“Purtroppo lascio un lavoro fatto a metà, avevamo un programma per riportare il Lucento dove merita, ma devo lasciare, a malincuore”. Luca Radetti, ormai ex direttore sportivo del Settore giovanile del Lucento, spiega il suo passo indietro: “Come ha detto Paolo (Pesce, ndr) è dovuto solo a problemi lavorativi. Con la famiglia Pesce c’è un rapporto di stima e amicizia che va oltre il calcio, ma non posso sottrarre ore al lavoro, è quello che mi dà da vivere. L’ho detto a Paolo un mese fa, abbiamo provato a far quadrare il tutto, soprattutto nel week end, ma abbiamo visto che non è possibile. Andare avanti così sarebbe stato deleterio per me e per il Lucento”.
C’è rammarico, nelle parole di Luca Radetti, che sognava e voleva un lieto fine, non una brusca interruzione alla fine del primo tempo: “Purtroppo, come detto, lascio un lavoro fatto a metà. Il Lucento ha bisogno di una persona che faccia le squadre, che faccia squadre forti e riporti il Lucento dove merita, a giocarsi i titoli regionali con tutte le categorie. Avrei voluto farlo io, ma non è stato possibile. Il lavoro non è una scusa per andare da un’altra parte, non mi vedrete in un’altra società almeno per la prossima stagione”.
Luca, ripercorriamo la tua carriera. Tutto è iniziato al Barracuda. “Eh sì, ci sono stato tanti anni e ho fatto un po’ di tutto, dal dirigente all’allenatore. Io, Isnardi, Bellotto, Migliaccio, siamo tutti nati lì, al Barracuda”.
Il grande salto con la chiamata al Canavese. “Prima ho fatto l’allenatore al Venaria e al Pozzomaina, poi i ha chiamato Cascino e ho fatto il team manager al Canavese. Quando il Canavese è fallito, Isnardi mi ha chiamato alla J Stars: ho dato una mano a Renato Carrain con gli Allievi, poi ho gestito la Scuola calcio insieme a Bellotto, io direttore sportivo e lui direttore tecnico. Anche lì ho dovuto lasciare per motivi di lavoro, e per due anni ho fatto l’osservatore per il Torino”.
Finalmente, il Lucento: “Grazie a Paolo Pesce mi sono rimesso in discussione in prima persona come direttore sportivo, all’inizio per le categorie Giovanissimi, poi di tutte le categorie viste le varie partenze (su tutte di Arturo Gallo, ndr). Le annate 2001 e 2002, fatte da me fin dall’inizio, sono arrivate alle fasi finali dei regionali: non lo dico per vantarmi, ma il mio l’ho fatto. Avrei voluto fare di più quest’anno, ma il destino vuole che non sia così”.
Chiudiamo questa intervista con un gioco. Il podio dei tre migliori secondo Luca Radetti. Iniziamo dagli allenatori, quelli con cui hai lavorato in carriera e quelli che lavorano adesso nelle giovanili. “Allora, i tre migliori in assoluto sono Massimo Gardano, Roberto Sorrentino e Dario Migliaccio. Tra quelli di adesso, direi prima di tutto Rosario Ligato, i risultati parlano chiaro; poi uno con cui ho avuto il piacere di collaborare, Marco Pecorari, avrà un grande futuro; infine Domenico Commisso, poco pubblicizzato ma davvero bravo”.
I tre migliori direttori sportivi. “Davide Bellotto, non solo perché siamo amici da 25 anni: al primo anno a Chieri ha vinto due titoli regionali, cosa bisogna aggiungere? Poi dico Maurizio Bisi, anche se non lavora in società di primissima fascia riesce sempre a fare bene. E Cosimo Fava, con la Cbs ha vinto un titolo regionale dopo una vita, e ha quattro squadre davvero competitive”.
Infine i giocatori: qualche nome di talenti che, secondo te, possono farcela nel calcio. “Matteo Gerardi del Lucento, bravissimo. Poi due 2000 del Chieri, Gavin Giambarresi, ce l’avevo in J Stars da piccolo, e Momo Shaker, ha un passo diverso da tutti gli altri. Mi hanno impressionato i due difensori centrali del Chisola 2002, soprattutto Fabio Pavia. Infine un talento, il 2001 Simone Piu, quest’anno al Venaria”.