Sono quindici anni che Alberto Lampo allena in svariati settori giovanili ma la Pro Vercelli era sicuramente più una vocazione che una professione; una carriera calcistica breve sfociata nel mondo dell’allenamento con un occhio al passato ma senza distogliere l’attenzione dalle innovazioni che il calcio presenta di continuo. Ecco le sue parole.
Mister, come analizza il campionato dei suoi ragazzi sino a questo momento?
Il campionato si sta rivelando molto soddisfacente, sono ragazzi giovani che stanno trovando continuità nel loro processo di crescita, il nostro obiettivo e la nostra speranza sono quelli di vedere crescerli nelle file di questa società.
Ci racconti la sua carriera professionale
Sono ormai quindici anni che alleno, la mia carriera calcistica si è interrotta prematuramente a causa di una pubalgia, ho iniziato ad allenare a Lucento, poi sono passato al Torino e a più riprese alcune squadre del Settore giovanile della Pro Vercelli. Ora sono due anni che faccio parte della dirigenza della Prima squadra e nel mentre alleno i Giovanissimi.
Di tutti i suoi anni da allenatore qual è stato il suo più grande traguardo a livello professionale?
Indubbiamente è stato fondare la mia Scuola Calcio Individuale, la “Individual Football Coaching” dieci anni fa con Patrizio Sala. Fummo tra i primi a livello nazionale ad avviare questo progetto.
Qual è la sua filosofia da allenatore?
Più che allenatore, mi piace definirmi come istruttore, quando sono così giovani secondo me è più importante lavorare sulla crescita individuale prima della persona e poi su quella tecnico-tattica, tutto parte dalla formazione dei singoli; in campo mi piace un calcio grintoso e piacevole agli occhi, di sicuro meglio del gioco di rimessa.
C’è qualche personalità all’interno del mondo del calcio che ha influenzato o influenza tuttora il suo modo di allenare?
Ho tante ispirazioni in generale, a oggi ci sono tanti strumenti come, soprattutto, i video che aiutano ad analizzare il calcio da tutti i suoi punti di vista, ma la cosa che più mi ha ispirato è la scuola olandese di fine anni ’80 che poi ha contagiato anche il resto d’Europa. Tutto parte dal metodo di Wiel Coerver, purtroppo mancato nel 2010, e questo metodo consisteva nell’analizzare video sezionati dei movimenti 1 vs 1 dei grandi giocatori per insegnarli a qualsiasi giocatore indipendentemente dalle sue caratteristiche. Ed è uno dei motivi per cui ho fondato la scuola.
Ha qualche chiodo fisso nel suo modo di preparare una partita, come può essere un modulo particolarmente prediletto o altro?
No direi di no, certo, coi giovani si predilige la difesa a quattro ma ad esempio la Virtus Entella con noi ha giocato con la difesa a cinque; di mio non ho un modulo fisso, ma la difesa a quattro è un punto cardine perché credo che la linea a quattro sia la base per poter insegnare anche gli altri tipi di difesa.
Un’ultima domanda, lei è un allenatore scaramantico?
Assolutamente no.