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Sabato, 18 Giugno 2016 14:05

Marcello Meloni è il personaggio dell’anno: “Il titolo regionale lo dedico a…”

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L’INTERVISTA – Il tecnico campione del Piemonte con gli Allievi ’99 della Cbs si è reso disponibile ad una chiacchierata a tutto tondo sulla stagione appena conclusa con i rossoneri, sull’opportunità ormai tramontata di approdare in Prima squadra e sul prossimo anno quando si siederà sulla panchina degli Allievi fascia B 2001

Ha riportato alla Cbs un titolo regionale di Settore giovanile che mancava da 13 anni. E’ stato forse il personaggio dell’anno per risultati ottenuti, personalità, carisma, educazione. Gli altri “compravano”, lui programmava e migliorava i propri giocatori. Il 14 maggio i suoi Allievi ’99 sono saliti sul tetto del Piemonte battendo 3-1 il Borgaro a coronamento di una stagione pressoché perfetta condita da 28 vittorie, 4 sconfitte e un pareggio, quest’ultimo ottenuto nella partita conclusiva in Sardegna contro il Latte Dolce. Personaggio mai banale, Marcello Meloni rivive con noi la stagione trionfale proiettandosi già verso il prossimo impegno sulla panchina degli Allievi fascia B 2001, ovviamente della Cbs.

Mister, partiamo dall’ultima partita della stagione. Lo 0-0 in Sardegna con il Latte Dolce ha messo a tacere le insinuazioni dell’allenatore dell’Enotria che temeva andaste là in vacanza.
“C’è sempre da insegnare qualcosa ai ragazzi. Poi magari non cambierà niente ma come messaggio da dare era giusto che dessimo il massimo. Le partite si possono sempre perdere, però quello che nessuno ti può restituire è la faccia, dovevamo farlo per noi stessi. E infatti i ragazzi hanno dato il 110 %, è stata una buona gara, abbiamo tenuto nella fase iniziale dove loro hanno provato ad attaccarci e poi abbiamo gestito bene il pallone.  A fine gara l’allenatore del latte Dolce ci ha fatto i complimenti e mi ha detto: “Tre gol non ve li avremmo fatti neanche in tre giorni”.

L’eliminazione dalla fase nazionale è stata anche e soprattutto figlia dei tanti, troppi giorni di inattività. Oltretutto nonostante voi aveste detto no allo spostamento della gara con l’Enotria, la Federazione vi ha comunque fatto giocare mercoledì 8 anziché domenica 5. Ci spieghi come è andata?
“Innanzitutto non può e non deve passare così tanto tempo tra una gara ufficiale e l’altra. Dalla finale regionale alla partita con l’Enotria sono passati 23 gironi, troppi. O hai modo di fare una preparazione apposita altrimenti non esiste, non c’è una logica. Quello che ci è mancato contro l’Enotria è la brillantezza, tant’è che contro il Latte Dolce avevamo già più gamba. Il rinvio della partita aumenta i rimpianti, ma quello che non capisco è perché abbiano dovuto organizzare il Torneo Delle Regioni in mezzo alla fase nazionale. Comunque già l’Enotria ci aveva chiesto lo spostamento da domenica a mercoledì, noi avevamo detto di no perché c’è un regolamento che dice che una partita può essere spostata solo se la propria rappresentativa raggiunge la finale del TDR. La Lombardia non è andata in finale, ma la gara è stata comunque posticipata, addirittura prima che si concludesse il girone eliminatorio”.

Una delle tue migliori caratteristiche, a mio parere, è la capacità di abbassare i toni in un ambiente dove le polemiche e la dietrologia la fanno sempre più da padrone.
“Credo che si perda di vista l’obiettivo principale, la crescita dei ragazzi. Credo che lamentarsi degli arbitri ci possa stare se proprio c’è un errore grossolano, ma non perché ci sia malafede. Tutto il resto è stupidaggine, questo è il Paese della dietrologia. Non si riesce a vedere oltre il proprio naso, bisogna avere una cultura per fare sport e purtroppo ne abbiamo poca. Faccio un esempio: nel gol annullato a Ramondo contro l’Enotria, per me il fallo non c’era ma nella tipologia dell’azione poteva sembrare che lui avesse spostato irregolarmente il difensore. L’anno scorso in un torneo sempre Ramondo era stato espulso dopo diverse proteste nei confronti dell’arbitro. Io come allenatore non devo però pensare che sia l’arbitro ad averlo preso di mira, devo invece pensare che sia il ragazzo a dover migliorare. E’ come quando il proprio figlio viene bocciato e si dà la colpa al professore cattivo”.

La vittoria del titolo regionale della Cbs ’99 è il frutto di un lavoro programmato nel corso del quadriennio. Niente mercato esasperato e ricerca del miglioramento dei giocatori che già si hanno in casa. Credi che questo successo possa smuovere qualcosa e cambiare il modo di ragionare di allenatori e direttori sportivi?
“Non cambierà niente. Per due settimane ci hanno fatto mille complimenti e poi tornano tutti quanti ai massacri delle chiamate. Società che promettono ai ragazzi di giocare tornei “fighi” nei quali non si vede mai calcio perché giochi tante partite in 3 giorni e dove vincono sempre le professioniste perché hanno due squadre da alternare. Alla fine cosa hai ottenuto? Che hai giocato contro la Fiorentina o la Sampdoria? E’ uno specchietto per le allodole in modo da attrarre i giocatori, e la gente purtroppo va dietro  a queste cose.  Vedo sempre allenatori che cambiano società e si portano dietro giocatori, alla Cbs invece cerchiamo di confermare sia allenatori che ragazzi. Non mi tolgo dalla testa l’idea che non basti mettere dei fenomeni in squadra per vincere. A fine stagione vincono le squadre che hanno voglia di mettere la gamba, che lavorano su concetti e non su decisioni individuali. Non bisogna essere amici per forza, quello che conta è il rispetto tra compagni e mandarsi ogni tanto a quel paese significa che ci tieni. I gruppi che si mandando aff… sono i più sani, se invece ti tieni dentro qualcosa non risolvi nulla”.

