Mercoledì, 27 Novembre 2024

Viaggio nel mondo Vanchiglia. Dai metodi di allenamento alla mentalità nella scuola calcio

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REPORTAGE - Iniziamo questa nuova serie di editoriali incentrati sul mondo della Scuola Calcio andando a visitare il Vanchiglia, la più antica società dilettantistica di Torino. Alla scoperta dei loro metodi di lavoro
 


103 anni sono un'età importante per una società sportiva. Il Vanchiglia ha fatto tesoro della sua esperienza, costruendo un mondo di professionalità e accoglienza da fare invidia a tanti. Più di 200 ragazzi da seguire richiedono impegno, dedizione e un livello di attenzione elevato; guidati da Marco Spadafora, responsabile del settore, abbiamo fatto un giro per i campi durante gli allenamenti. Un giovedì di grande intensità, con i gruppi dal 2007 al 2010 ad allenarsi sui campi di via Regazzoni. Una massa granata ordinata e bella da vedere, un colpo d'occhio importante a cui al Vanchiglia tengono molto e a ragione. Come ci spiega il responsabile, essere molto attenti a che tutti partecipino con la tuta o il k-way di squadra, è un primo passo importante per creare fin da bambino il senso di appartenenza e dare ai piccoli l'idea che all'interno della squadra sono tutti uguali. Con un livello di inflessibilità che cresce man mano con l'età, di modo che arrivati al passaggio da esordienti a giovanissimi fascia B i ragazzi abbiano raggiunto un grado di consapevolezza e responsabilità importante. Il lavoro psicologico è un fattore su cui si punta molto al Vanchiglia, l'esperienza sportiva nel senso stretto del termine va di pari passo con la formazione umana del giovane. Si parte dal coinvolgimento  diretto dei genitori, con cui ci sono due incontri annuali e coi quali in presenza di problemi ci si rapporta immediatamente, mettendo sempre i ragazzi al centro di tutto. Con loro si interagisce tramite i dirigenti delle varie annate o, in ultima istanza, col responsabile di categoria, di modo che i tecnici possano essere liberi di concentrarsi esclusivamente sugli aspetti tecnici e atletici. Creare poi il senso di identità è importante perché cementa il desiderio di continuare a giocare ed allenarsi, anche all'interno di quei gruppi che magari non ottengono grandi risultati sportivi, con la società che spinge per avere un approccio più ludico che competitivo, evitando di creare false aspettative nella mente dei giocatori e dei mister stessi. La qualità di questi ultimi è certificata, essendo tutti dotati di patentino, ed è importante il fatto che già dal periodo marzo/maggio i quadri tecnici siano completati, potendo così concertare per tempo gli aspetti sui quali lavorare. L'organizzazione lavorativa è incentrata su programmi trimestrali, che sono parte di un percorso stabilito ad inizio anno e che lascia ai mister la libertà di scelta su come raggiungere gli obbiettivi. Ognuno può stabilire i metodi che preferisce, ma i capisaldi su cui si lavora sono principalmente coordinazione motoria e controllo palla, fino ad arrivare ad una infarinatura di tattica  (diagonali, fuorigioco...) durante i due anni di esordienti. L'importante è che col salto di categoria, i ragazzi abbiano le basi tecniche per affrontare la nuova esperienza del calcio giovanile a 11.

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