“Siamo molto contenti, è mancata la ciliegina sulla torta ma avremmo messo la firma su risultati così importanti”, parola di Massimo Varini, direttore sportivo della Pro Vercelli. Maggioni-Righi per Allievi, Memorial Stefano Gusella per Giovanissimi: se la Juventus è la delusione dei tornei di Pasqua giocati nel torinese (ma i bianconeri si sono rifatti alla grande con la Viareggio Cup), il Torino si è confermato su ottimi livelli con due medaglie di bronzo, ma la lieta novella è sicuramente la Pro Vercelli. A Borgaro gli Allievi di Vito Grieco hanno perso solo in finale contro l’incontenibile Dynamo Mosca, mentre i Giovanissimi di Alberto Lampo si sono piazzati quarti al Gusella, sconfitti nella finalina proprio dal Torino.
“I tornei vivono sempre dinamiche particolari, ma vuol dire abbiamo squadre competitive” esordisce Massimo Varini, intercettato a Borgaro. Ne abbiamo approfittato per fare un punto della situazione sullo stato di salute del Settore giovanile della Pro Vercelli, da poco affidato a Massimiliano Scaglia.
“Scaglia - risponde Varini - si è calato nella parte con una naturalezza davvero sorprendente. Era già tutto programmato, quando abbiamo firmato l’ultimo contratto da giocatore eravamo d’accordo che avremmo proseguito con il ruolo di responsabile del Settore giovanile, perché Massimiliano preferisce un compito dirigenziale a quello di allenatore. Abbiamo semplicemente anticipato i tempi a gennaio. Certo si sta rendendo conto di quanto è faticoso il suo nuovo ruolo, rispetto a quello di calciatore, perché devi essere in pista tutto il giorno tutti i giorni…”
Ma cambierà qualcosa rispetto alla precedente gestione di Alberto Gusella, che comunque ha prodotto ottimi risultati?
“Continueremo sulla stessa lunghezza d’onda di questi anni, anche perché difficilmente possiamo fare scelte diverse. Valorizzare il territorio è possibile fino a un certo punto, perché non è pensabile costruire squadre all’altezza solo con i ragazzi di Vercelli. Per cui continueremo a lavorare con le migliori società dilettantistiche, e a cercare occasioni nelle società professionistiche di prima fascia, in Piemonte e anche in Lombardia. Solo così una società come la Pro Vercelli può costruire delle squadre competitive”.
Non solo buoni risultati, testimoniati anche dai tornei di Pasqua. Il fine ultimo del Settore giovanile dev’essere quello di produrre giocatori per la Prima squadra.
“Qualche giovane - continua Varini - riusciamo a lanciarlo in Prima squadra, o almeno ci proviamo. Purtroppo il salto dalle giovanili ai professionisti è difficilissimo, perché nei Settori giovanili i ragazzi vivono come in una campana di vetro e soffrono troppo il passaggio con i grandi. Non solo i nostri, ovviamente, ma anche quelli di società come la Juventus, che hanno una qualità pazzesca, faticano a trovare spazio anche in serie B o in Lega Pro”.
E allora, secondo Massimo Varini, quale può essere la soluzione?
“La soluzione potrebbero essere le squadre B, come avviene per esempio in Spagna. Così i ragazzi si confrontano subito con il mondo del calcio “vero” e hanno la possibilità di crescere e dimostrare quanto valgono. Non capisco perché in Italia ci sia così tanta resistenza a questo proposito, come se le squadre B andassero a togliere spazio alle altre società. Tutti gli anni si fa fatica a completare l’organico della Lega Pro, mica c’è la fila di chi rimane fuori…”
E non potrebbe essere la Pro Vercelli a stringere una sinergia di questo tipo, per esempio, con la Juventus?
“Collaborare sì, ma diventare una sorta di società satellite no, per svariati ordini di problemi. Il Real Madrid B, per esempio, un anno sta in serie B, quello dopo in serie C, poi magari ritorna in serie B, ma non se ne fa un problema. Se noi retrocediamo in Lega Pro, invece, è un disastro. Per questo non possiamo permetterci di rischiare troppo con i giovani, ma dobbiamo fare sempre delle scelte equilibrate. Inoltre, essendo due società diverse, non ci può essere uno scambio continuo di giocatori, invece se uno del Real Madrid B esplode, può passare subito in Prima squadra. Infine, mica è un obbligo avere la squadra B, solo le grandi società possono permetterselo. Prima o poi, con i nostri tempi, ci arriveremo anche in Italia… ma la Pro Vercelli deve continuare per la sua strada, con autonomia, indipendenza, prudenza e lo sguardo sempre rivolto al futuro”.