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Mercoledì, 29 Novembre 2017 16:31

Allievi fascia B Torino - Diego Di Nunno: “Vi racconto il mio Pino, una realtà ormai affermata e in costante crescita”

Scritto da Luca Signorelli

INTERVISTA – Ecco le parole del giovane allenatore degli classe 2002 collinari: “La società ormai è una splendida realtà e i miei ragazzi sono un gruppo eccezionale con cui lavorare, sono sicuro che sapremo toglierci grandi soddisfazioni”

 

Il Pino Calcio è una società che quest’anno si è affermata nel panorama calcistico piemontese come mai prima d’ora portando ben due categorie al campionato regionale; i ragazzi di Di Nunno hanno fallito la qualificazione e sono stati costretti a partecipare al campionato provinciale, ma dopo sette partite ben giocate appaiono concentrati e determinati a proseguire il loro processo di crescita e a raggiungere gli obiettivi che si erano prefissati.

Allora Mister un bilancio di questi primi tre mesi di stagione?

"Complessivamente abbiamo fatto molto bene fino ad ora, quindi il bilancio è buono. Siamo stati sorteggiati in un girone difficile con squadre forti e competitive e fino ad ora abbiamo avuto qualche squalifica e qualche infortunio di troppo, però il gruppo ha continuato a crescere e tuttora abbiamo ampi margini di miglioramento. Tuttavia abbiamo qualche problema sul piano della continuità e ciò ci ha impedito di esprimerci al massimo, ma con il lavoro sono sicuro che miglioreremo anche sotto questo aspetto. Insomma, se devo dare un giudizio, non posso che andare oltre il buono".

Ora siete una realtà e non potete più nascondervi. Vincere il campionato provinciale è un vostro obiettivo?

"Diciamo che io e il mio gruppo viviamo giorno per giorno senza guardare alla classifica perché quello che conta realmente è la crescita collettiva, anche se è lecito ambire alle posizioni di vertice; adesso siamo circa a metà classifica e dobbiamo rimontare i punti di svantaggio che ci separano dalle prime e per riuscirci non dobbiamo porci obiettivi, ma dobbiamo lavorare quotidianamente sul campo senza l’ossessione del risultato: solo così possiamo realizzare il nostro sogno. A fine anno tireremo le somme. Da allenatore però mi aspetto anche una crescita sul piano tecnico-tattico, umano e di rispetto delle regole da parte di ogni ragazzo, perché sono sicuro che se si lavora così i risultati arrivano da soli".

Il Pino Calcio è una società giovane e in costante crescita, cosa vede nel futuro suo e della società?

"La società sta crescendo moltissimo anno dopo anno e le due squadre al campionato regionale sono una prova; questo è indubbiamente frutto di un’ottima società che sta ottenendo grandi risultati con sacrificio e impegno massimi e con investimenti importanti nel settore giovanile. Secondo me a livello societario stiamo realizzando un lavoro fantastico non solo grazie ai risultati, ma soprattutto attraverso la crescita costante a livello tecnico e umano di ogni ragazzo, perché assicuro che club che insegnano a giocare a calcio in questo momento sono veramente pochi, e noi per fortuna siamo tra questi".

Se dovesse trovare dei punti deboli alla sua squadra, quali sarebbero e come li migliorerebbe?

"Il nostro punto debole è la continuità e per raggiungerla occorre sia il lavoro sul campo e il sudore quotidiano sia saper trovare le giuste motivazioni che trasmettano una mentalità vincente ai ragazzi. Secondo me, si può comunque migliorare su tutto perché siamo tutt’altro che perfetti anche in altri aspetti (per esempio, il gioco e la fase difensiva), bisogna porsi ogni giorno un limite o una difficoltà da superare ed è da questo che si valuta la bravura e la capacità di un allenatore".

C’è un ragazzo in particolare che l’ha stupita per le sue qualità e per la sua crescita?

"Ogni ragazzo presenta delle qualità e ha un proprio percorso di crescita che sta perseguendo e questo è un aspetto che indubbiamente mi dà grande soddisfazione perché indica che il mio lavoro sta dando i suoi frutti. Chiaramente c’è chi sta avendo una crescita più rapida e chi più lenta, ma a livello individuale tutti stanno migliorando tecnicamente, psicologicamente e moralmente e lo vedo sul campo. Scelgo di non menzionare nessuno in particolare perché il gruppo viene prima del singolo".

 

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