La decisione Domenica sera al termine di due giorni passati sotto la pioggia in giro per i campi. Seduto sul divano, inzaccherato e pensieroso di uno sport che va sempre più verso il declino. Non lascio perché questo sport il più amato dagli Italiani, non mi piace più, anzi vedere giocare i bambini e ragazzini una partita di pallone mi emoziona sempre. Lascio perchè sono in overdose di maleducazione, amareggiato e soprattutto stanco e poi perché sono diventato ripetitivo.
Stanco di sentire “Mister” alla fine della partita che è “mancata la “profondità”. A un bambino di dieci anni gli manca la profondità? Che non giocano bene la “seconda palla”. La seconda palla? Ma non c’è ne solo una in campo? O piuttosto che le “fasce” non ritornano. Ma a un bambino che è ancora in “fasce” come fai a spiegarglielo?
Stanco di vedere Papà litigare già durante gli allenamenti, azzuffarsi durante la partita, aggrapparsi alle reti come delle scimmie e urlando di tutto. Stanco di sentire le offese: “coglione”, “spezzagli le gambe”, “non capisci un caz..”, “arbitro sei uno stronzo” quando va bene. Vedere tutti i weekend genitori che se li danno di santa ragione per una battuta o un rigore non dato, con tanto di intervento di carabinieri o polizia, davanti a quei bambini attoniti di vedere i loro Papà picchiarsi mentre loro si stanno divertendo. O piuttosto, è questo è peggio, “Papà guardalinee” che durante la partita fanno gli allenatori dicendo dove devono mettersi, cosa devono fare e dove devono andare sti poveri bambini, dicendo esattamente il contrario di quanto il loro Mister gli urla dall’altra parte. Ma stanco anche di tutte queste società, che già a nove o dieci anni, caricano questi bambini pretendendo che siano dei professionisti, illudendo magari il papà acceso che magari andrà a fare un provino al Toro o alla Juve perché bravo. Di questi tornei interminabili, di questi campionati senza senso, di questa pressione che toglie la felicità ai bambini di poter dare quattro calci a un pallone, divertirsi imparando qualcosa. Tanto nessuno di loro, con grande dolore dei Papà, andrà a calpestare il prato dello Juventus Stadium o piuttosto il Santiago Bernabeu di Madrid.
E poi ormai la gente non legge più. Si limita a guardare le fotografie magari con la speranza di poter vedere il proprio figlio, al massimo mette un “mi piace” contornato da “faccine” di cui non si capisce il significato o dal massimo sforzo di un commento quasi sempre fuori luogo, appunto perché non ha letto ma visto solo la fotografia. Poi ci sono i genitori “giornalisti” che mandano commenti ai vari giornali che manco un vero “giornalista” saprebbe fare, con tanto di minuti, cronaca minuziosa della gara, le occasioni finali e alla fine le considerazioni finali. Ma sono bambini non giocatori professionisti! Non oso immaginare questi Papà cosa non dicono ai loro figli quando ritornano a casa dopo la partita. Non oso!
Vi domando: Ma voi lo sapete che l’Italia è l’unico paese al mondo che ha ben cinque quotidiani, dico quotidiani, che parlano solo di calcio? E questi giornali devono riempirli in qualche modo. Per non parlare di tutte quelle migliaia testate di calcio regionali e locali che oramai sono l’appuntamento del Lunedì per vedere i commenti, le classifiche, e addirittura le pagelle come ai veri giocatori, con Papà che si incazzano se suo figlio ha avuto meno di sei. Magari non lo prende neanche a scuola. Ma questo è un altro discorso. La mia nausea nasce da troppi anni a vedere e sopportare tutto questo, una overdose di maleducazione e di invasati che ogni domenica invade le tribune dei campi per sfogare tutte le amarezze e le tensioni accumulate durante la settimana. Per non parlare poi dei “social”, invasi da fotografie di bambini, commenti e diciture da giocatori professionisti, che raccontano prodezze e gol infischiandosene di proteggere un bambino di poco più di otto o dieci anni mostrato con la divisa da calciatore o messo come una delle figurine “Panini”. Ancora un esempio? Domenica scorsa in Grecia, il Presidente del Paok squadra della massima divisione, è entrato in campo con la pistola in bella mostra nella cintola, tutte le televisioni e giornali hanno fatto vedere, siamo arrivati anche a questo e chissà quanti lo fanno anche da noi?
Domenica scorsa in tutti i campi si è osservato un minuto di silenzio per ricordare la morte di DAVIDE ASTORI. Tutti commossi, molti in lacrime e a dire che questa morte li aveva colpiti. Ma poi appena l’arbitro ha fischiato hanno ripreso a darsele di santa ragione e insultarsi.
E’ la settimana della “Festa del Papà”. Per una volta facciamo in modo che siamo noi Papà a fare un regalo ai nostri bambini: Felicità nel vederli divertire giocando al pallone.
