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Mercoledì, 20 Aprile 2016 15:59

Chisola Cup for a Sustainability of Sport - Mario Beretta: “Vogliamo confrontarci con realtà importanti, crescere e divertirci”.

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INTERVISTA - Il responsabile del Settore giovanile del Cagliari: “Curioso del Liverpool, partite di questo livello contribuiscono alla crescita tecnica e di mentalità dei ragazzi. Scibetta giocherà con noi, se qualche altro giocatore ruberà l’occhio…”

Mario Beretta è un personaggio che non ha bisogno di presentazioni: Chievo, Parma, Siena, Brescia, Lecce, Cesena e anche Torino tra le panchine della sua lunga carriera, oggi è il responsabile del Settore giovanile del Cagliari, una delle squadre più attese alla “Chisola Cup for a Sustainability of Sport”, il grande torneo per Giovanissimi fascia B che inizierà sabato prossimo.

Allora, Beretta, il Cagliari partecipa alla Chisola Cup per vincere?
“No, vincere non è la nostra priorità, anche se ovviamente fa piacere. Veniamo per giocare a calcio e confrontarci con squadre importanti, sperando di divertirci, di fare bene e di migliorarci. Parliamo di giovanili, questi sono gli aspetti prioritari”.

Oltre alle professioniste italiane, c’è il Liverpool: tante squadre importanti con cui confrontarsi.
“Vero, è un torneo davvero interessante, partite di questo livello contribuiscono alla crescita tecnica e di mentalità dei ragazzi. Bene o male, le squadre italiane le conosciamo, invece sono curioso di vedere il Liverpool per confrontarmi con una realtà diversa, europea”.

Com’è la squadra 2002 del Cagliari? Siete forti?
“È una squadra di buon livello, con buoni giocatori. Tornei come questo sono importanti perché giocando con club di pari livello al nostro possiamo capire davvero a che punto siamo, dove dobbiamo crescere e migliorare”.

Tra le vostra fila giocherà un ragazzo che da queste parti conosciamo molto bene, Scibetta del Mirafiori.
“Sì, è la seconda esperienza che fa con noi, speriamo che faccia bene anche questa volta”.

Come costruite le vostre squadre, lavorando sul territorio o pescando talenti anche da fuori?
“Le nostre squadre sono costruite al 99 per cento da ragazzi sardi, sono pochissimi quelli che vengono da fuori. Ma è chiaro che non possiamo porci limiti territoriali, se troviamo ragazzi interessanti dobbiamo puntare anche su di loro”.

Lavorate con una rete di osservatori?
“Fuori dalla Sardegna ci appoggiamo a un centro di formazione di Milano, da lì partono gli osservatori in particolare per Lombardia, Veneto e Piemonte. Se qualcuno ci interessa, come nel caso di Scibetta, approfondiamo il discorso”.

A proposito di dilettanti, anche il Chisola ha tanti buoni giocatori, li vedrete al torneo
“So che lavorano molto bene con i giovani, insegnando ai ragazzi il calcio e il rispetto delle regole. Tutte le società sportive, non solo quelle dilettantistiche, dovrebbero partire dal lavoro sul Settore giovanile. Detto questo, i tornei come la Chisola Cup sono un’ottima occasione per vedere e valutare tante realtà, ovvio che se troviamo un giocatore che ruba l’occhio…”

Anche perché i 2002 sono una delle ultime annate in cui una società professionistica può trovare qualche giocatore interessante nei dilettanti, no?
“Non è detto, non è una regola, per esempio noi abbiamo preso da poco un ’99. I giocatori si possono prendere anche più avanti, certo che più diventano grandi più si fa difficile entrare nel professionismo”.

Chiudiamo con una domanda personale. Come va con il “nuovo” lavoro di responsabile del Settore giovanile?
“Bene, anche se è molto diverso rispetto quello che ho sempre fatto, l’allenatore. È un ruolo tecnico ma anche manageriale, mi piace e qui a Cagliari abbiamo fatto un programma pluriennale che voglio instradare e portare avanti nel migliore dei modi. Poi vedremo cosa proporrà negli anni la vita professionale…”

Nessuna nostalgia della panchina?
“No, per ora no”.

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