Non bisogna per forza essere amici, però la tua Cbs ’99 è composta soprattutto da amici. Tu hai sempre detto che quando passeranno gli anni, quello che rimarrà nella testa dei giocatori non saranno le vittorie sul campo ma tutto quello che c’è attorno.
“La vita va sempre avanti, l’obiettivo successivo è sempre più importante di quello appena raggiunto. Ecco perché la delusione della partita con l’Enotria è stata superiore rispetto alla gioia per aver vinto il titolo regionale. La vita ci dà questo insegnamento: se ti rilassi dopo aver ottenuto qualcosa invece di continuare a lottare e mordere, ti viene tolta l’opportunità di una gioia ulteriore. A prescindere dal risultato, quello che ci ricorderemo in futuro sarà la Cbs stracolma durante della gara con l’Enotria, il pre e post partita, l’atmosfera,  le battute, il viaggio in Sardegna. Queste sono le cose ci rimarranno, perché saranno ricordi indelebili. Tra vent’anni Ramondo e Incardona si sentiranno ancora, tutti quanti hanno stretto un bel rapporto, a 40 anni faranno una cena e ricorderanno la stagione che portò al titolo regionale 2016”.

Tra i candidati alla panchina della Cbs Prima squadra ad un certo punto sembravi il più vicino. Ci spieghi come è andata?
“C’era questa ipotesi di lavorare coi giovani in Prima squadra e non con giocatori già affermati. Io avevo dato la mia disponibilità, ma dopo diverse riunioni hanno deciso di fare altre scelte. Da un lato l’ho presa così e cosà perché credevo fosse più logico mettere qualcuno di noi in Prima squadra perché conosciamo i ragazzi, soprattutto sul piano caratteriale. Troppo spesso capita che in Juniores i ragazzi riportino il borsone in sede perché non hanno più voglia. Questo non deve accadere. I ragazzi a 17/18 anni hanno ancora bisogno di essere consigliati e bastonati, non sono ancora adulti. Non mi dà fastidio il fatto che non abbiano messo me in Prima squadra, ma che non ci sia un discorso di continuità. Però mi sono state spiegate le ragioni di questa decisione e le ho accettate. Se dietro una scelta c’è una motivazione logica, a me va bene tutto. Il nuovo mister della Prima squadra è una persona chiara che parla in modo chiaro, in Juniores c’è una nostra guardia come Filograno, gli ho già dato un po’ di suggerimenti su come sono fatti i ragazzi a livello caratteriale”.

E ora riparti con gli Allievi fascia B 2001. Hai già avuto modo di capire che tipo di squadra è?
“Non li conosco, mi sono affidato a Fava che mi ha spiegato che ne abbiamo persi due: Zambertone al Chisola e Mesiano al Collegno Paradiso. Quando viene a parlare la gente mi verrebbe di dire di no a tutti, perché ti dicono che hanno giocato di qua e di là e che li ha cercati quella o quell’altra squadra. Però io mi dico, se sei qui a parlare con me evidentemente hai interesse a venire da noi. A me non importa cosa sei stato ma cosa farai dopo. A tutti dico che non li chiamerò, ma non perché non mi interessano ma perché deve essere il giocatore a prendere la decisione da solo. In casa abbiamo giocatori validi, manca forse una prima punta e poi abbiamo pochi ricambi. E’ un buon gruppo sul quale si può lavorare bene. Quello che ho promesso loro è che non li paragonerò mai ai ’99. Sono un’altra storia, un altro mondo. La parola 99 non uscirà mai dalla mia bocca”.

La mia domanda finale è un filo banale, ma sono curioso e soprattutto non te l’ho ancora mai chiesto. A chi vuoi dedicare questa stagione meravigliosa conclusa col titolo regionale?
“Sulle spalle, da una parte ho l’angioletto e dall’altra il diavoletto. L’angelo dice che la dedica è per noi stessi, quindi giocatori, dirigenti, allenatori e ds, perché ci abbiamo sempre creduto. Il diavoletto invece dedica la vittoria a tutti quelli che dopo la sconfitta di settembre contro il SanMauro (1-3 alla seconda giornata della prima fase provinciale, ndr) avevano detto che non avremmo combinato niente di buono. Con tutto il cuore, la vittoria è per loro.  Questo ti fa capire quante persone parlino senza conoscere le cose. Io lo vedevo a occhio nudo che la squadra stava venendo fuori e già in estate avevo detto che era come se partissimo con 10 punti in più e che il treno non doveva fermarsi. C’era qualcosa che stava funzionando bene, poi chiaro, nel calcio ne vince solo una. Quello che mi ha reso orgoglioso dei miei giocatori è che hanno sempre meritato di vincere, anche nelle partite più equilibrate decise magari da un episodio. Ma l’episodio bisogna essere bravi a crearselo”.

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