Non ve l’ho mai detto, ma anche io ho un figlio che gioca a calcio, però nel settore giovanile dove l’esasperazione rispetto alla scuola calcio è più esasperata. Li ci sono le convocazioni, undici vanno in campo e sette siedono in panchina, altri addirittura giocano poco. E’ difensore centrale e dicono che è bravo. Ogni tanto vado a vedere qualche partita ma restando in disparte per non sentire tutte quelle “bestemmie” e imprecazioni che i genitori accaniti e accesi vomitano dalle gratinate. Non li sopporto più. E’ diventato tutto insostenibile. Addirittura ci sono Papà che neanche un minuto che l’arbitro ha fischiato il calcio d’inizio dicono:
<<stanno giocando male. Non sono veloci>>. Ma è appena iniziata la partita!
Quindi, cari lettori che mi avete e mi sopportate, se vi va ancora di seguirmi, dal prossimo Mercoledì non vi racconterò cosa ho visto nella partite “ufficiali” delle scuole calcio dei bambini, ma andrò in giro per le vie dei quartieri, per i prati, per i campetti improvvisati per le strade o i campi, per raccontarvi le partite dei bambini e dei ragazzi interminabili fino a quando non tramonta il sole, dove non ci sono “Mister”, “allenatori”, massaggiatori”, “guardalinee”, “giornalisti” e soprattutto dove non ci sono Papà ma solo i bambini che giocano senza divise e con le scarpe più o meno di calcio. Partite di pallone vere, genuine e non inquinate da un mondo, quello del calcio, sempre più pazzo e impazzito. E’ per favore cari genitori, non venite neanche li lasciateli giocare tranquillamente, fateli divertire perché ancora le strade e i campetti sono rimasti gli unici luoghi dove si gioca e ci si diverte veramente giocando una partita di pallone.
Il mio desiderio? Incontravi tutti per parlare dei nostri bambini, dei nostri figli che vogliono giocare al calcio da soli, un modo come un altro per conoscerci e confrontarci su ciò che è veramente importante per i nostri bimbi è invece di quanto c’è di effimero in queste sport, desiderio che già avevo espresso in queste settimane alla redazione di “Giocaacalcio.it” che hanno trovato l’iniziativa ottima condividendo con me questa sana passione di disincanto verso il pallone.
Starà a loro e a voi. Ma per favore senza parlare di tatticismi o formazioni. In fondo si tratta di rincorrere un pallone con i piedi e cercarlo di metterlo dentro una porta, gustandosi il divertimento e pure gratis!
La redazione (AM)
Non è vero che sono i bambini che non resistono senza una partita di calcio. Ma lo sono i Papà. Domenica tutto il calcio è stato fermato anzitempo dalla federazione, a causa delle nevicate e delle avverse condizioni atmosferiche. Aprite cielo appunto.
Orde furiose di papà disperati che in forte carenza e astinenza calcistica si aggiravano tra i campi di periferia alla ricerca di una partita, telefonate tra altri papà per sapere se magari c’era una amichevole, bambini nei cortili a giocare al pallone sotto gli occhi attenti dei genitori che non si “infortunassero”, felicità delle mamme che finalmente potevano passare una domenica tutti insieme per il pranzo domenicale, discussioni infinite da “bar sport” sulla necessità di sospendere l’attività per qualche debole fiocco di neve:
<<Quando ero bambino si giocava per strada e non c’era neve o pioggia che tenesse>> così qualche papà ha commentato la sua disapprovazione.
Ma si sa, le scuole calcio cercano sempre di fare “giocare” i bambini. E’ allora via a qualche amichevole per i più piccoli, con sollievo di molti genitori che anche domenica avrebbero visto le “imprese” del loro bambino.
Così domenica mattina, mi ritrovo in un campo della periferia Est di Torino a guardare una amichevole dei bambini del 2009 contro i padroni di casa che invece sono del 2008. Un anno in più ma non importa basta giocare.
Campo sintetico è in perfette condizioni e spalti “gremitissimi” anche di genitori che non c’entravano nulla con la partita. Non importa basta vedere una partita.
Così appollaiato sulla ringhiera del campo, guardo questi bambini di poco più di nove anni, giocare la partita “amichevole” correndo dietro a un pallone con i “Mister” che gli urlano posizioni tecniche e tattiche, come se un bambino di nove anni sappia già il significato di tale parole. Tre tempi da dodici minuti, ma già nel primo tempo i padroni di casa sono in vantaggio di tre gol, allora la squadra ospite beneficia di un calcio di rigore (Eh si. Il brivido del rigore non si può negare neanche in una amichevole), che farebbe accorciare le distanze. Sul dischetto si presenta il “bomber” della squadra ospite. Tiro centrale e parata del portiere. Urla di disperazione dei genitori dei bambini ospiti e urla di gioia invece per i genitori dei bambini di casa. Gli altri genitori, semplici spettatori, che non c’entrano nulla con la partita si dividono per il tifo.
<<Ma come si fa a sbagliare un rigore>> dice un papà disperato inveendo contro il figlio che ha sbagliato il penalty.
Vorrei ricordare a quel papà che nel 1994, nella finale di Coppa del Mondo finita ai calci di rigore tra l’Italia è il Brasile, un certo “Roberto Baggio”, il “Divin Codino” come allora veniva chiamato, sbagliò il calcio di rigore che regalò la vittoria al Brasile. Beh, credo che un bambino di nove anni possa anche sbagliare un rigore. O no?
