Dopo la clamorosa esclusione del Chieri dai campionati regionali, Rosario Ligato prova a spiegare quali sono state la cause di questo “dramma sportivo” – così come lo definisce il tecnico collinare – e parte analizzando il sistema calcistico piemontese paragonandolo con quello lombardo: “Voglio cominciare dicendo che sono deluso da come in Piemonte sia interpretato il gioco del calcio. La formula dei gironi può essere giusta, ma quello che sicuramente è sbagliato è il criterio. Non si può fare un girone come il nostro (il girone D, ndr) perché qualsiasi squadra non si fosse qualificata sarebbe andata incontro a questo dramma sportivo, non solo il Chieri. Chi paga questi criteri sbagliati sono i ragazzi e le società”.
MODELLO LOMBARDO
Il primo fattore negativo è quindi il criterio. Ma come cambiarlo? “In questo modo si gioca solo ed esclusivamente per il risultato. Dal mio punto di vista per cercare di costruire qualcosa di competitivo in Piemonte bisogna copiare il modello della Lombardia – spiega l’allenatore campione in carica regionale –. Lì fanno 4 gironi da 16 squadre (solo Regionali, quelle squadre non giocano il Provinciale): sono 30 partite e sono tante. Ad esempio hai tempo di recuperare dopo una sconfitta o riprenderti dopo un momento non positivo. In questo modo una squadra può giocare per costruire, per migliorare. Qui invece siamo costretti a giocare per il risultato è non è formativo per i ragazzi. Con così poche partite non puoi permetterti di perdere, altrimenti sei fuori. Anche ai Regionali, a parte qualche partita, le altre non sono formative. E siccome il Settore giovanile deve essere educativo e formativo per i ragazzi, penso che il modello debba essere cambiato perché penalizza la crescita dei giovani calciatori. Dobbiamo copiare il modello lombardo perché permette di arrivare ai risultati attraverso il gioco e permettendo la crescita dei ragazzi. Oggi si gioca esclusivamente per il risultato, questo non va bene. Si vedono partite senza troppi passaggi di fila, si cerca subito la porta perché fare gioco è più difficile, richiede tempo e questi gironi non ti danno troppo tempo”.
SUL CAMPO
Il modello dev’essere cambiato, siamo d’accordo. Ma cosa è successo sul campo? “Non voglio cercare alibi o scuse, non sarebbe giusto neanche nei confronti di chi giustamente ha meritato il risultato sul campo. Voglio però spiegare le cose come le penso. Il girone in cui siamo stati inseriti era incredibile: chiunque sarebbe stata esclusa, avrebbe meritato i Regionali. C’erano tre squadre che l’anno scorso hanno fatto le fasi finali ed una che la stagione prima è arrivata fino a Chianciano Terme”. Le sconfitte però sono arrivate sul campo: “Sì, è vero. Io, analizzando gli errori da mister del Chieri, penso che sia contro l’Atletico Torino sia contro il Chisola non meritavamo di perdere. L’unica partita in cui i ragazzi sono scesi in campo con tensione e una concentrazione non all’altezza, ed abbiamo meritato la sconfitta, è stata quella con la Cbs”. Detto questo il tecnico aggiunge: “Non penso quindi che ci sia stato un problema di squadra, penso che gli episodi negativi ci abbiamo sfavorito. Non posso pensare di dare colpe a qualcuno, non cerco alibi, ma facendo calcio capisco che alcuni episodi possano condizionare la vittoria o la sconfitta. Il filo è molto sottile. La squadra vista con la Cbs non è la vera squadra che ho a disposizione, abbiamo sbagliato quella partita. Ma gli altri due scontri diretti non sono andati come avrebbero dovuto. E così torniamo al discorso di prima: sbagli una partita e sei fuori”.
