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Sabato, 10 Gennaio 2015 11:57

Alberto Chiantaretto: "Duguet il giocatore più forte che ho allenato"

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INTERVISTA - L'allenatore degli Allievi del La Chivasso: "I gironi di qualificazione, oltre ai criteri territoriali, dovrebbero tener conto di chi ha fatto i regionali l'anno prima. Adesso ce la giocheremo fino in fondo nei provinciali".

Alberto Chiantaretto, allenatore degli Allievi del La Chivasso, a punteggio pieno nel girone provinciale di Ivrea. Partiamo da una valutazione di questa stagione: gli obiettivi erano regionali.
“Sì, gli obiettivi erano diversi, ma siamo finiti nel girone di qualificazione con corazzate come Settimo e Volpiano, difficile riuscire a spuntarla. Ci sarebbero tante cose da dire... Certe partite sembrano predestinate, contro il Volpiano abbiamo preso tre pali e una traversa, loro hanno fatto due gol in fuorigioco, ma il problema è la composizione dei gironi,basta guardare le squadre che sono rimaste fuori...”

Tu cosa faresti?
“Nel girone di Aosta, c'era solo lo Charvensod che faceva i regionali l'anno scorso, che se la giocava anche con squadre come il Montanaro, che è a pochi chilometri da noi. Volpiano e Settimo, che sono vicini a Torino, sono state decentrate qui a Ivrea. L'anno scorso noi, come Chivasso, eravamo nel girone di qualificazione di Vercelli, e abbiamo fatto quasi 800 chilometri. Quest'anno, nel girone di Vercelli, non c'era una squadra che ha fatto regionali anno scorso. Tutti esempi per dire che il criterio territoriale con cui vengono composti i gironi è discutibile, infatti noi ogni anno ci troviamo in girone diverso. Va bene il territorio, ma bisognerebbe guardare anche che squadre hanno fatto regionali l'anno prima e dividerle tra i gironi”.

A questo punto, dove volete arrivare?
“Vogliamo arrivare più in là possibile. Questo girone faremo di tutto per tutto per vincerlo, sono contento perché abbiamo tenuto tutti i giocatori nonostante gli assalti di altre società, sono i ragazzi stessi che hanno deciso di rimanere”.

Gli avversari che temi di più?
“Il SanMauro, che al Grande Slam ci ha battuto in due modi, nel risultato e nelle botte. Temo che lo scontro diretto sarà una partita nervosa. Poi Ardor San Francesco, che però fa risultati altalenanti”.

Voi finora avete più continuità.
“Sì, non abbiamo perso ancora un punto... Siamo ben attrezzati, soprattutto a centrocampo e in attacco, ma non dobbiamo adagiarci sui ritmi bassi di certe squadre. Con il Caselle, per esempio, siamo andati sotto due gol, poi ci siamo svegliati e abbiamo vinto 4-2. Il rischio è questo, adattarci al livello degli avversari”.

Credi nel titolo provinciale?
“Ci sono tante squadre forti, come il Lascaris, le cuneesi, ma bisogna capire bene i cambiamenti, non è facile tenere i giocatori migliori nei provinciali. Noi ci siamo riusciti, anche perché 5 ragazzi mi hanno seguito fin dal Real Canavese, quando siamo stati vicecampioni regionali. Non ci siamo indeboliti, ma non siamo riusciti a rinforzarci”.

Colpa della società, o nella vostra zona non è facile?
“La società ci ha provato, niente da dire, ma se le società non danno il nulla osta non c'è niente da fare, ma è comprendibile perché le società devono tutelarsi. Anche qualche ragazzo, soprattutto quest'estate, si è dimostrato una bufala, rimangiandosi la parola già data”.

Con che modulo giocate?
“Quest'anno nel Grande Slam abbiamo fatto esperimenti, ho provato il 4-3-3, ma alla fine soffrivamo troppo a centrocampo, lo puoi fare se hai difesa all'altezza. Quindi siamo tornati al 3-5-2, così siamo ben coperti in zona centrale. In rosa ho 4 esterni con 8 polmoni a testa, così riesco a quadrarla”.

Tra i tuoi giocatori, chi può fare strada?
“Falbelli, il nostro bomber, ed El Kas sono già stati chiamati in rappresentativa regionale. Mascaro e Rasconà sono due centrocampisti di interdizioni tra i più forti anche in ambito regionale. Varacalli è un ottimo regista dietro le due punte. Loro sopra le righe, ma tutto il resto non è niente male...”

Raccontaci la tua carriera.
“Sono 16 anni che alleno i ragazzi. Ho iniziato nel Montanaro, ho fatto qualche esperienza in squadre professioniste (gli Esordienti con la Juve, ai tempi di Ferrara responsabile delle giovanili, e alcuni stage con il Milan, ndr), poi mi sono consolidato come allenatore nei quattro anni al Real Canavese. Con i '98 nei Giovanissimi fascia B siamo stati vicecampioni regionali, la J Stars ci rubò il titolo con un gol-non gol come quello della Roma domenica scorsa...”

Perché il passaggio a Chivasso?
“Non volevo la Juniores al Real Canavese, non mi interessava perché preferivo lavorare con i giovani, per questo c'è stato il divorzio, con dispiacere perché è una società con cui mi sono trovato molto bene. In tanto mi hanno proposto squadre del '98, ho scelto la società che mi sembrava con le idee migliori".

Contento della scelta?
“Sì, sicuramente. È il secondo anno che sono qui, a fine stagione ne riparleremo. L'anno scorso siamo andati bene nei regionali, fino al girone d'andata eravamo primi in un girone con Settimo, Pro Settimo, Baveno, Biellese, squadre toste, nel ritorno invece i troppi infortuni in difesa ci hanno penalizzato. Quest'anno ce la giocheremo fino in fondo nei provinciali”.

I colleghi allenatori che stimi di più?
“L'allenatore dei '98 del Lucento, mi sta sul cuore ma devo ammettere che è bravo...”

Raffaele Senatore?
“Sì, lui. Un altro veramente bravo è Andrea Mercuri del Chisola, preparato e serio”.

Il giocatore più forte della categoria Allievi?
“L'attaccante dell'Alpignano D'Agostino, è incredibile che non sia nei professionisti, fa cento gol all'anno... Se ha due palle buone, almeno una la mette dentro. Poi ho un debole per Duguet, lo allenavo due anni fa al Real Canavese, adesso è al Toro anche se è uno juventino sfegatato come me... Ancora adesso vado a vederlo giocare, è un piacere”.

Duguet è il giocatore più forte che hai allenato?
“In quel ruolo sì, grande attaccante e giocatore vero. Anche Crocco era un bel giocatore, ma si è perso per strada, preferisce le feste agli allenamenti... Aveva le doti ma non era giocatore, la differenza la fa la testa, al di là delle doti. Anche tra i professionisti, vedi Balotelli, Osvaldo...”

Quali sono allora le cose più importanti che cerchi di trasmettere ai tuoi ragazzi?
“Gli Allievi sono già formati, più che sulla tecnica lavoriamo molto su tattica. Poi cerco di mettergli in testa che sono un gruppo. Nel 3-5-2 se hai possesso palla, dietro rimangono due difensori, tutto il gruppo deve essere pronto a pressare alto e a sacrificarsi. L'aspetto su cui batto di più è essere squadra, fuori dal campo ognuno ha sue amicizie, ma dentro al campo tutti devono pensarla allo stesso modo, solo così i risultati arrivano”.

Letto 5718 volte Ultima modifica il Domenica, 08 Febbraio 2015 15:36

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