Insomma, la partita che era amichevole, alla fine per colpa del tifo eccessivo e dalle urla dei tecnici, è stata trasformata in una finale da “Champions League” con tanto di “Olà” a ogni gol fatto e dalle urla finali per la vittoria dei padroni di casa. Al fischio dell’arbitro ho pensato che forse era meglio non farle certe “amichevoli” per il bene dei bambini e per la serenità familiare dei genitori. Musi lunghi per i sconfitti e gioia per i vittoriosi, mentre i papà che non c’entravano nulla, si attardavano a discutere degli errori e dei gol fatti non di meno del rigore sbagliato vero è proprio oggetto di dibattito infinito con tanto di moviola mimata ai bordi del campo dei papà, fino a quando i bambini non sono usciti dagli spogliatoi, loro felici di aver giocato una partita di pallone, mentre i genitori con il capo chino delusi e amareggiati per una amichevole persa come se fosse la fine del mondo.
Per fortuna domenica c’erano le elezioni, è così il pomeriggio sarebbe stato passato a fare la coda assieme alle mogli per andare a votare, cosa credo più importante di una partita di calcio, mentre il bambino se ne sarebbe stato sicuramente a casa a giocare con la “Play”.
Insomma una domenica triste, che ci ha colpiti, feriti, lasciati sgomenti, senza parole e non per l’amichevole dei bambini, ma per la improvvisa scomparsa del Capitano della Fiorentina DAVIDE ASTORI, una notizia giunta come un grande macigno che ha colpito tutto il mondo del calcio e non.
DAVIDE ASTORI era “il Capitano” che ogni squadra vorrebbe avere, ragazzo serio, un atleta professionale, mai una parola sopra le righe e corretto in campo. Ci ha lasciati nella notte tra sabato e domenica, lasciandoci tutti senza parole con un dolore profondo e inconcepibile come un ragazzo sano e forte di 31 anni, possa andarsene così improvvisamente perché il suo cuore ha deciso all’improvviso di non battere più.
Questa volta tutto il mondo del calcio si è fermato, per rispetto al dolore di una così grave perdita e non ci poteva essere nessuna “amichevole” per alleviare un dolore così profondo che ci lascia impauriti di fronte alla morte così assurda, così improvvisa e senza nessuna spiegazione che possa darci una medicina, quella dello sport, di come possa succedere una cosa del genere a un atleta come DAVIDE che è sottoposto a controlli medici scrupolosi e attenti.
Ora ASTORI è salito in cielo lasciandoci un vuoto, che altri giocatori come lui hanno lasciato, in questo mondo del calcio sempre più “pazzo”, e sicuramente ora giocherà in paradiso insieme ai suoi compagni che come lui ci hanno lasciato prematuramente, a giocare una partita di calcio tra giocatori con un grande cuore che batterà per sempre nel petto di tutti i tifosi e a sorriderci da lassù.
Chissà se quando DAVIDE era bambino e giocava al calcio come i bambini della “amichevole”, suo Papà si emozionava a vederlo correre e giocare al pallone, sognando che magari un giorno sarebbe diventato un “campione”. DAVIDE è diventato un campione, nello sport e nella vita, e lo sarà sempre per tutti noi.
Cari papà che credete di avere un “campione” nel vostro bambino e vi “emozionate” e vi “arrabbiate” mentre gioca una partita di pallone seppur amichevole, gioite insieme a lui anche quando sbaglia un calcio di rigore, cicca la palla o perde la partita, non umiliatelo, non fatelo sentire inutile, sorridetegli sempre, perché non c’è cosa più bella, felice e amorevole, abbracciare il proprio bambino stringendolo nel proprio cuore come faceva il papà di DAVIDE ASTORI anche quando sbagliava un gol.
Addio DAVIDE campione silenzioso, Capitano della Fiorentina che ci hai lasciati una notte in una camera di albergo sognando di segnare il gol della vittoria per la tua squadra, ma il destino crudele e beffardo ti ha fatto un’autorete che ci ha fatto perdere tutti la partita della vita.
La redazione (AM)
Prima di raccontare le avventure di calcio domenicali dei piccoli, volevo ringraziare i lettori, e sono stati tantissimi, per la sensibilità dimostrata per l’articolo della settimana scorsa: Il Papà che non poteva vedere il figlio giocare. Ecco per dovere di cronaca Papà Mario non pagherà più l’ingresso di 5 euro e potrà vedere sempre suo figlio giocare, il figlio Daniele ha avuto un paio di scarpette da calcio nuove e due palloni, e questo, grazie alla vostra solidarietà dimostrata e alla vostra indignazione che ha aperto cuori e portafoglio di qualcuno. Ancora grazie!
