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Giovedì, 03 Marzo 2016 16:00

Alfredo Trentalange, Luca Pairetto, Gianluca Manganiello e Fabio Comito, una mattina con gli studenti di Carignano

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Seminario al liceo scientifico sportivo “Norberto Bobbio” alla scoperta del mondo degli arbitri: chi c’è dietro la giacchetta nera, come si arriva fino in serie A, e la risposta alla domanda “perché a me mandano sempre arbitri scarsi?”

Parlare di arbitri, parlare con gli arbitri, fa sempre bene. Perché scopri il lato umano che si nasconde dietro la giacchetta nera (anche se ormai è quasi sempre di colori sgargianti) e capisci il percorso personale e professionale che c'è alla base di ogni fischio. È successo ieri mattina al liceo scientifico sportivo di Carignano, dove un centinaio di ragazzi - tanti tesserati di Chisola, Chieri e altre società dilettantistiche - hanno incontrato Alfredo Trentalange, Luca Pairetto, Gianluca Manganiello e Fabio Comito, tra il meglio del mondo arbitrale prodotto dal Piemonte, in un seminario organizzato dal dirigente scolastico Franco Zanet e dal professor Giuseppe Milardi, che è anche responsabile della Scuola calcio della Cbs.
La solitudine dell'arbitro in mezzo al terreno di gioco, il campetto polveroso di periferia o lo stadio di serie A "in fondo è la stessa". Come si diventa arbitri, che percorso c'è per arrivare fino alla serie A, il rapporto tra talento ed educazione, fatica e concentrazione, tutte dinamiche che vive anche chi corre dietro al pallone. La "cultura" sportiva e l'abitudine tutta italica di parlare di arbitri - e giudicarli, e insultarli - dal fischio d'inizio al fischio finale, e anche oltre al bar sport. La convivenza con l'errore, inevitabile in qualsiasi mestiere, e il possibile supporto della tecnologia, almeno fino a dove può intervenire in maniera oggettiva. Tutto questo e tanto altro è stato discusso da Alfredo Trentalange, in carriera 197 partite in serie A più coppe europee e nazionali, oggi responsabile del Settore tecnico dell’Aia, nonché membro della Commissione arbitrale Fifa, ovvero l'organo che designerà gli arbitri per Brasile 2014; con lui Gianluca Manganiello di Pinerolo, arbitro che ha già esordito in serie A (Chievo-Inter, 18 maggio 2014) e il "figlio d'arte" Luca Pairetto di Nichelino, che nella massima serie ha esordito il 25 settembre 2013 con Livorno-Cagliari; e ancora Fabio Comito, ex assistente di serie A, attualmente osservatore CAI.
Tanti gli episodi divertenti, come la prima in serie A di Trentalange, un Napoli-Pisa in cui i calciatori partenopei lo sommergevano di proteste fino all'intervento di Maradona, cui bastò dire "lasciatelo stare, è mio amico" per rimettere gli animi in pace: il numero 10 più forte di sempre e il giovane arbitro, ovviamente, non si erano mai visti prima. O l'elenco di errori collezionati da Mangianiello nella sua peggior direzione di sempre: rigore fuori area, fuorigioco che non c'era, eccetera. Pairetto invece ha sostenuto domande come "domenica ho fatto un gran gol, ma l'arbitro me l'ha annullato per un fuorigioco che non c'era", oppure "perché ci mandano sempre arbitri scarsi?" Mettersi nei panni del 16enne alle prime esperienze buttato in mezzo alla fossa dei leoni, come ha ricordato Comito citando un episodio personale, è utile a capire tante cose; gli arbitri non nascono “imparati” ma hanno bisogno di un lungo percorso di crescita, esattamente come i calciatori. Centrale, per tutti, il ruolo degli educatori - o presunti tali - ovvero i genitori e gli allenatori: loro, che dovrebbero dare il buon esempio, sono spesso e volentieri i primi ad accendere gli animi e ad accanirsi contro il direttore di gara. Incontri come quello di ieri mattina dovrebbero essere rivolti anche ai “grandi”. Perché i loro ragazzi, dopo aver parlato con Trentalange e Co., si metteranno una mano sulla coscienza prima di sbraitare contro l'arbitro della prossima partita.

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