non mi avevano detto nulla di particolare. Ormai questo sport si è evoluto in ogni settore, dalla goal line technology alla filosofia del tiki taka, è una materia snocciolata al massimo, dubito si possano fare altri miglioramenti se non a livello fisico”.

Ultima domanda, può definirsi un allenatore scaramantico?
“Assolutamente no, non credo in gesti porta fortuna, il mio credo è nel duro lavoro in settimana. Penso non ci sia miglior rito della giusta preparazione”.

Letto 2992 volte Ultima modifica il Giovedì, 19 Novembre 2015 14:02

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