Dunque, domenica pomeriggio sotto una copiosa nevicata vado a vedere una partita di campionato dei Pulcini 2007 in provincia di Torino. Neve abbondante e freddo siberiano mi avevano fatto pensare che tanto sarebbe stata sospesa per impossibilità climatiche. Niente. Il calcio, anche se dei bambini piccoli, non si ferma mai è va sempre avanti. Così mi assiepo anche io inzaccherato di neve e i piedi gelati, tra le tribune stracolme di papà e mamme orgogliose che i loro piccoli non si sarebbero certo fermati per qualche fiocco di neve. Partita che inizia sotto un tirribillio di neve con il campo che di verde non ha più nulla, con i bambini che a mala pena si vedono. Li vedo rotolare e imbiancarsi dalla testa ai piedi, corrono e si divertono, la palla entra ed esce diverse volte dalla porta senza sosta, genitori in delirio per i gol che fa la squadra di casa, bambini che all’improvviso presi da una frenesia di gioco si buttano in mezzo alla neve per prenderla e sguazzarci dentro. Insomma un sano divertimento, con disapprovazione invece da parte di alcuni genitori che vorrebbero vedere, in quel marasma di neve e freddo, i loro piccoli fare “takel”, “tunnel” sgusciare tra le maglie avversarie e fare dei gol da antologia.
Finisce la partita che viene vinta dai padroni di casa per ben 11 a 0. Rituale corsa di tutti i bimbi verso le gradinate dei genitori sotto una nevicata sempre più fitta, e bambini che si rotolano in mezzo alla neve vincenti e perdenti, tutti insieme a festeggiare una buona ora di sano divertimento e non importa chi ha vinto o chi ha perso. Non così, invece, per i soliti Papà che danno la colpa al tempo inclemente se la “tecnica” del suo piccolo non è riuscita a venire fuori, o piuttosto, che non era in “forma”, come se bambini di 9 o 10 anni capissero già cosa significhi “takel” o “tunnel”, tutt’alpiù possono capire di tirare un pallone tra la neve che gli schizza dappertutto e gioire della possibilità di divertirsi in quel modo. Ma tant’è che alcuni Papà oramai sono inguaribili sognatori verso i propri figli, che non aspettano altro i giornali sportivi del Lunedì per vedere il proprio figlio menzionato, magari con la foto e la pagella come fanno con i veri giocatori di calcio sognando i propri idoli.
Sono le solite scene che sono costretto a vedere e sentire tra le tribune o i prati dei campi di periferia, dove ogni domenica si recita il rito della partita di pallone dove, purtroppo, molti genitori sono presi da una frenesia irrefrenabile da “Commissario Tecnico” piuttosto che da “Allenatore” da Bar Sport, convinti che il loro piccolo campione sia incompreso. Addirittura ci sono papà che tra le urla del tifo eccessivo, offendono anche i bambini dell’altra squadra dimenticandosi che anche loro sono bambini come il proprio figlio, e come lui, hanno quella sana voglia irrefrenabile di divertirsi senza se e senza ma, piuttosto sono proprio quei papà ad inculcare loro che sono “forti” e che non meritano magari la squadra dove gioca, ma una squadra più forte.
<<Papà ma mi lasci giocare al pallone per favore>>? Cosi una volta ho sentito dire ad un bambino che evidentemente non ne poteva più dell’esasperazione del padre.
Come sempre aspetto fuori dagli spogliatoi sotto un freddo intenso e la neve che entra dappertutto. Aspetto il “Mister” della squadra ospite che ha perso che dopo un po, pieno zeppo di neve che sembra un Babbo Natale, arriva con le solite borracce con la faccia di chi si è divertito ma dispiaciuto per i suoi bimbi che hanno perso. Lo sento chiamare al cellulare il suo responsabile della scuola calcio che da il risultato:
<<Ciao. E’ finita. Abbiamo perso 11 a 0 sotto una nevicata pazzesca>>.
<<Va beh. Ma i bambini si sono divertiti>>? Chiede il responsabile della scuola calcio.
<<Alla grande. Era uno spettacolo vederli, anche se hanno preso gol continuavano a correre e divertirsi>>.
<<Bene. L’importante che si siano divertiti. La sconfitta non conta>>.
Concetto che non fa una grinza. Chiaro, cristallino, bianco come quella neve e candido come il cuore di quei bambini. Dovrebbero essere tutti così i responsabili che insegnano ai bambini a giocare al calcio, al pallone, preoccuparsi se i bimbi si sono divertiti e non del risultato. Ciò che conta è la sana educazione al divertimento imparando a giocare con il pallone ma sempre divertendosi. Mentre si asciuga la testa bagnata, il “Mister” mi racconta la partita e di come hanno giocato i suoi. Lo vedo tranquillo e sereno. Nel frattempo incominciano a uscire i suoi bambini con i papà e mamme che li aspettano fuori, pronti a buttargli addosso cappotti, berretti, sciarpe guanti e quant’altro per non far loro prendere troppo freddo.
Ah cuore di mamma! Ma fino a poco fa hanno corso con solo una maglietta e un paio di pantaloncini sotto la neve e il freddo?
Ma si sa, le mamme sono le mamme e il loro cuore è candido come quella neve che scendeva. E così mentre i genitori salutavano il “Mister” ringraziandolo, nonostante la sconfitta, di aver fatto divertire i propri figli, che cercavano di trascinare verso l’uscita mentre si prendevano a colpi di palle di neve, sento dire da uno di questi al suo papà:
<<Papà quando arriviamo a casa andiamo in cortile a giocare al pallone>>?