RISPETTO AL PASSATO
Cosa è cambiato rispetto alle stagioni vincenti passate? “Negli anni passati abbiamo vinto, l’anno scorso con il Chieri e l’anno prima all’Atletico, ma non eravamo partiti meglio. Il girone provinciale era stato affrontato per risolvere i problemi, ricordo la sconfitta con il Chisola ad esempio. E’ nei Regionali che la squadra si amalgama, poi verso febbraio o marzo si comincia a vedere di che pasta è fatto il gruppo. Come ho già detto si tratta di un dramma sportivo, però voglio metterlo tra virgolette, perché se analizziamo tutto una squadra comunque sarebbe dovuta uscire. E chiunque sarebbe stata, questa squadra poteva puntare al titolo”.
UN ALLENATORE VINCENTE AI PROVINCIALI
Come affronta Rosario Ligato questo momento, hai forse pensato di cambiare? “Assolutamente no, mai. Io penso che l’allenatore debba dare l’esempio. Affronterò questo campionato con il massimo dell’impegno, cercando di dare ai ragazzi una guida non solo tecnica, ma anche sportiva e morale. Siamo andati ai Provinciali sul campo ed è giusto giocarli nel miglior modo possibile. Nella vita non sempre tutto va come deve andare, questa è una lezione di vita. Un buon capitano lascia la nave per ultimo, ed io voglio fare così. Per i ragazzi questo è un passaggio perché hanno l’obiettivo di fare la Juniores nazionale: se parliamo di crescita dobbiamo guardarla a 360°. Questa società è importante, la prospettiva di crescita non cambia anche senza Regionali. E’ facile fare l’allenatore quando si vince, ma bisogna essere capaci a farlo anche quando si perde. Da parte mia non c’è nessun tipo di problema, non mi tiro indietro. Cercherò di uscirne ancora più forte. Il calcio come la vita ti presenta degli ostacoli che bisogna affrontare, non aggirarli. Però ripeto, non cerco alibi, non penso sia colpa di qualcuno. Sono convinto però che se avessimo fatto i Regionali saremmo andati fino in fondo come sempre perché ritengo la mia squadra una delle migliori dieci del Piemonte”. Ligato poi chiude con una massima: “Come diceva Vialli, Il calcio è tutto uguale. C’è sempre una squadra da affrontare, un avversario da battere. Anche ai provinciali. I problemi sono altri”.
FUGA DI GIOCATORI?
Cosa pensi dei ragazzi che hanno chiesto lo svincolo dopo aver mancato i Regionali? “Io non parlo dei giocatori in uscita perché spetta alla società. Posso però dire il mio pensiero che è questo: secondo me anche lì bisognerebbe riformare qualcosa perché chi firma un vincolo annuale non dovrebbe avere l’opportunità della finestra di dicembre se non per motivi particolari. Così si mette in difficoltà la società anche perché non è interesse della società non concedere il nulla osta, però non si può perdere tutta la squadra. Firmare per un anno non vuol dire andare in galera, ma permette un lavoro continuo per 12 mesi. E’ normale che qualche giocatore abbia volontà di giocare i Regionali, ed è vero anche che la società potrebbe non dare il nulla osta, ma non si vuole il male di nessuno. Anche qui, il regolamento è da rivedere. Almeno nel Settore giovanile, per le Prime squadre è diverso”.
IL MERCATO
Infine il mercato. Si può parlare di mercato sbagliato? “Io non la vedo così. Penso che i ragazzi debbano avere il tempo di ambientarsi e di inserirsi in un gruppo già amalgamato e rodato. Sono convinto che se avessimo superato il girone ci saremmo compattati come gruppo. Il mercato non è stato sbagliato, avevamo una rosa di tutti bravi giocatori che pian piano con il tempo sarebbero arrivati al livello di tutta la squadra. Il problema al 90% è stato il girone, senza scuse e senza alibi però andiamo avanti. Ho fondato la mia immagine su umiltà, lavoro e passione. Continuerò così facendo tesoro da questa esperienza. Non cambierà certo il mio modo di fare calcio. Cercherò di trasmettere ai ragazzi dei valori e sono certo che sia loro sia io torneremo più forti di prima”.