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Sabato, 06 Febbraio 2016 00:00

Il concetto di 'gruppo' nasce già nella Scuola calcio

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La squadra, il gruppo: nel calcio è fondamentale la collaborazione con i compagni, non soltanto per poter lavorare in un ambiente sereno (quello fa bene sempre) ma anche per poter giocare bene. Un'azione è solo in rari casi frutto del guizzo di uno solo, per lo più è il risultato della costante fiducia e collaborazione tra i vari reparti. Anche in Serie A si vede subito quando non c'è fiducia tra le parti, quando una difesa trema di fronte all'intervento del proprio portiere, magari non in forma smagliante, o quando la punta cerca di fare da sola per non scaricare la palla a quello che considerano meno bravo, anche solo di loro, o per manie di protagonismo. Se ci si aggiunge che nella Scuola calcio si comincia a prendere per la prima volta, o quasi, contatto con il concetto di gruppo, al di fuori della propria classe, si capisce che questo momento della vita di un piccolo giocatore è molto importante.

 

Ma com'è il 'clima da spogliatoio' nel quale crescono i ragazzi? Credo che in questo ambito sia fondamentale l'apporto che gli adulti danno, educandoli dentro e fuori dal campo. Come in tutte le cose esistono una manciata di ragazzi che sembrano naturalmente dotati, mentre altri per approcciarsi al calcio hanno bisogno di più sostegno e allenamento. Innanzi tutto non è affatto detto che chi da piccolo sembra un Messi in miniatura riesca a mantenere questa costanza anche da grande, la maggior parte non arriva a fare il calciatore. E non è neanche detto che il fatto di avere tempi di apprendimento diversi o bisogno di più tempo e preparazione per giocare al meglio delle proprio possibilità sia da considerare un difetto. Imparare a impegnarsi e lavorare per raggiungere un traguardo che si considera personalmente soddisfacente è utile nella vita in ogni ambito. L'importante è che per i piccoli calciatori questo concetto sia molto importante, che non si facciano giocare sempre gli stessi a scapito degli altri, che altrimenti nel gruppo si sentiranno sempre indietro. Allo stesso tempo valorizzare i talenti senza che questi ricevano le antipatie di chi gioca con loro.

 

E' un equilibrio molto delicato quello che sta dietro alla formazione di un ragazzo in ogni settore della sua vita, quindi anche nel calcio. La cosa positiva è che comunque poi crescendo molte insicurezze si superano, però è sempre meglio cercare di intervenire piuttosto che rischiare che qualcuno possa starci male. Se i ragazzi in campo si comportano come individui singoli, oltre a trovare difficilmente la via della vittoria, faranno il possibile per trovare responsabili e capri espiatori, dividendosi sempre di più, se invece imparano a vincere, perdere e giocare come un'unica squadra sicuramente potranno anche godersi molto di più la compagnia degli altri. Il divertimento è assicurato.

 

 

Maria Rosa Cagnasso

 

 

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