Il papà infreddolito lo guarda allibito.
<<Ma come, non sei stanco dopo aver giocato un’ora sotto la neve>>?
<<No>>!
Ecco. Questo è quello che vogliono i bambini. Divertirsi. Qualcuno ha qualcosa in contrario?
La Redazione
Questa è la storia di Mario (nome di fantasia), di un papà come tanti che non riesce a guardare il proprio bambino giocare al calcio. Mario lo conosco, domenica mattina all’ingresso di un campo di calcio di Torino dove aveva accompagnato il proprio bambino, che gioca in una squadra dei Pulcini 2007 di una società della provincia di Torino, e che non può guardare il proprio bambino giocare la partita e vederlo divertire, perché non può spendere 5 euro di biglietto, una somma per lui esorbitante.
Mario una persona pacata e dignitosa, ha perso il lavoro da oltre un anno e da quel giorno è alla ricerca di un lavoro qualsiasi per poter soddisfare in parte i bisogni dei propri figli, di poterli accontentare almeno nello sport. Suo figlio Daniele, proprio quel mattino di domenica, ha una partita importante e Mario è costretto a stare fuori dal campo perché non può permettersi il lusso di spendere 5 euro di biglietto. Mario ha gli occhi dolci che traspaiono dignità e correttezza è può vedere il proprio bambino cimentarsi con il pallone, solo durante gli allenamenti dove non è richiesto, per fortuna, nessun biglietto per assistere.
<<Ho chiesto gentilmente al cassiere se poteva farmi entrare, ma mi ha detto di no. Devo pagare se voglio vedere mio figlio. Quando lo accompagno nei vari campi chiedo sempre gentilmente alla cassa se posso entrare. Qualcuno si commuove, ma molti mi negano l’ingresso. Così aspetto fuori cercando di intuire se stanno vincendo o perdendo e poi quando esce mio figlio mi faccio raccontare da lui.>> mi dice con voce quasi rotta dalla commozione.
Vedo un uomo rassegnato dalla vita e dalla impossibilità di vedere il proprio bimbo giocare per colpa di non poter disporre 5 euro alla settimana da spendere per un biglietto, i 5 euro gli servono per comprare cose più importanti per la sua famiglia. Cerco di parlare con il cassiere, fargli capire che è un caso umano, oggi purtroppo diffuso, e che è una persona gentile che chiede soltanto di poter vedere il figlio giocare. Ma l’inflessibile cassiere mi dice no. Gli dispiace ma non è possibile. Chiedo a Mario di descrivermi il proprio bambino di darmi il cognome e che ruolo gioca. E’ attaccante. Entro e mi siedo sugli spalti dove ci sono i genitori, più fortunati di Mario, della sua squadra e chiedo di indicarmi il bambino. Lo vedo Daniele, un bimbo vivace, che sa trattare la palla, ben voluto dal “Mister” e da quando apprendo è pure il “goleador” della squadra.
Allora con il mio telefonino incomincio a riprendere tutta la partita cercando di inquadrare sempre Daniele che lo vedo guizzare tra la difesa avversaria. La sua squadra vince per 5 a 2 e lui, Daniele, ha segnato due bellissimi gol. Finisce la partita e vedo il bimbo correre più dei compagni verso gli spogliatoi per uscire prima di tutti per andare a raccontare al suo papà che lo aspetta fuori. Io come sempre aspetto fuori dagli spogliatoi, arriva Daniele ancora con i capelli umidi dalla doccia e mentre si avvia verso l’uscita lo avvicino:
<<Ciao Daniele. Io sono un giornalista e amico di tuo papà. Ho fatto il video della tua partita e ora ti accompagno da lui così gli facciamo vedere i tuoi gol>>.
Lui mi guarda un pò intimidito e sorpreso. Forse suo papà non gli ha mai detto di avere un amico giornalista. Quasi corre verso l’uscita dove Mario lo sta aspettando per sapere il risultato, e in un attimo, lasciando il borsone a terra, corre verso di lui per abbracciarlo e gioire della vittoria.
<<Papà abbiamo vinto! Ho segnato anche due gol!>>
<<Bravo Daniele. Bravo amore mio. Sono felice. Magari mentre andiamo a casa mi racconti come hai segnato>>.
Raccolgo il borsone e mi avvicino a quel papà e il suo bambino che festeggiano insieme quel momento di felicità, e gli dico a Mario
<<Non c’è bisogno. Ho fatto il video di tutta la partita con Daniele che segna. Se mi dai il tuo numero di cellulare te lo mando con watsapp>> (ah! La tecnologia ci soccorre nei momenti di bisogno).
Il papà Mario guardandomi con gli occhi rotti per la commozione mi ringrazia. Non ha parole. Ma il suo silenzio ha parlato più di una enciclopedia, più di quanto sociologi, psicologi, esperti di lavoro, di famiglia, del sotuttoio, degli esperti di calcio e di quant’altro potrebbero dire. Quel silenzio viene rotto dal bambino Daniele che mentre si avviano verso la macchina (una vecchia punto) saltellando per la gioia di aver vinto e di avere il film della sua partita, lo sento dire:
<<Sai papà, mentre giocavo si sono scollate le scarpe da calcio. Me ne devi comprare un paio nuove. Che bello. Abbiamo il film della partita, ora andiamo a casa che lo facciamo vedere anche alla mamma così sarà contenta anche lei>>.
