Domenica, 24 Novembre 2024
Martedì, 16 Marzo 2021 15:15

Chieri - Alla scoperta di Jacopo Mosole, 16 anni e già un assist in serie D

Scritto da redazione

È il secondo giocatore più giovane sceso in campo in questa Serie D. Già 178 minuti collezionati (4 presenze), con la ciliegina di aver timbrato con un assist la prima gara da titolare. Jacopo Mosole, classe 2004, è la sorpresa più bella della stagione azzurra.


Inizialmente avrebbe dovuto disputare il campionato Under 17, ma Cristian Viola l’ha voluto con sé nella Juniores nazionale. Poi il confronto con Marco Didu, lo stop pressoché immediato al campionato dell’Under 19 e la scelta del tecnico della Prima squadra: Mosole viene con noi. Allenamenti, convocazioni e il 7 febbraio, nel nostro stadio, l’esordio nel massimo campionato dilettantistico a 16 anni, 3 mesi e 26 giorni. Non in una gara qualsiasi o a punteggio già acquisito, ma sull’1-1 contro la Sanremese a 15’ dalla fine più recupero. Il primo pallone toccato? Un tiro al volo da 25 metri: palla abbondantemente alta, ma se l’avesse mancata i liguri avrebbero avuto un’autostrada per il contropiede. Anche da questi particolari si giudica un giocatore.

Centrocampista tecnico ma essenziale, che non si specchia sulle sue qualità ma cerca sempre la giocata più corretta ed efficace per la squadra, nelle quattro gare in cui è stato chiamato in causa, Jacopo ha dimostrato anche una tranquillità non comune per un ragazzo della sua età.

Mosole non è il primo (e non sarà l’ultimo) giovane del vivaio azzurro che trova spazio in Prima squadra. Nel recente passato ricordiamo Gerbino, classe 2002, esordire in azzurro a 16 anni, 4 mesi e 18 giorni. L’anno scorso, oltre ai 2002 Barcellona & Rossi, si fece largo tra i grandi Davide Tollardo, in campo in Serie D per la prima volta contro il Casale a 16 anni, 8 mesi e 3 giorni, per di più da titolare. E quest’anno Didu ha già fatto sedere in panchina i 2003 Mennuti ed Enrico, nel solco di una precisa identità societaria, perché il Chieri negli ultimi anni ha voluto rafforzare il suo principale obiettivo: valorizzare i giovani della cantera. Mantenere una squadra in Serie D di questi tempi ha una sua logica solo con questo preciso intento, di questo il presidente Luca Gandini ne è convintissimo.

«Qui mi trovo benissimo – conferma lo stesso Jacopo Mosole – Il nostro centro sportivo è enorme, bellissimo, tantissime squadre di Lega Pro ce lo invidiano. Per un giovane come me non potrebbe esserci di meglio».

Raccontaci gli inizi del tuo percorso calcistico.
«Ho fatto sette anni di Juve, dai 7 ai 14 anni, poi sono arrivato a Chieri. Questo è il mio terzo anno qui. Ho fatto Giovanissimi, Allievi fascia B e quest’anno avrei dovuto giocare negli Allievi. Poi sono partito subito nella Juniores e poco dopo sono stato aggregato alla Prima squadra».

Cosa ti porti dietro degli anni in Juventus?
«Del periodo alla Juve mi porto dietro tutte le belle esperienze fatte, i grandi tornei disputati all’estero, alcuni anche molto lunghi, che mi hanno fatto crescere. A 10 anni andare magari in Germania per dieci giorni senza genitori non è da tutti. E poi alcune partite contro società come Chelsea e Manchester City».

Il calcio moderno chiede di saper giocare in più zone del campo e tu in questo sei avvantaggiato.
«Da piccolo avevo iniziato come esterno offensivo, poi alla Juve prima di un torneo era venuto a mancare il regista e mi hanno messo al suo posto. Da quel momento ho sempre giocato da play. Da quando sono a Chieri ho fatto poi tutti i ruoli del centrocampo, trequartista, mezzala, il quinto e qualche volta anche il terzino. Mister Didu ultimamente mi ha impiegato da mezzala. Essendo mancino probabilmente giocare sul centro sinistra mi viene un po’ più facile, però credo che potrei fare bene anche a destra, in fondo non sono uno di quei mancini che non usa mai l’altro piede».

Com’è stato il passaggio in Prima squadra?
«Allenarsi e giocare con loro è tutto un po’ diverso. Più che tecnicamente cambia il ritmo, vanno molto più forte, c’è molta più intensità. Il gruppo però mi ha accolto molto bene, anche i più vecchi. Il nostro capitano Conrotto mi ha fatto sentire subito uno del gruppo».

Giocatori che ti hanno impressionato?
«Un po’ tutti. Tecnicamente Mattia Spera è uno dei più forti della squadra, ma anche Pautassi, Sangiorgi, Gerbino e Ravasi hanno grandi qualità».

Raccontaci dell’esordio. Era nell’aria?
«A dire la verità non me l’aspettavo. Il direttore Perfetti, subito dopo la prima convocazione, mi aveva spiegato che l’esordio sarebbe potuto arrivare quando il risultato sarebbe stato dalla nostra parte. Invece contro la Sanremese, sul punteggio di 1-1, il mister mi ha chiamato e sono entrato in campo molto deciso, senza paura».

Cosa ti ha detto Didu al momento del cambio?
«Mi ha detto di entrare senza pensare a niente, di non fermarmi mai per i 15’ che rimanevano e di uscire dal campo con la lingua che toccava per terra. Il mister mi dà tantissimi consigli, anche perché a 16 anni ho tantissime cose da imparare. Insiste molto sul posizionamento del corpo, sullo smarcamento».

Hai già messo a segno un assist per Ravasi. A gol come siamo messi?
«Nelle giovanili qualche gol l’ho fatto. Un po’ mi manca, in Prima squadra non è semplicissimo, ma ci proverò. Fare l’assist per un centrocampista però è molto importante e quando credo di avere la palla giusta lo cerco».

Quest’anno la squadra sta avendo un rendimento molto regolare, peccato per qualche pareggio di troppo.
«Dipende dalle partite. Contro Varese e Sanremese non sono stati due punti persi, ma un punto guadagnato. Contro Pont Donnaz o Sestri Levante invece c’è grande rammarico per il risultato finale perché meritavamo e dovevamo ottenere di più».

Obiettivi personali?
«Non ce ne sono, ma solo di squadra. Quindi evitare i playout e magari provare ad avvicinarci ai playoff».

Fonte: www.calciochieri1955.it

Ultima modifica il Martedì, 16 Marzo 2021 17:44

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