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Venerdì, 28 Aprile 2017 08:06

Tutto quello che c’è da sapere sulla riforma dei campionati giovanili

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COME SARA’ - Un anno di transizione, con dei quadrangolari di accesso ai regionali, poi riforma a pieno regime dalla stagione 2018/2019. Competizione a tre livelli - un girone élite, due o tre regionali, gli altri provinciali - regolati con un meccanismo di promozione e retrocessione. Gironi a 14 squadre, lunghi e combattuti fino in fondo, per assicurare pari dignità a tutti i campionati, nonché favorire la crescita dei giocatori e dell’intero movimento piemontese. La proposta, approvata dal Consiglio direttivo del Comitato regionale Piemonte Valle d'Aosta, è al vaglio del Settore Giovanile e Scolastico nazionale

A margine della presentazione del Memorial Rolle-Gariglio-Fantini, il presidente regionale Lnd Christian Mossino si è soffermato su uno degli argomenti “caldi” della sua gestione, la riforma dei campionati giovanili. Sabato scorso la sua riforma è stata approvata in Consiglio direttivo, ora la palla passa a Roma, al Settore Giovanile e Scolastico nazionale, che dovrà ratificare quanto pensato dalla nuova governance del Comitato Piemonte e Valle d’Aosta.
La riforma dei campionati giovanili (che seguirà le linee guida dettate dal Comunicato ufficiale del SGS e le indicazioni espresse dalle società nelle Consulte territoriali) andrà a regime in due stagioni sportive: un primo anno di transizione e dalla stagione 2018/2019 a pieno regime. Cerchiamo di capire come.

LE PRECLUSIONI
Primo punto fondamentale, ai campionati regionali potranno partecipare solo le società che hanno l’intera filiera, ovvero una squadra per ogni categoria intesa come biennio: quindi una squadra tra Allievi ed Allievi fascia B; una tra Giovanissimi e Giovanissimi fascia B; una di Esordienti e una di Pulcini.
In ballo anche la proposta di vincolare l’accesso ai regionali all’iscrizione di una Prima squadra, anche Femminile o di Calcio a 5, con il fine di rinforzare l’intero movimento.
Solo le società che soddisferanno questi crismi (e non avranno altre preclusioni legate alla Giustizia sportiva) potranno fare domanda per partecipare ai campionati regionali 2017/2018, o meglio alla fase di qualificazione ai regionali. Secondo un calcolo “spannometrico”, parliamo di 150/200 società in tutto il Comitato.

STAGIONE 2017/2018

La stagione sportiva 2017/2018 sarà un anno di transizione, perché è necessario formare l’organico dei campionati regionali che poi sarà regolato con il meccanismo di promozioni e retrocessioni. La prima fase sarà molto breve, probabilmente gestita a quadrangolari, in modo da far partire la seconda fase dei campionati regionali e provinciali già a metà ottobre.
Se l’intenzione è organizzare gironi regionali da 14 squadre e mantenere numeri simili a quelli di quest’anno, si qualificheranno 42 squadre (quindi 3 gironi) negli Allievi e 56 squadre (ovvero 4 gironi) nei Giovanissimi. Continuando nel campo delle pure ipotesi, si qualificherebbe solo la prima di ogni quadrangolare più qualche ripescata. Fondamentale, quindi, organizzare quadrangolari equilibrati, per non ripetere situazioni spiacevoli come il famoso girone provinciale di quest’anno, con Chisola, Atletico Torino e Cbs che hanno escluso dai regionali i campioni in carica del Chieri. Non verranno quindi usati criteri puramente territoriali, ma probabilmente si terrà conto del piazzamento nella stagione precedente.

STAGIONE 2018/2019

Una volta stabiliti gli organici dei campionati regionali e di quelli provinciali, può scattare il meccanismo di promozioni e retrocessioni. Sulla carta è molto semplice: le ultime dei regionali retrocedono, le prime dei provinciali salgono. Ed è anche molto bello, perché tutte le squadre avranno un obiettivo fino all’ultimo e le partite saranno combattute, avvincenti e formative.
In pratica, però, i calcoli da fare non sono semplici. Per esempio, quest’anno i gironi di Allievi provinciali sono 14; fossero solo tre i gironi regionali, salirebbe solo la prima classificata, mentre le retrocesse sarebbero addirittura 4, più due dai playout. Comunque sia, se al meccanismo di promozione e retrocessione si aggiungono playoff e spareggi, lo spettacolo aumenta esponenzialmente.

GIRONE ELITE

C’è infine un’ultima aggiunta, quella dei gironi élite, uno per categoria, secondo il modello che va per la maggiore nelle regioni più competitive, per esempio la Toscana che ha vinto il Torneo delle Regioni 2017 con ben tre annate, ma anche Lombardia e Lazio.
In ogni categoria, dalla stagione 2018/2019 se non addirittura da quella successiva, le prime classificate dei regionali andrebbero a formare il girone di élite della stagione successiva, una competizione di livello altissimo che sicuramente favorirebbe la crescita dell’intero movimento calcistico.
Si formerebbe quindi un meccanismo con tre gradi di promozioni/retrocessioni. Le ultime del girone élite scendono nei regionali; le prime dei regionali salgono nell’élite, mentre le ultime retrocedono nei provinciali; dai provinciali le prime classificate salgono nei regionali.

IL PROBLEMA

A nostro avviso, il problema maggiore di questo meccanismo - che, sia chiaro, in generale assicura un miglioramento al movimento piemontese ed è comunque inevitabile perché rispetta le direttive nazionali - è che rispetta le categorie ma non le annate. In pratica, ogni squadra conquista un posto nei regionali (o retrocede nei provinciali) non per sé stessa, ma per l’annata successiva. Per esempio, se i Giovanissimi 2002 vincono il girone provinciale, ai regionali andranno i 2003 nella categoria Giovanissimi; ovvero, se quei 2002 finiscono ultimi nel girone regionale, ai provinciali giocheranno i 2003.
Inevitabile che da una riforma nascano anche delle problematiche; nel caso specifico, la risposta è che vengono salvaguardate le società che lavorano bene e investono nel Settore giovanile, al di là delle singole squadre che possono fare un exploit. Ci sta.

I VANTAGGI

Tra i tanti vantaggi di questa riforma, ne segnaliamo alcuni. La divisione in tre fasce dei campionati - élite, regionali e provinciali - assicura un più alto livello qualitativo degli stessi, soprattutto in alto. Il girone élite sarà effettivamente formativo per chi lo gioca, quasi al pari di un campionato nazionale. Se gli organici dei gironi regionali non dovrebbero cambiare più di tanto (qualcuno rimarrà fuori e si lamenterà, qualcuno entrerà e si prenderà qualche scoppola), crescerà il loro grado di interesse, così come dovrebbe aumentare il valore dei campionati provinciali.
La motivazione è semplice: i gironi più corposi assicurano un campionato vero (26 partite per gironi da 14 squadre) e soprattutto il meccanismo delle promozioni e delle retrocessioni rende viva la competizione fino alla fine, con squadre che avranno obiettivi importanti da conseguire in ogni zona della classifica: tre o quattro retrocessioni per girone coinvolgeranno almeno una buona metà delle squadre.

Ultima modifica il Giovedì, 27 Aprile 2017 22:44

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