Vedo Mario che accarezza la testa del suo bimbo, felice per lui, ma con in testa che ora dovrà comprargli un paio di scarpe nuove e che i 5 euro risparmiati serviranno per quello. Mentre fa retromarcia con la macchina, per un momento i nostri sguardi si incrociano e dai suoi occhi sento dire.
<<Grazie>>
Grazie? E’ di cosa? Sono io che ringrazio te Mario, di aver conosciuto un papà dignitoso, disoccupato si, ma con la schiena dritta e con un cuore pieno e stracolmo d’amore per il suo bambino. Non avrai la macchina di lusso, non puoi comprare le scarpe firmate, non puoi entrare per vedere tuo figlio giocare, ma tu la tua partita la giochi ogni giorno e ogni giorno fai gol.
Forza Mario!
Torino, 31/01/2018
Spesso si dice che i bambini hanno molto da insegnare agli adulti. Ed è vero, almeno nello sport del calcio a certi genitori.
Veniamo al dunque: Sabato pomeriggio mi ritrovo a vedere una partita di un torneo nella provincia di Torino della categoria Pulcini 2007. Mi appassiono a vedere i bambini giocare a calcio, limpidi, solari, genuini, corretti e sordi ai richiami inutili dei genitori che dagli spalti si agitano urlano cosa devono fare, tirare in porta e ascoltare loro invece che l’allenatore. A un certo punto della partita, eravamo nel terzo tempo di gioco, un giocatore della squadra di casa su un tiro del bambino avversario direttamente in porta, chissà perché, prende il pallone con le mani in piena area di rigore placcandolo come un portiere. L’arbitro (un Papà di casa) non ha potuto che dare il rigore alla squadra avversaria. Figurati. Scoppia un parapiglia dei genitori e tifosi sugli spalti, gli uni che dicevano:
<< va bene anche se l’ha preso con le mani non l’ha fatto apposta è un bambino>>.
Gli altri invece che reclamavano il rigore che era giusto così potevano vincere la partita:
<<Lo ha preso con le mani ed è rigore. E’ il regolamento>>.
Insomma scene di ordinaria follia calcistica che per poco, dalle urla e dalla eccessiva vicinanza tra le due tifoserie genitoriali, non si veniva alle mani con tanto di sbigottimento dei bambini in campo che assistevano a quella scena da film western.
E’ così, mentre sulle gradinate gli “Skinheads-genitori” continuavano la loro lite calcistica lasciando sbigottiti gli stessi allenatori, l’arbitro-papà mette la palla sul dischetto. Portiere tra i pali e un bambino avversario sulla palla pronto a tirare il calcio di rigore. Nel frattempo le urla si alzavano e alcuni papà si aggrappavano sulla rete, forse intenzionati ad andare loro in campo. Fischio dell’arbitro, rincorsa del giocatore e tiro che seppur forte è centrale finisce direttamente sulle braccia del portiere che incredulo abbraccia quella palla.
Urla di gioia e di disperazione dei genitori, mentre la disperazione del bambino che ha sbagliato il rigore era evidente mettendosi in ginocchio come fanno i giocatori veri.
<<Bravo Purty>>.
<<Ma come si fa a sbagliare un rigore>>?
Un parapiglia sulle gradinate, che all’improvviso si ammutolisce di botto quando il portiere con tutto il pallone si avvicina al bambino ancora disperato e lo abbraccia stringendogli la testa nel suo petto.
Qualcuno prova a farfugliare qualcosa, ma è evidente che quel gesto non solo ha zittito tutta la gradinate di urlatori, ma ha dato un esempio di sportività, una lezione a quei “grandi” che forse non si accorgono che in fondo sbagliare un calcio di rigore non è la fine del mondo. Aspetto che finisce la partita, vado verso l’uscita degli spogliatoi, mentre continua il dibattito tra i genitori. Dopo un po’ vedo spuntare dal corridoio il portiere e il giocatore avversario, mi fermo e con una punta di amarezza, per non avere la loro stessa età gli dico:
<<Bravi ragazzi. Continuate così non perdete mai di vista che in fondo è solo una partita di calcio e continuate ad abbracciarvi>>.
Mentre andavo via soddisfatto di aver assistito a una lezione di vita e di sport di due bambini di 11 anni, mi risuonava in testa una vecchia canzone di Francesco De Gregori:
<<..Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia…>>
E’ vero. E’ accendendomi l’ennesima sigaretta pensavo che quei due bambini hanno dimostrato coraggio nell’abbracciarsi. Invece gli adulti il coraggio lo avevano perso azzuffandosi in quelle gradinate ora vuote.
