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Lunedì, 30 Maggio 2016 18:04

Silenzio bambini, parla il mister

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Scuola calcio ed educazione, due argomenti strettamente legati tra loro e che coinvolgono tante figure contemporaneamente: genitori, arbitri, società, allenatori, e perchè no, anche giornalisti. Dopo aver analizzato il punto di vista dell'arbitro oggi vediamo quello del mister. Ne parliamo con Sandro Dall'Agnol, ex giocatore dilettante che da qualche anno ha intrapreso la carriera di tecnico dopo aver conseguito il patentino Uefa B: «La gioia genuina di un bambino che rincorre il pallone è quanto di più emozionante e arricchente possa esistere per un allenatore. Spesso, però, è una gioia che rischia di disperdersi. E non per colpa dei bambini...»
 
Secondo lei, l'esaltazione durante le partite di quei genitori che mettono il risultato al primo posto compromettono la passione del figlio per lo sport?
Certamente, i bambini devono essere lasciati liberi di esprimersi secondo la loro sensibilità, sempre nel contesto delle regole di squadra e di gruppo. E il risultato non dovrebbe mai essere considerato un obiettivo da raggiungere.
 

 
Dunque il calcio può essere anche visto dai bimbi come fonte di stress invece che come divertimento? 
Non dovrebbe mai succedere, ma purtroppo spesso ci rendiamo conto che è così. Le pressioni dei genitori, ma spesso anche degli allenatori, sono quanto di più deleterio ci possa essere per la psiche dei giovani calciatori.
 
A livello educativo, quei genitori invece che trattano il calcio come un premio e quindi per un brutto voto non li mandano alla partita fanno male?
A mio giudizio sì. Lo sport dovrebbe essere una parte importante della vita di ogni bambino, a prescindere dal rendimento scolastico. Credo esistano metodi diversi per educare i figli e per fornir loro regole e priorità: non credo che privarli dell'attività sportiva sia una soluzione.
 
Quali sono le caratteristiche primarie di un allenatore della Scuola calcio?
In tre parole: passione, competenza, buon senso.
 
Maria Rosa Cagnasso

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