“I titoli regionali che ho vinto da direttore sportivo? Il primo con gli '89 di Costanza al Vanchiglia, dove abbiamo vinto anche il Superoscar. Poi a Orbassano, con gli '87 di Porrini, titoli Giovanissimi e Allievi. Ma la mia consacrazione è stata qui al Lucento, dove abbiamo vinto quasi tutto: due Superoscar, titoli regionali con i '96 di Enzo Grosso e i '98 di Raffaele Senatore, vicecampione nazionale Giovanissimi. I campionati non si contano, saranno più di cinquanta...”
Quando devi chiudere un bilancio, disegnare un ponte, tracciare la curvatura degli asteroidi, contano i numeri. I numeri contano in tutti gli ambiti "seri" della vita, il calcio non fa eccezione. E, nel modo del pallone, i numeri che contano più di tutti sono loro, i risultati: non le tattiche, non le statistiche, sempre e solo i risultati. Parola di Arturo Gallo, direttore sportivo del Lucento ormai da 9 stagioni: “In giro tanti parlano male del Lucento: tutte cavolate (la parola è un'altra, ndr), perché alla fine contano i risultati. Quello che fa il Lucento non lo fa nessuno: guarda i tornei, guarda le squadre della Scuola calcio, guarda i risultati del Settore giovanile, guarda i 10 anni di Eccellenza della Prima squadra. Siamo la società dilettantistica più professionistica del Piemonte, qui ci sono le persone giuste e l'impianto funziona fin dalle 9 del mattino, qui lavorano a tempo pieno 7/8 persone. Oggi vanno per la maggiore le due società di serie D, Chieri e Pro Settimo Eureka, ma con quei mezzi è facile, anch'io in passato ho lavorato dove c'erano i soldi. Noi otteniamo questi risultati senza budget importanti, ma con la professionalità”.
Arturo Gallo, da direttore sportivo, ha esperienza da vendere: primi passi al Vanchiglia, a partire dal '97; dal 2000 si è legato ad Adriano Delaurenti all'Ardor San Francesco prima, a Orbassano poi, con un intermezzo a Giaveno; dal 2006 è al Lucento.
Arturo, Lucento è casa tua.
“Sì, è casa mia, ho un rapporto fantastico con la famiglia Pesce, per il padre sono come un figlio, con Paolo siamo fratelli, mi sono stati sempre vicini anche nelle vicende personali, mai un problema con loro. Quando sono arrivato qui, erano tutti pronti a scommettere che sarei durato poco. E invece sono tanti anni...”
Troppi? Nel calcio non si deve cambiare per avere gli stimoli giusti?
“Il detto è questo, ma nel mio caso i fatti dicono il contrario. Anche quest'anno siamo lì a lottare con tutte le squadre. Non so come facciamo, quale sia il segreto, ma sta di fatto che è così, perché alla fine contano i risultati, non i pali, le traverse o il possesso palla. Nel calcio rimani amico se i risultati ci sono, se no è dura”.
Dicevi della professionalità del Lucento. Ma qual è la persona centrale, il cardine, quello che proprio non può mancare?
“Padre e figlio, Carlo e Paolo Pesce. Poi ci sono io e ci sono tanti altri, nel Lucento in questi anni sono entrate tante persone, perché dividendosi i compiti le cose funzionano meglio. È rientrato Gigliotti per le giovanili, c'è Commisso alla Scuola calcio, dove è arrivato anche Gerbaudo, ex Juve. Roberto Foscaro ha dato una ventata di professionalità nella conoscenza delle carte federali, nell'organizzazione e nei rapporti con le altre società, in segreteria Ada e Giovanna non hanno rivali. Niente è fatto a caso”.
Un pregio e un difetto di Carlo e Paolo Pesce. Senza peli sulla lingua, please.
“Come si fa a dire un difetto di Carlo Pesce? È da 50 anni nel calcio, il Lucento è la sua vita. Il tempo passa per tutti, ma non ha difetti. Pregi tanti, invece: l'onestà, la sincerità, l'altruismo, non l'ho mai visto litigare con qualcuno. Quanto a Paolo... non pensavo che ci fosse uno che mi poteva superare su certe cose, intendo come passionalità, umoralità, diciamo calore. Io nel tempo ho imparato a trattenermi, ad essere meno aggressivo, si vede che con gli anni diventi più saggio. Lui no, non molla mai, proprio mai: è il suo pregio e insieme il suo difetto. Non gli toccare il Lucento se no con lui hai chiuso”.
Quanto dici mi porta a una domanda “scomoda”. Chi parla male del Lucento non può farlo sugli aspetti tecnici, ma spesso viene criticato l'ambiente. Cosa dici a proposito?