La redazione (AM)
Nella giornata di Venerdì 10 Settembre, nella Circolo della Stampa "sporting" di Torino, è stato presentato ai giornalisti Il nuovo Protocollo d'Intesa per valorizzare e avviare dei metodi educativi tra il calcio e le scuole piemontesi. L'accordo è stato siglato coinvolgendo il Comitato Regionale Coni Piemonte, la Presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte, l'Ufficio Scolastico Regionale del Miur e infine la Ferrero Spa.
Questo importante protocollo d'intesa garantisce un percorso educativo e formativo rivolto alle bambine e ai bambini in età scolare che passa attraverso: il gioco, il divertimento, l'apprendimento di capacità motorie e l'avvicinamento alla pratica del calcio.
Nella gremita sala hanno preso parola: il Presidente del Comitato Regionale FIGC-LND Christian Mossino, il Presidente del C.O.N.I. Piemonte Gianfranco Porqueddu, il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte Nino Boeti, il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Fabrizio Manca, il responsabile del Progetto Joy of Moving di Ferrero s.p.a Giampiero Vietto e il Consigliere comunale della Città di Torino Marco Chessa. L'incontro è stato moderato dal Segretario regionale FIGC-LND Roberto Scrofani.
Questi i Punti fondamentali del Protocollo:
– favorire l’acquisizione delle competenze motorie di base da parte di tutti i bambini e le bambine della scuola primaria
– consentire l’acquisizione di conoscenze sulla disciplina del giuoco del calcio, al fine di garantire un’ampia, armonica ed equilibrata crescita motoria
– creare un ambiente che promuova la socializzazione e l’interazione dei diversi soggetti coinvolti, il rispetto delle regole e dell’individuo e che prevenga azioni di discriminazione e di bullismo
– favorire il dialogo costante tra i gruppi sportivi presenti sul territorio, la scuola, l’amministrazione comunale e le famiglie.
Per raggiungere tali finalità occorre un rapporto sinergico che comprenda le istituzioni sportive e scolastiche, gli enti locali,oltre a favorire rapporti di partnership tesi a incrementare interventi basati sullo sviluppo non solo sportivo ma anche territoriale, economico e sociale.
(Fonte piemontevda.lnd.it)
La Redazione
Torino, 10/11/2017
Ormai i campionati sono iniziati da qualche settimana, ma giocaacalcio.it vuole ugualmente fornire ai suoi utenti la possibilità di poter consultare anche i calendari delle due categorie dei Primi Calci. Anche per i Primi Calci la federazione, a partire da quest'anno, dopo lo scarso successo dei quadrangolari della scorsa stagione, ha deciso di introdurre la formula del campionato. Così come per i Pulcini e gli Esordienti, su giocaacalcio.it sono disponibili tutti i calendari, con date, orari ed indirizzi di tutti i campi di calcio, sempre allineati con i comunicati federali. Il nostro obiettivo è quello di essere il più utili nel poter fornire delle informazioni quanto più attendibili possibile sulla programmazione delle gare e consentire così di poter far conciliare gli impegni calcistici con quelli familiari. A scopo ludico poi è anche possibile consultare risultati e classifiche.
Come è noto, in questa categoria gli incontri prevedono l'alternanza di partite 5 contro 5 con delle attività tecnico-didattici e di confronto, in gergo chiamati giochini. Al fine di poter simulare delle classifiche quanto più simili possibile alle classifiche del calcio reale, ai fini del risultato finale, per giocaacalcio.it, il risultato delle partite è dato dalla somma dei gol realizzati esclusivamente nei tre tempi di gioco 5 contro 5 con portiere, ossia non si tiene conto dei gol realizzati nei giochini, ma solo nelle parte dell'incontro in cui si gioca la partita. Come per le altre categorie si chiede la collaborazione degli utenti nell'inserire in tempo reale i risultati delle partite. Basta essere registrati, eseguire il login e seguire le semplici istruzioni presenti in questo video: https://youtu.be/bbGpcGopKjg
Il campionato, per la delegazione di Torino, ha avuto inizio il 21 di ottobre e terminerà nel fine settimana del 16/17 di dicembre. 13 sono i gironi ( dalla A alla O) della categoria 2009 (Primi Calci 2° anno), mentre 8 (dalla A alla H) sono quelli della categoria 2010 (Primi Calci 1° anno).
Forza ragazzi, mettiamoci tutto il nostro impegno e tutta la nostra grinta per far vincere la propria squadra, ma alla fine quello che conta è essersi divertiti, avere imparato a stare con gli altri, a stare in campo, a giocare a calcio e condividere le proprie emozioni con i propri compagni e con i propri parenti. Non dimenticate mai il nostro motto "Divertiamoci insieme a Calcio!!!".
Sotto, tra gli allegati, potete infine scaricare e visionare tutti i calendari divisi per categoria, il regolamento e la descrizione dei giochini. Su giocaacalcio.it sono invece disponibili i menù con i calendari divisi per giorni.
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Grinta, cuore, tecnica. Tre valori che sommati insieme forgiano un torneo senza eguali, dal sapore di fine estate, inizio scuola e odore d'autunno: il Super Oscar. Secondo giovedì di grandi sfide per la Scuola calcio piemontese, dove le società rimaste in gioco si daranno battaglia sino all'ultimo contrasto per ottenere il titolo di 38° campione della categoria. Per gli Esoridenti, nella giornata di oggi 13 Settembre, si sfideranno le otto migliori società per accedere alle semifinali. Per i Pulcini si gioca l'ultima giornata della seconda fase a due gironi.
