INTERVISTA - L’ex direttore tecnico dell’Academy Novara ci racconta il suo approdo al CSKA Sofia, la sua lunga gavetta e l’amore per una passione: motore che sposta dal Sud al Nord, tappa intermedia verso l’Est.
Mauro Papaccio è il nuovo allenatore del CSKA Sofia Under 16, un ruolo esotico raggiungibile solo da chi si è costruito, con fatica, un bagaglio abbastanza grande. Mauro sotto la pioggia ha saputo quando tenere l’ombrello aperto (per non far bagnare chi gli stava vicino) ma anche quando chiuderlo, pronto a rinfrescarsi dopo una carriera insabbiata. La partenza da Napoli, la gavetta degli oratori, l’esperienza a Novara e il rifiuto al Paris Saint Germain verso la Bulgaria... che regalerà sì qualche chilo in più, ma che farà vivere con un dubbio di meno.
Un passato da portiere e molti anni da allenatore: tante squadre e successi. Quale esperienza ricordi maggiormente?
Tante esperienze mi hanno portato a vivere con ciò che più amo, il calcio. Ho cominciato facendo il vice-allenatore in seconda categoria per prendere poi una squadra di bambini allo sbaraglio dell’oratorio... la soddisfazione nel vederli battere i bambini che reputavano “Più forti” è stata impagabile. Nel cuore ho anche il San Giacomo Novara, squadra con la quale siamo arrivati ai regionali nonostante ci credessero in pochi: regole, preparazione fisica e cuore fanno la differenza a qualsiasi livello.
Hai avuto dei momenti di difficoltà nelle serie minori?
Quando ero nei dilettanti ogni tanto pensavo di mollare, di trovarmi un lavoro di ripiego e prendere una squadretta con cui “Divertirmi” la domenica. Mia moglie mi è stata vicino ed io ripetevo a me stesso che il lavoro e la serietà pagano sempre: un mantra, una luce fissa che mi accompagna nei momenti bui e che non mi abbandonerà mai. Devo dire grazie soprattutto a Valenti Battista, il presidente dell'Academy Novara, che ha creduto in me tanto da pagarmi addirittura il corso Uefa B.
Ultimamente hai fatto il direttore tecnico proprio all’Academy Novara (sostituzioni escluse), com’è stato vedere il campo da fuori?
Mi trovo a mio agio sul campo mentre da direttore, dietro ad una scrivania, dovevo indossare ogni giorno una maschera. Tutto ciò intralcia i rapporti con gli altri e con le persone si comunica solo in un modo: senza filtri. I risultati però sono stati ottimi e so di lasciare al mio successore un ambiente preparato e motivato, con delle abitudini comuni e nuove modalità operative.
Poi la chiamata del CSKA Sofia, com’è nata l’idea?
Per questa opportunità devo ringraziare i procuratori Felice Piccolo e Michele Buongiorno. Ho trattato dei giocatori con loro, ho colto l’occasione per esprimere il mio desiderio di fare esperienza fuori dall’Italia e mi hanno accontentato con quattro anni di contratto al CSKA Sofia...devo dirgli grazie.
Hai già visto il posto e le strutture, cosa ti aspetti da questa avventura?
Le strutture sono all’avanguardia ed il presidente investe molto sui giovani. Mi offriranno una villetta vicino al centro sportivo, l’auto e tutto ciò che mi serve: il minimo che posso fare è mettermi a disposizione e migliorarmi sempre. Mi aspetto di integrarmi nei loro meccanismi senza stravolgerli, rispettandoli. Sono già a buon punto con la lingua, grazie alla mia insegnante di bulgaro, e ho dei premi contrattuali per i miglioramenti dei giovani che mi spronano, anche su carta, a raggiungere degli obiettivi. L’unica postilla è che sono stato sette giorni a Sofia e ho preso due chili...
L’accoglienza com’è stata?
Mi hanno trattato come fossi stato un giocatore della Prima Squadra e al momento della firma ho pensato che sarebbe stato un punto di partenza. Sono questi i momenti in cui tutti gli sforzi ti ripagano, anche le scelte avventate. Ad esempio ho rifiutato un posto da coach nelle giovanili del Paris Saint Germain da 5000£ mensili e alloggio gratuito, ho detto: “Ora non posso”. Non potevo lasciare il Novara in quel momento, per me l’integrità vale molto più dei soldi.
Ho visto anche una tua foto insieme ad Josè Altafini, quando lo hai incontrato?
Altafini è il testimonial della società che ha fatto tre campi al Novara, così abbiamo parlato e pranzato insieme. Una persona splendida, mi ha anche dato dei consigli preziosi che uso negli allenamenti: partitelle a tema in poco spazio, campo stretto e tanti tocchi.
[Mentre ci si saluta] Mauro ti invidio: il cibo dell’Est e un alcolico bulgaro... non ricordo come si chiama.
La Rakia! buonissimo e molto forte, forse d’inverno mi servirà...