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Venerdì, 05 Dicembre 2014 19:37

Intervista - Davide Bellotto: "La J Stars non sparirà"

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Il nuovo direttore sportivo bianconero a 360 gradi: "Nuova gestione, più vicina alla casa madre della Juve, come una società satellite. Mi dispiace per chi lo sperava, ma andremo avanti anche con le giovanili". Sugli obiettivi: "Il titolo nazionale? Difficile, difficilissimo. Ma visto che ci siamo riusciti una volta, perché non sperarci?"

"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". La massima “gattopardesca” del Principe Tomasi di Lampedusa ha la maglia bianconera della J Stars. Nuovo direttore sportivo, nuovo direttore tecnico, nuovi allenatori, nuova “filosofia” societaria ma – almeno finora – stessi risultati. Quattro squadre su quattro nei regionali, un percorso quasi netto in queste prime giornate, anche se l'asticella piazzata al termine della scorsa stagione è davvero alta, perché vincere due titoli regionali e un titolo nazionale non capita tutti i giorni... “Difficile, difficilissimo. Ma visto che ci siamo riusciti una volta, perché non sperarci? Basterebbe arrivare alle finali, diciamo con i Giovanissimi, così mettiamo un po' di pressione a Cerutti, l'unico “vecchio” tra gli allenatori...” Risata, parole e musica di Davide Bellotto, fresco direttore sportivo della J Stars, sulla cui panchina ha vinto tanto, prima di passare un anno formativo in casa madre, alla Juventus.

Davide, partiamo da una valutazione di questo inizio di stagione, con uno staff tutto nuovo.
“Un inizio positivo, soprattutto considerando la struttura tutta nuova e tutta giovane, io sono il più vecchio e ho 35 anni (il nuovo corso, oltre a Bellotto, prevede Corrado Buonagrazia alla direzione tecnica e Francesco Lembi in segreteria, ndr). La novità è che siamo piu legati all'ambiente Juve, ci confrontiamo con Vinovo per i programmi tecnici, principalmente con Gigi Milani”.

Quindi metodologia di lavoro, preparazione fisica e tecnica, approccio psicologico con i ragazzi...
“Esatto, tutto con un'impronta ancora più professionale di prima, e tutto incentrato sui ragazzi. Non avendo una Prima squadra, noi lavoriamo per far crescere i ragazzi e, possibilmente, passarne qualcuno in casa madre. Oppure per farli giocare in altre società professionistiche o in serie D, dopo gli Allievi”

Un percorso di integrazione che, si dice, potrebbe portare all'assorbimento della J Stars nella Juventus. È vero che questo è l'ultimo anno di J Stars intesa come Settore giovanile?
“No, la J Stars continuerà ad esistere, sempre più all'interno della Juve ma come società a sé stante. Non conosco i dettagli della parte burocratica, ma diventeremo una sorta di società satellite, come ce ne sono tante in giro per l'Italia. Mi dispiace per i tanti che speravano nella nostra scomparsa, invece diventeremo ancora più solidi e forti, anche con le Giovanili”.

Qui ti stai togliendo qualche sassolino dalla scarpa.
“In giro si sentono e si dicono tante cose: dicono che spariamo, ci screditano, alcuni giocano su questi argomenti per i loro interessi, ai giocatori e alle famiglie abbiamo dovuto spiegare i progetti per il futuro, perché il futuro c'è ed è pure importante”.

Non dev'essere stato facile, per te, gestire la parte sportiva dopo Renato Carrain.
“Con lui ho lavorato tanti anni, benissimo, qui ha vinto una serie di titoli forse irripetibile. Ma hanno scelto di cambiare e hanno messo me, che arrivo dalla casa madre e conosco bene l'ambiente J Stars, visto che l'anno scorso allenavo gli Esordienti alla Juve e gestivo la Scuola calcio alla J Stars”.