Le prime qualificate della seconda fase sfideranno le quattro squadre vincitrici dei play-off.
Queste le sfide dalla giornata:
Cbs - Alpignano alle 18:30
Lascaris - Lucento alle 19:20
Vanchgilia - Venaria alle 20:10
Chisola - Pro Eureka alle 21:00
Mentre nel campo del San Mauro si sfideranno le prime classificate del girone contro le vincenti del turno dei play off di martedì 11 Settembre (per approfondimenti clicca qui)
Volpiano - Vanchiglia alle 18:30
Lucento - Chisola alle 19:20
Alpignano - Mirafiori alle 20:10
Lascaris - Cbs alle 21:00
Per la categoria Pulcini 2009 si svolgerà nel campo della ProSettimo Eureka l'ultima giornata della seconda fase, unica squadra matematicamente ammessa al turno successivo è l'Alpignano allenata dall'istruttore Giovanni Baschirotto.
Queste le partite di oggi:
Girone X
Borgaro - Venaria alle 18:30
Alpignano - Lucento alle 19:20
Girone Y
Chieri - Lascaris alle 18:30
Chisola - Pro Eureka alle 18:30
Infine per i Pulcini 2008 nel campo dell'Atletico Torino passa matematicamente il turno la Pro Eureka mentre per gli altri tre posti disponibili bisogna attendere le sfide di oggi.
Queste le gare della giornata:
Girone X
Lascaris - Chieri alle 18:30
Mirafiori - Pro Eureka alle 19:20
Girone Y:
Lucento - Venaria alle 18:30
Chisola - Cbs alle 19:20
Per maggiori dettagli sulle gare precedenti (clicca qui).
Rimanete collegati al nostro portale per tutti i dettagli. In questa pagina (clicca qui) troverete tutti i risultati delle gare.
Riccardo Bianco
Nella giornata di martedì 11 Settembre si è svolta la seconda giornata, della seconda fase, del Super Oscar per le due categorie dei Pulcini. Divisi in due differenti gironi le prime due vincenti si sfideranno poi nella fase finale.
Con una giornata di anticipo si sono già aggiudicate il passaggio al turno l'Alpignano allenato dal tecnico Baschirotto per il Pulcini 2009, mentre per i Pulcini 2008 la Pro Eureka ha strappato il biglietto per entrare tra le quattro migliori squadre del torneo.
Nel campo della ProSettimo Eureka il Lascaris, allenato da Antonio De Simone ha pareggiato per 1-1 contro la Pro Eureka. Con il pareggio della giornata precedente, contro il Chisola (2-2), si attesta a 2 punti nel girone X.
Il Chieri ha invece vinto di misura per 1-0 contro il Chisola. Per il Girone Y i giochi sono ancora aperti e bisognerà attendere la giornata di giovedì 13 Settembre per sapere chi passerà il girone.
Questone leggermente diversa nel girone X. Grazie alla vittoria per 1-0 dell'Alpignano contro il Borgaro, la formazione allenata dal tecnico Baschirotto ha ottenuto il passaggio del turno con una giornata di anticipo.
Queste le dichiarazioni del tecnico Giovanni Baschirotto:
Abbiamo sbagliato un rigore nel primo tempo. Tanto equilibrio, ormai ci conosciamo. La nostra forza è il gruppo, dagli esterni al centro campo e Carella non perdona mai sotto porta. La squadra avversaria è stata molto intensa sul pressing e sul portatore di palla. Siamo già qualificati mentre gli altri devono ancora conquistarsi il passaggio del turno.
Nella giornata di Giovedì si sfideranno:
Borgaro - Venaria alle 18:30
Alpignano - Lucento alle 19:20
Chieri - Lascaris alle 18:30
Chisola - Pro Eureka alle 18:30
Nel campo base dell'Atletico Torino la Pro Eureka ha battuto per 1-0 il Chieri ottendendo il matematico passaggio al prossimo turno con due vittorie a punteggio pieno.
Mentre il Lascaris, allenato dal duo Fabio Rizzato e Samuele Oralando, ha battuto il Mirafiori per 6-0.
Queste le dichiarazioni del tecnico Rizzato:
Siamo riusciti a concretizzare le buone giocate. Ci giochiamo il passaggio con il Chieri anche con un pareggio passiamo noi in base alla differenza reti. Sono andati in rete Orlando, due volte Caputi, Cirri, Cattalano e Mana. Il primo tempo è finito 4-0. La testa è stato il nostro punto di forza.
Pareggio tra Lucento e Chisola per 1-1 mentre il Venaria ha battuto per 2-1 la Cbs.
Nella giornata di Giovedì si sfideranno:
Lascaris - Chieri alle 18:30
Mirafiori - Pro Eureka alle 19:20
Lucento - Venaria alle 18:30
Chisola - Cbs alle 19:20
Riccardo Bianco