“Fino al 9 luglio sono l’amministratore unico della società, dell’iscrizione in Lega Pro e di tutto il resto mi occuperò io. Poi ho intenzione di dedicarmi alla famiglia e al lavoro. Con Marco Rosso devo ancora parlare, se mi proporrà un compito meno impegnativo che mi lasci comunque l’opportunità di rimanere in società, lo prenderò in considerazione. Se no un anno sabbatico…”
Tanti degli argomenti “caldi” del calcio piemontese sono racchiusi in questa frase di Oscar Becchio, non ancora dimissionario come si dice in giro: il suo futuro e soprattutto quello del Cuneo, ritornato nel professionismo dopo un solo anno di purgatorio, ma alle prese con un complicato passaggio societario, visti i problemi di salute che hanno colpito il presidente.
Oscar, a che punto siamo? La società passa di mano o rimane alla famiglia Rosso?
“Tante trattative non si sono concretizzate, ad oggi Rosso rimane il presidente. Sarà lui a iniziare la stagione, faremo una squadra degna della categoria e in panchina ci sarà sicuramente Iacolino. Poi vedremo strada facendo…”
E le giovanili, che per “mission” stanno tanto a cuore a noi di 11giovani.it? C’è una struttura nazionale da ri-attrezzare, o forse non è mai stata dismessa.
“Abbiamo mantenuto la stessa ossatura della scorsa stagione, la professionalità è rimasta alta. Renato Carrain ha fatto un buon lavoro in questo senso. C’è da proseguire, non da ricostruire”.
Carrain resta a Cuneo?
“Siamo tutti in stand by, tra dieci giorni si capirà il progetto per il prossimo anno. C’è ancora qualche trattativa in ballo, con possibili sponsor, poi valuteremo e saranno più chiari i contorni del futuro”.
Ma come mai questa idea del passo indietro, da parte tua?
“Sono stanco, voglio dedicarmi di più alla famiglia e ho grandi responsabilità anche sul lavoro. Il lavoro, di questi tempi, è da tenere stretto, il calcio è una passione, ma quando si parla dei nazionali diventa anche un lavoro: rischio di far male tutte e due le cose, e questo non mi va. Insomma sono tante cose da valutare…”
Ma è stato più duro appendere gli scarpini al chiodo o sarebbe più difficile lasciare la scrivania?
“È stato più difficile lasciare il campo, anche perché ho dovuto smettere per cause forza maggiore, problemi fisici che non mi permettevano più di fare il calciatore. Ma nello stesso anno Bava mi ha proposto il ruolo di direttore sportivo delle giovanili del Canavese, quindi il distacco è stato meno pesante. Ma stavolta è diverso: primo, se lascio è una scelta. Poi, non è un addio definitivo, ma un arrivederci. Anche se non è facile rientrare nel mondo del calcio, se ne esci…”
Dai, Oscar, qualcosa di buono in questi anni lo hai fatto…
(risata)
Senti: prima il Canavese, adesso le difficoltà del Cuneo, il ridimensionamento della Pro Settimo Eureka, la J Stars che scompare, e tante altre realtà in grossa difficoltà. Perché è così difficile fare calcio in Piemonte, soprattutto a livello professionistico?
“Perché ci sono sempre meno presidenti che hanno voglia di investire nel calcio, in generale c’è meno passione e più difficoltà economica. Per esempio Cuneo deve fare una statua a Marco Rosso, per la passione, la volontà di investire e anche di buttare dei soldi dimostrate in questi anni. La Lega Pro è una categoria a perdere, se non c’è la passione rischiano di scomparire anche realtà storiche”.
È un problema politico allora. Di politica sportiva e di politica amministrativa.
“Sicuro, il problema è come sempre la divisione della torta, fette grossissime per le solite grandi realtà, briciole per tutti gli altri. In serie A si guadagna, a scendere ci sono pochissime risorse, anche da Lega e Federazione. I costi aumentano, gli introiti diminuiscono, avanti di questo passo il calcio è destinato a sparire. Invece, dirottando risorse economiche anche nelle categorie inferiori, si darebbe alle società come la nostra l’opportunità di offrire ai ragazzi una formazione degna di questo nome, e ci sarebbero più giocatori pronti anche per le società blasonate. Tanto vengono fuori solo i ragazzi che hanno il calcio nel sangue, le doti non le crei ma le alleni. Ma se non le alleni nel modo giusto, le doti da sole non bastano”.
Questa sinergia potrebbe nascere, se non dalla politica sportiva, dal rapporto tra le società: le big con le società satellite.
“Sarebbe un sogno. A parole sono tutti bravi, ma sulle conclusione non si riesce mai a mettere d'accordo nessuno”.
Eppure il Toro, almeno nelle giovanili, fa un buon lavoro sul territorio.
“Massimo (Bava, ndr), con risorse nettamente inferiori rispetto alla Juve, sta ottenendo risultati importanti. Vincere i campionati ha un valore relativo, il vero risultato del suo lavoro sono i giocatori che iniziano a giocare in serie A o in serie B, quello è il fine del lavoro del Settore giovanile. Parigini, Aramu, Barreca ormai giocano in pianta stabile in serie B, erano anni che non succedeva.
Frutto della programmazione o delle qualità del singolo?
“Sfondi una porta aperta. Secondo me Massimo ha qualità innate nel lavoro con le giovanili. Anche con risorse limiate, come ai tempi del Canavese, tira fuori il meglio rispetto alle potenzialità che ha a disposizione”.
Oscar, cambiamo discorso e facci fare il gioco che ci piace tanto in queste interviste. Secondo te chi sono i migliori allenatori piemontesi, sempre parlando di giovanili...
“Va bene, giochiamo. Tra i professionisti, Longo è il migliore, poi Menghini, mi piace molto come giocano le sue squadre, e Gabetta della Juve. Tra i dilettanti, è giusto menzionare Bosticco per i risultati, non l’ho mai visto lavorare ma i risultati contano. Un altro che può crescere è Fanelli del Cuneo. Poi dico Locandro, ancora del Chieri”.
Il podio dei tuoi colleghi direttori.
“Becchio è il migliore di tutti (risata)… Seriamente, nei professionisti Bava ha una marcia in più, l’ho già detto e lo ribadisco. Nei dilettanti dico Dalla Battista del Borgosesia, in questi anni ha creato un grande connubio con Vincenzo Manzo. Tra parentesi, il Chieri ha fatto la scelta migliore sulla piazza, il Borgosesia faceva il calcio più bello della serie D”.
Tu che conosci bene i giovani... Chi ha le potenzialità per emergere?
“Martino, attaccante centrale del Toro Berretti, proprietà Cuneo: gioca da tre anni, ha ancora molti margini di miglioramento, è quest’anno è stato capocannoniere della categoria”.
E tra i dilettanti? Hai visto le finali regionali fascia B, chi ti ha colpito?
“Artiglia della Junior Biellese, interessante, tecnico, sfacciato, ma non so se ha il fisico giusto per sfondare. Poi mi ha entusiasmato il nostro Massucco, seguito anche dal Genoa”.
Grazie, Oscar, ci risentiamo tra una decina di giorni per conoscere il futuro tuo e del Cuneo.
“Soprattutto del Cuneo…”