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Venerdì, 19 Febbraio 2016 12:49

Mauro Borghetti, l’uomo che si cela dietro i talenti del Novara

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L’INTERVISTA – Ex calciatore di Lecco, Varese e Monza, il responsabile del Settore giovanile degli Azzurri parla del suo lavoro e del suo punto di vista sui Settori giovanili

 

Sono sette anni che Mauro Borghetti lavora come responsabile del Settore giovanile ma ormai Novara è diventata la sua casa professionale. Insieme a lui il Novara dei giovani è cresciuto esponenzialmente fino a portare due categorie, la Berretti e gli Allievi Lega Pro al titolo nazionale lo scorso anno. Qui di seguito il suo pensiero sul campionato attuale e sui Settori giovanili in generale.

Signor Borghetti, arrivate da una stagione esaltante, come giudica quella corrente?
Indubbiamente è un’annata diversa, lo scorso anno abbiamo avuto bravura e fortuna, pensavamo che il periodo di depressione dovuto alla retrocessione della Prima squadra, potesse danneggiarci e invece ci siamo giocati bene le nostre carte e abbiamo disputato una stagione splendida: due titoli nazionali e finale per il titolo degli Under 15. Quest’anno affrontiamo società di massimo livello contro squadre di testa; anche se si perde 2-1 con la Juventus quello che più ci interessa è che la prestazione sia importante. A livello di titoli le aspettative sono inferiori quest’anno, ma continuiamo il processo di crescita del nostro Settore giovanile.

Ha parlato nello specifico del vostro settore, cosa pensa in generale dei Settori giovanili in Piemonte?
Il Piemonte come regione è un po’avara di società professionistiche. Toro e Juve la fanno da padrone nello specifico, poi ci sono Novara e Pro Vercelli che, in quanto squadre militanti in serie B , hanno un Settore giovanile con qualche pressione addosso perché vengono chiamate ad una stagione di rilievo. Poi c’è l’Alessandria che sta disputando una grande stagione anche a livello di Prima squadra e ha lavorato molto bene sul suo Settore giovanile. Infine c’è il Cuneo che sta emergendo adesso come società, si sta adattando e bisogna dargli il tempo. In Lombardia rispetto a noi c’è più competizione, i livelli sono alti non solo a Milano ma ultimamente anche nel bergamasco stanno emergendo ottime società. In Piemonte si lavora molto bene sulle Giovanili delle squadre di Torino, ma appena esci dal capoluogo ci si perde un po’.

Ci racconti la sua carriera, come è nata la passione per questo mestiere?
Ho fatto 14 anni di calcio tra i professionisti e sin da allora avevo facilità nell’instaurare buoni rapporti con i giocatori delle Giovanili o coi giovani in generale. Quando mi fecero questa proposta ancora facevo il calciatore, venni interpellato da Giaretta, mio ex compagno di squadra e attuale direttore sportivo dell’Udinese. A oggi non mi pento di questa scelta, rinunciare a giocare, che è il vero senso del calcio, per intraprendere questo campo. Ho iniziato alla Pro Sesto dove sono stato due anni per poi passare un anno e mezzo nella Folgore Verano, attuale Folgore Caratese, che allora era di proprietà di De Salvo, ora presidente della squadra per la quale lavoro come responsabile del Settore giovanile da cinque anni, il Novara. Tengo a sottolineare quanto il lavoro di responsabile del Settore giovanile sia un lavoro completamente differente dal direttore sportivo, nonostante lo scopo sia lo stesso. E’ un dato di fatto, ci sono problematiche completamente differenti e situazioni da tenere conto. Se un ds passasse a fare il Settore giovanile si troverebbe in un mondo molto diverso con situazioni da tener conto come ad esempio lo studio e gli orari scolastici dei calciatori. Stesso discorso per gli allenatori, insomma, chi comincia nel Settore giovanile come dirigente per puntare ad arrivare nelle Prime squadre personalmente mi lascia un po’ così.

In tutta la sua carriera c’è qualche allenatore, dirigente o presidente che le è rimasto più a cuore?
La squadra in cui ho militato per metà della mia carriera è il Varese ai tempi in cui giocava in C1, e lì ho avuto l’onore di avere a che fare con Mario Beretta, che poi è stato grande protagonista  in serie A, e con Giorgio Rosselli. Se devo fare due nomi faccio i loro, sono stati dei maestri. Da quando sono responsabile del Settore giovanile ho sempre avuto buoni rapporti con tutti.

Avete un metodo molto interessante per scoprire nuovi talenti, i campus.
Tutto fa volume, quando vedi ragazzi che si allenano puoi analizzare e determinare i valori, questo è l’intento dei nostri Campus estivi e dei Novarello Day. Abbiamo scout in giro ovunque per rintracciare giovani promesse, per gli Allievi in su gli scout cercano anche oltre l’Italia. Questi campus durano quattro settimane da metà giugno a metà luglio. E’ sicuramente un’ottima opportunità per scoprire anche talenti in fasce, come ad esempio Matteo Stoppa: lui è un classe 2000 e arrivò qui sei anni fa quando aveva 10 anni. Ora veste la maglia anche della Nazionale under 17. Tra tutti i Settori giovanili abbiamo portato anche più giocatori a partecipare agli stage della Nazionale e recentemente anche Ivan Kaseli, croato classe ‘99, a vestire la casacca della sua Nazionale nella sfida Croazia-Slovenia.

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