Sabato, 23 Novembre 2024
Mercoledì, 08 Luglio 2020 14:06

Ivan Zauli: “Tecnica applicata al gioco, tattica individuale e forza mentale: così nasce il giocatore moderno”

Scritto da Daniele Pallante

INTERVISTA - Il maestro di tecnica che ha fondato la “strada dei campioni”, oggi anche docente FIGC, racconta il metodo di allenamento applicato nel progetto “CZ 360”, sviluppato insieme a Fabrizio Capodici e Fabio Forchesato. Il primo camp estivo andrà in scena da lunedì 27 a venerdì 31 luglio a Rovetta, in provincia di Bergamo


“CZ 360”, le iniziali di Fabrizio Capodici e Ivan Zauli, insieme per un progetto di formazione sportiva a 360 gradi. È la nuova avventura del portierone classe ’86, che non si accontenta del ruolo come preparatore dei portieri nello staff delle nazionali giovanili italiane e della scuola di perfezionamento calcistico Keeplay Professional Soccer School, e rilancia insieme a un nuovo compagno di avventure, Ivan Zauli. Maestro di tecnica calcistica e ideatore del metodo “la strada dei campioni”, che lo ha portato a collaborare anche con la Juventus, docente di tecnica e tattica calcistica per corsi Uefa C organizzati dalla Federazione, sempre impegnato nella formazione sul campo di giocatori e allenatori: da Zauli ci siamo fatti raccontare la prima tappa del nuovo progetto, ovvero il camp estivo che andrà in scena da lunedì 27 a venerdì 31 luglio a Rovetta, in provincia di Bergamo, nell’impianto sportivo dove è da poco stato inaugurato un nuovo, bellissimo campo in erba sintetica di ultima generazione.

“Saranno 5 giorni di stage per ragazzi dai 6 ai 16 anni. Un corso intensivo per giocatori di movimento, con tecnica individuale applicata al gioco, e anche per i portieri, che lavoreranno con Capodici. Insieme promuoviamo questo lavoro di miglioramento tecnico funzionale al gioco del calcio. Il terzo elemento della nostra proposta è il mental coach Fabio Fochesato, che darà un apporto fondamentale, ovvero come usare la mente per massimizzare le performance di apprendimento”.

Un approccio a 360 gradi.

“Il progetto che abbiamo pensato con Fabrizio si sviluppa a 360 gradi: oltre al perfezionamento tecnico per portieri e giocatori di movimento, vogliamo anche migliorare quelle che sono le strategie mentali. La mente, se ben allenata, è uno straordinario acceleratore per produrre risultati”.

Come funziona in pratica?

“Con piccoli stimoli e giochi, in sessioni di coaching di gruppo e individuali, si ottengono grandi risultati, con l’obiettivo di far esprimere al ragazzo tutto il suo potenziale sul campo. Nel futuro rivolgeremo la nostra proposta anche agli allenatori e ai preparatori, vogliamo lavorare a 360 con i ragazzi e con i loro istruttori”.

Formare i formatori, affinché siano pronti a formare, a loro volta, i ragazzi. Sembra un gioco di parole ma è la realtà.

“Negli ultimi 5 anni mi sono dedicato più che altro a questo. Alla Juventus, dove ho conosciuto Fabrizio, facevo training per gli allenatori, per insegnare loro come migliorare la propria dimostrazione tecnica e quale percorso seguire per trasferire la tecnica nel gioco. Adesso lo faccio anche per la FIGC, da gennaio sono docente nazionale di tecnica e tattica calcistica per corsi Uefa C, quelli rivolti agli allenatori del Settore giovanile. E continuo con la strada dei campioni, la mia attività”.

Raccontaci la strada dei campioni: come nasce, cosa significa.

“È un progetto nato 10 anni fa per offrire una formazione specializzata sulla tecnica calcistica, sia all’interno delle società, sia con corsi privati, individuali e di gruppo, per giocatori e anche per allenatori. Il metodo nasce dalla mia esperienza nei settori giovanili di società dilettantistiche e professionistiche come maestro di tecnica calcistica. Si tratta di un percorso formativo, un metodo facile da apprendere, semplice, divertente, alla portata di tutti coloro che vogliono acquisire tutte le abilità tecniche fondamentali per il veloce calcio di oggi”.

Gli elementi fondamentali?

“Sono tre, complementari tra loro. Primo, la tecnica individuale del giocatore, saper gestire l’attrezzo con tutte le parti del piede e del corpo, dico sempre che bisogna avere un rapporto intimo con la palla. Secondo, la tattica individuale, ovvero come attrezzarsi per movimenti senza palla e con la palla, che diventa tecnica e tattica applicata individuale. Terzo, se mentalmente non sono forte, non saprò gestire pressioni, emotività, aggressività, stress, e non riuscirò a trasferire le mie competenze sul campo”.

Il passaggio alla dinamica di squadra?

“Con queste basi, diventa un processo naturale. Quando un giocatore ha qualità tecnica, conosce la tattica individuale e ha una mente forte, in una settimana impara moduli e tattica collettiva. Se invece non ha quelle competenze, che costruisci nel settore giovanile, è come una casa senza fondamenta: crolla”.

Quanti allievi hai avuto, hai mai fatto un calcolo?

“No, impossibile. Ti dico solo che al corso per diventare maestro di tecnica, negli ultimi due anni hanno partecipato 350 allenatori”.

Si rivolgono a te anche calciatori professionisti.

“Sì, la settimana scorsa ho fatto una full immersion di cinque giorni con Davide Moro, ex capitano e giocatore con più presenze nell’Empoli. Con l’umiltà che lo contraddistingue, si è messo a studiare per diventare allenatore di ragazzi, nonostante abbia un passato importantissimo da giocatore. Un conto è giocare, un altro è allenare”.

Altri da ricordare?

“È venuto a fare il corso anche Diego Armando Maradona Junior, che allena a Napoli, in una società dilettantistica. Un ragazzo umilissimo”.

E di giovani che hai visto crescere, che si vedeva che sarebbero diventati campioni?

“A Cesena e Brescia, dove ho lavorato come maestro di tecnica in tutte le categorie giovanili, ho visto crescere Stefano Sensi, Sandro Tonali e Andrea Cistana”.

Quanto dicevi prima, ovvero la tecnica applicata al gioco, sembra il ritratto di Tonali.

“Lui era molto determinato, si vedeva già che era un giocatore vero. Ma il principio è lo stesso che applichiamo nello stage di Rovetta: non ci interessa la tecnica circense, lavoriamo su tecnica e coordinazione che abbiano applicabilità nel gioco reale”.

Anche per i portieri, ormai, la componente tecnica è importante.

“È fondamentale per il portiere moderno: la richiesta prestativa del calcio di oggi, oltre alla capacità di parare, necessita anche di capacità tecnica con i piedi e di conoscenza del contesto tattico”.

Un’ultima domanda: ci descrivi Capodici come allenatore?

“Un grande professionista con grandissime competenze. Ci siamo conosciuti in Juve e siamo diventati amici, parliamo la stessa lingua. Con passione, umiltà e professionalità, forma portieri evoluti rispetto alle richieste prestative del calcio moderno, ha una visione sempre proiettata verso il futuro. Io fortunatamente scelgo con chi collaborare, e lo faccio solo con le persone che secondo me sono eccellenze”.

Letto 3639 volte Ultima modifica il Mercoledì, 08 Luglio 2020 14:13

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