INTERVISTA - L’allenatore della Pro Vercelli Berretti rivela i suoi obiettivi stagionali, le esperienze da giocatore ed i nove mesi in Cecenia.
Alessandro Di Bartolo, Mister della Berretti della Pro Vercelli ci racconta l’andamento attuale della sua squadra e del suo lato da giocatore. L’allenatore livornese parla dell’importanza dell’allenamento per il suo fisico (controllate Instagram per fugare ogni dubbio) e la sua squadra. Alessandro infine ci svela l’esito della sua esperienza russa al Terek Groznyj. Un uomo dalla parlantina sciolta ma allo stesso tempo sempre dentro le righe che trasmette, sotto traccia, l’esperienza di chi ha girato tanto e che di freddo ne ha preso in abbondanza.
In un campionato così competitivo la Pro Vercelli non ha mai pareggiato quest’anno, come mai?
Non è un caso se non abbiamo mai pareggiato, noi cerchiamo sempre di proporre il nostro gioco e le nostre idee senza fossilizzarci troppo sull'adattamento all’avversario. Forse questa componente ci ha fatto anche perdere delle partite dove eravamo in vantaggio e meritavamo certamente di più.
Com’è il gruppo di quest’anno e che obiettivi avete?
È un ottimo gruppo e l’obiettivo principale è quello di far crescere i ragazzi per renderli pronti per la prima squadra. Abbiamo iniziato con una rosa fin troppo ampia di 30 giocatori, era difficile lavorare e dare spazio a tutti. Ora abbiamo dato in prestito 5/6 giocatori in Serie D e qualcuno inizia a giocare, questo vuol dire che il lavoro è stato fatto bene. Adesso la coperta è quasi corta, punto tanto sui 2001 e anche qualche 2002.
Hai giocato in tante squadre, hai avuto esperienze o incontrato persone che ti hanno fatto pensare “Farò l’allenatore”?
Tante persone e luoghi mi hanno lasciato delle cose dentro, ho smesso nonostante avessi davanti ancora un paio d’anni però sapevo che sarei voluto rimanere vicino al campo. Ho fatto degli stage estivi al Milan aiutando Altafini e veramente mi piace sentire “L’odore dell’erba”, anche se ormai i campi sono quasi tutti in sintetico...
Da giocatore eri molto veloce, ora non mi sembri affatto lento... Quanta importanza ha l’esercizio fisico nella tua vita?
La parte atletica è sempre stata importante per me, da giocatore era una mia caratteristica quella della velocità e mi tenevo sempre al meglio. Questo messaggio cerco di passarlo anche ai ragazzi: vita sana, allenamento, riposo e alimentazione. Ora che ho smesso mi mantengo in forma per estetica ma soprattutto per la salute, se non faccio movimento dopo poco inizia a mancarmi.
Cosa ti ha lasciato l’esperienza in Cecenia al Terek Groznyj?
Sono partito un po’ spaventato con il pensiero che fosse un paese reduce dalla guerra, ma ci hanno accolto benissimo. Le strutture erano all’avanguardia anche perchè hanno ospitato gli allenamenti dell’Egitto ai mondiali. Lì vivevamo molto con la squadra, siamo cresciuti tutti e siamo arrivati con i 2002 alle finali contro il Krasnodar. Il campionato russo è molto fisico e le squadre non mollano mai, sul piano tecnico sono un po’ più indietro rispetto a noi. Un'esperienza davvero bella, sia dal punto di vista umano sia dal lato tecnico.
Come mai sei tornato in Italia così presto?
Il progetto era di tre anni ma siamo rimasti nove mesi. La lontananza dall’Italia e la mancanza della mia famiglia hanno giocato un ruolo importante. Poi il freddo...veramente eccessivo.
Poco prima di partire hai detto di voler imparare il russo, ce l’hai fatta?
(ndr ride) Non ce l’ho fatta purtroppo, forse in 3 anni ci sarei riuscito, ma non ne sono sicuro.