Qualche rimpianto? Manca la panchina, soprattutto la panchina della Juve?
“Sì, sempre, ma mi hanno proposto un'avventura interessante e ho accettato. In futuro... chissà. Io mi sento allenatore, ma mi sto appassionando al ruolo di direttore sportivo, anche perché lo interpreto in maniera particolare: scendo spesso in campo con gli allenatori facendo loro da supporto, a volte alleno parte della squadra, aiuto con la metodologia e la programmazione delle sedute. Tutto questo di concerto con Buonagrazia: io a livello tecnico mi concentro sui Giovanissimi, lui più sugli Allievi”.

Parliamo degli allenatori: partendo dagli Allievi Ragagnin, Di Bartolo, Cerutti e Cornelj, quasi tutti nuovi.
“Solo Omar dà continuità. Non è stata una scelta nostra, perché quando hanno messo me alla direzione avevamo confermato Ricardo e Petrucci, sono loro che hanno deciso di intraprendere altre strade. Pensavamo di doverne inserire uno, visto il cambio di ruolo di Buonagrazia, e invece ne abbiamo inseriti tre, ma siamo contenti perché abbiamo trovato allenatori che ci possono dare ottime soddisfazioni”.

Tutti volti nuovi, o almeno non i nomi altisonanti che ci si poteva aspettare.
“Ragagnin era già seguito a livello Juve, ha allenato nelle Prime squadre ma voleva rimettersi in gioco con i giovani, per non avere la pressione del risultato immediato. Mi ha colpito molto questa sua voglia, questo suo entusiasmo. Si è messo in gioco negli Allievi '98, una categoria difficile perché tanti giocatori hanno seguito Max Ricardo, e sta dimostrando tutto il suo valore con il gioco espresso dalla squadra e anche con i risultati. Gli altri due allenatori dovevano già collaborare con noi, seppur in altre categorie. Cornelj è un uomo di esperienza, ma si è calato alla grande nell'ambiente J Stars. Di Bartolo è un allenatore nuovo, ha appena smesso di giocare, viene dalle parti di Buonagrazia, dal vercellese: è un ottimo allenatore, finora ha vinto tutte le partite...”

Vista questa mezza rivoluzione, è stato più difficile prendere i giocatori?
“Ero abituato a pensare alla mia squadra, costruirne quattro non è stato semplice, mi ha aiutato moltissimo Buonagrazia. La difficoltà maggiore comunque è stata causata dalle tempistiche, siamo partiti il primo luglio, senza avere modo di muoverci prima, perché ho saputo il giorno prima del mio nuovo incarico e il giorno dopo ho cominciato. Certo, la maglia bianconera ha il suo richiamo, ma siamo stati bravi, possiamo dirlo?”

E ci mancherebbe... La maglia bianconera ha il suo richiamo, ma è difficile entrare nella Juve nel Settore giovanile. Avete dei rapporti privilegiati con altre società per piazzarli dopo gli Allievi?
“Per esempio abbiamo un'ottima collaborazione con l'Ivrea, un nostro ragazzo è in Prima squadra, altri in Juniores. Tanti altri sono nel Bra. Poi ci sono le nostre Accademy di Eccellenza, come il Fossano. Insomma, cerchiamo di aprire di fronte ai nostri giocatori un ventaglio di opportunità consone con le loro reali possibilità, perché una volta usciti dagli Allievi c'è chi è pronto per una serie D, chi per un'Eccellenza, chi per una Juniores nazionale. Non una squadra sola, ma varie possibilità a livelli diversi”.

Ultima domanda, doverosa. Obiettivi?
“Fare bene, il meglio possibile, portare giocatori nei professionisti. E cercare il risultato, ma attraverso il gioco e il rispetto dei valori sportivi”.

Molto diplomatico, con un titolo nazionale sul groppone...
“Difficile, difficilissimo. Ma visto che ci siamo riusciti una volta, perché non sperarci?”  

Ultima modifica il Venerdì, 05 Dicembre 2014 20:09

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