“Un fondo di verità c'è, noi stiamo tutti dietro la rete, come succedeva una volta nei paesi, a urlare e incitare. Qualche volta abbiamo anche esagerato, ma gridiamo e incitiamo senza offendere nessuno, né gli avversari, né gli arbitri. Togliendo questa caratteristica al Lucento, ne risentirebbero anche i risultati. E invece da noi non si molla mai, ci pensa Paolo a tenerci svegli”.
Come nei paesi, dicevi. Una caratteristica sicuramente positiva del Lucento è di essere la squadra del quartiere: la tribuna è sempre piena, a differenza delle altre società di Torino.
“Proprio ieri sono andati a piedi da casa mia al Lucento: 15 minuti di percorso, ci ho messo più di un'ora, perché ben 7 persone anziane mi hanno riconosciuto e fermato, per chiedermi: la salviamo 'sta squadra? La gente del quartiere viene al campo a prendere il caffè, a giocare a carte, ci sono persone che vengono da 30 anni, mi racconta il presidente. Siamo una vera società di periferia, mi ricorda il Bacigalupo di corso Spezia di una volta, è vero che ormai dinamiche del genere si trovano solo nei paesi”.
Nell'elogio del Lucento che stai facendo, Arturo, non può mancare un accenno ai tornei.
“Il nostro fiore all'occhiello. Finalmente abbiamo vinto il Caduti di Superga. Quanto al Tappari, nessuno in Italia fa cose del genere, neve o non neve, pioggia o non pioggia. L'altra settimana ha nevicato, qui non si è neanche appoggiata che l'avevamo già tolta...”
Nota dolente, anche se esula un po' dagli argomenti di 11giovani.it, la Prima squadra...
“Vero, ma quello è discorso diverso, in cui le risorse economiche contano più delle competenze e delle capacità, invece indispensabili nelle giovanili. Stiamo facendo fatica, e devo ammettere che ci abbiamo anche messo del nostro. Qui se le cose non vanno si cambia, ci piacciono le scommesse, ma quest'anno abbiamo esagerato, siamo al quarto allenatore ed è ancora una situazione provvisoria, con Comisso affiancato da me, visto che io ho il patentino. Quest'anno la salvezza sarà un'impresa, ma non molliamo, non voglio neanche pensare a una retrocessione. Anche se i drammi, per una società, sono altri, sarebbe peggio non fare risultati nelle giovanili. L'Eccellenza è la ciliegina sulla torta, ma l'importante è la torta”.
Basta discorsi seri, ora ci si diverte. Parliamo dei tuoi colleghi direttori sportivi... I migliori e i peggiori.
“No, i peggiori non posso... dico solo che ce ne sono tanti perché c'è tanta improvvisazione”.
I migliori, allora.
“Il migliore per me è Renato Carrain, l'ha dimostrato anche l'anno scorso. Raffaele Balluardo è bravo, è uno giusto. Poi dico Gigi Calcia, anche se non è un classico direttore sportivo ma più un presidente, al Chisola ha sempre fatto tutto lui. Per il futuro, scommetto su Gigliotti”.
Passiamo agli allenatori: secondo te, chi sono i più bravi?
“Tra quelli di vecchia data, dico Ciccio Vogliotti, è sempre al passo con i tempi. Tra i nostri, Senatore è preparatissimo, Pierro un ragazzo emergente. In giro il solito Mercuri e Bellotto, il suo futuro sarà da allenatore. E Mario Goglia, un grande allenatore e un amico vero”.
L'allenatore, tra quelli che hai avuto, che più ti ha deluso.
“Non è difficile, Paolo Diliberto. Quest'anno lo abbiamo richiamato con grande entusiasmo per la Prima squadra, ma ha mandato il fratello. Per noi era il professore, ora è il bidello”.
I giocatore più forti che hai avuto.
“Ricordo i '90 dell'Orbassano, grandissima squadra, c'era il fratello di Giovinco, che gioca nel Pisa in Lega Pro, ce n'erano anche altri che però hanno smesso. Sempre a Orbassano, Chiazzolino era fortissimo. Se parliamo di adesso, nei nostri '98 c'è qualcuno che potrebbe fare strada, anche oltre la serie D: penso a Fiorenza, che ha doti non indifferenti, oppure ai difensori Cortellazzo e Radin. Poi abbiamo un 2000 molto forte: facile dire Taurisano, ma Sanità è un bel difensore, poi Romagnoli, Cannella, Gigliotti... tanti sono forti”.
Ultima cosa: puoi scegliere qualche giocatore dalle altre squadre, chi prendi?
“Dai, faccio un paio di nomi. Tra i '99 sceglierei Ricotti del Borgaro, nei 2000 l'attaccante del Lascaris, Aiassa, e magari qualcuno dalla J Stars. Ma qui al Lucento siamo a posto con quelli che abbiamo”.